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I Sindaci, il Decommissioning e le ambiguità sul deposito nazionale

[Movimento NoScorie Trisaia]

Adesso si sono resi conto che gli anni passano ma il pericolo nucleare resta. I Sindaci sono, infatti, i primi responsabili della salute dei cittadini sul territorio.L’obolo del decommissionig versato dagli italiani deve produrre i suoi effetti, anche se si attende da Sogin la sicurezza nucleare promessa nei vari tavoli della trasparenza purtroppo finiti nel nulla.Noscorie Trisaia,pur apprezzando l’iniziativa,però fa rilevare ai Sindaci quando propongono come soluzione il deposito unico nazionale delle scorie nucleari, che qualcuno ha forse trovato una comunità disposta ad ospitarlo?

Qualche regione si è candidata ad ospitare la discarica nucleare, magari dietro “compensazioni” di natura economica? Nell’attuale momento in cui la lobby nucleare propone il ritorno dell’atomo in Italia e l’Enel ha acquistato centrali nucleari in Slovacchia, vogliamo ricordare ai Sindaci che ospitano le centrali nucleari italiane dimesse che qualora si riuscisse a trovare un deposito nazionale, la lobby nucleare riattiverebbe le centrali dimesse ad iniziare da Latina, Caorso e Trino Vercellese. Preoccupano infatti gli investimenti dell’Enel all’estero e nell’acquisizione e il mantenimento delle centrali slovacche (ancora meno sicure dell’attuale tecnologia nucleare, che resta altresì pericolosa ed inquinante). In periodo di guerra globale in cui il nucleare è al servizio dei militari, i governi fanno presto ad inventare le emergenze nazionali legate ai conflitti ed al terrorismo, a proporre soluzioni imposte dall’alto, come già accaduto per Scanzano Jonico.Nel 2005 abbiamo inondato di e-mail la cittadina di Caorso avvisando tutti i cittadini che il riprocessamento all’estero del combustibile nucleare avrebbe aumentato i problemi legati al decommissioning. Allora molti politici di turno, sfruttando l’enfasi popolare, hanno spacciato come un successo il riprocessamento del combustibile nucleare all’estero. Si è voluto ignorare che i rifiuti nucleari sarebbero aumentati di venti volte in volume e pericolosità e che in ogni caso sarebbero ritornati in Italia.

In pratica i rifiuti aumentano mentre il combustibile riprocessato è rivenduto per fare utili. In questo contesto qualcuno ci deve dire perché si finanzia il nucleare italiano all’estero, quando gli italiani hanno affermato in un referendum nazionale il loro No al nucleare. Ora, gli unici rifiuti nucleari di cui l’Italia si può liberare spedendoli all’estero senza pagare nessuno (e senza alcun ritorno) sono proprio le barre d’Elk River che continuano ad essere tenute nel centro nucleare della Trisaia di Rotondella. I governi precedenti hanno ignorato questa gravissima vicenda. Il contratto di lavorazione ne prevedeva la restituzione al legittimo proprietario, gli Stati Uniti. In proposito avremmo voluto una posizione chiara da parte dei Sindaci del decommissioning, solidali con la Basilicata e con il comune di Rotondella che ospita il centro della Trisaia. L’ipotesi del deposito estero per i rifiuti di terza categoria (in considerazione delle minime quantità presenti in Italia) paventato dal Ministro dell’Ambiente è una soluzione perseguibile. Questa soluzione costerebbe molto meno della gestione di un deposito nazionale di terza categoria (non giustificabile, in un’Italia che è fuori dal nucleare). In considerazione del grave pericolo a cui sono esposti i cittadini chiediamo che siano messi in sicurezza i rifiuti nucleari, defininendo in modo definitivo il ruolo di chi deve eseguire la bonifica dei siti. E’ necessario garantire i piani d’emergenza ed i monitoraggi ambientali per la tutela delle popolazioni, in attesa di risoluzioni antinucleari consone alla volontà dei cittadini. Evitare di spendere altro denaro utile in un nucleare italiano all’estero. Il governo spenda in sicurezza e ricerca sulle fonti rinnovabili, chieste a gran voce dagli italiani che già pagano profumatamente la bolletta Elettrica.