Palazzo, Foggia Rosarno Pachino, solo alcune delle tappe dell’ ortofrutta meridionale dove da anni si consuma una pratica di supersfruttamento del lavoro, fatto in prevalenza dai migranti. Il Tema del rilancio dell’ ortofrutta non può essere scisso dalla qualità del lavoro: lotta al caporalato, emersione dal sommerso, diritti di cittadinanza . Questi i nodi che la politica deve affrontare per rilanciare l’ agricoltura meridionale e liberare gli uomini e le donne dalla schiavitù. Le questioni, ormai note che riguardano il caporalato e lo sfruttamento, denunciate dall’ inchiesta dell’ Espresso non sono un fatto limitato a Foggia, ma riguardano un intero sistema . Per questo abbiamo chiesto, io e l’onorevole Sperandio al Presidente della Camera di istituire una commissione di indagine conoscitiva, sulla raccolta dei prodotti ortofrutticoli nel mezzogiorno, al fine di fotografare questa drammatica realtà e costruire soluzioni politiche che incrementino i diritti e la qualità del lavoro. Da anni le istituzioni lucane affrontano la raccolta del pomodoro come se fosse una emergenza, e i migranti vengono trasferiti in contrada Piani dove puntualmente emergono difficoltà nell’ assicurare una permanenza dignitosa. Credo siano mature le condizioni perché il terreno di contrada Piani, peraltro un bene sottratto alla mafia , svolga la funzione di luogo di democrazia che accoglie e quindi in grado di offrire servizi sanitari e sociali ai lavoratori migranti stagionali. In questi anni è stato sperperato denaro pubblico per attrezzare qualche struttura fatiscente che va rifatta l’ anno successivo, invece è giunto il momento che i sindaci, la provincia, la regione, con l’aiuto delle associazione sindacali e sociali che operano in materia, ragionino di come attrezzare un accoglienza permanente ai lavoratori che sia uno dei primi passi contro pratiche illegali e di pessima qualità della vita e del lavoro. Essere una regione senza confini è un impegno per l’ affermazione dei diritti e per la costruzione di una struttura della legalità e della solidarietà che non può essere enunciata e non praticata.