[Articolo di Tatjana La Paglia]
Una situazione – quella del Meridione e nello specifico della Basilicata – che sembra non poter mutare la propria sorte. Il divario tra Nord e Sud che non viene meno e, nonostante il passare degli anni, gli incentivi e i finanziamenti, aumenta sempre di più segnando la profonda differenza tra regione industrialmente produttive ed atre che non riescono a liberarsi dal sapore di terra. E’ questa la difficile condizione che ancora una volta il popolo lucano si trova ad affrontare.
Nel pomeriggio del 25 ottobre, dall’organizzazione aziendale della Fiat di Melfi, arriva l’ingiustificata, quanto ingiusta notizia. Il rapporto di lavoro iniziato nel settembre 2005, periodo in cui i lavoratori interinali sono stati assunti, si conclude il 30 ottobre, data in cui l’azienda Torinese ha apportato dei tagli alle proprie spese e a quelle di altre 318 famiglie. Un anno in cui i lavori dei futuri neodisoccupati ha contribuito notevolmente alla produzione della Grande Punto e che – come sottolineato dalla Fiom di Cgil di Basilicata – è risultato fondamentale per raggiungere e mantenere gli alti livelli produttivi ottenuti e, ancora oggi, necessari per i volumi giornalieri richiesti. Ma la produzione della grande Punto a Mirafiori, la mancanza di un altro modello per lo stabilimento di Melfi, il tacito silenzio sul futuro del polo automobilistico lucano dopo il 2008 e la proposta venuta dai manager del gruppo torinese, al tavolo di Confindustria, di prevedere l’avvio di corsi di formazione continua per il lavoratori messi fuori dai cancelli, fanno pensare ad una situazione ancora poco chiara e tutta da rivedere e per questo che AN – come annunciato dal consigliere e coordinatore regionale Digilio – proporrà l’istituzione di una commissione d’indagine del consiglio regionale, su come sono stati utilizzati gli ingenti fondi destinati alla formazione dell’intero settore dell’indotto Fiat e se, a monte di questa trattativa, si celi un’esigenza aziendale che destina buona parte della produzione ad altre sedi, estorcendola a quella di San Nicola di Melfi.
I dati parlano da soli, la Fiat dopo contributi, finanziamenti ed agevolazioni per lo stabilimento di Melfi, si appresta ad incassare circa 13 milioni di euro per realizzare nell’area San Nicola il distretto tecnologico. Per tanto, quegli stessi dirigenti della Fiat che hanno annunciato ricavi nel terzo trimestre dell’anno per un valore complessivo di 11,8 miliardi di euro, devono pure qualche spiegazione. Purtroppo per ora, tra tante questioni su cui è necessario far luce, una è fin troppo chiara ed evidente, il possibile aumento di quella fetta di paese che ogni giorno arranca verso un domani, per quanto possibile, ancora più incerto e precario.