E’ solo così che il sistema Italia potrà attraversare indenne l’attuale delicata fase di transizione e superare la concorrenza dei Paesi del Mediterraneo e di quelli emergenti che sta mettendo a dura prova le imprese. Lo sostiene l’assessore all’Agricoltura e Sviluppo rurale, Gaetano Fierro, che introdurrà i lavori di un convegno con il ministro dell’Agricoltura, Paolo De Castro e i presidenti nazionali delle associazioni di categoria – Cia, Coldiretti e Confagricoltura, organizzato nell’ambito della Festa nazionale dei Popolari-Udeur in corso di svolgimento a Telese. Un momento di confronto soprattutto circa le strategie da mettere in campo a favore dell’agroalimentare. Nel suo intervento Fierro ha analizzato gli elementi strutturali che indeboliscono le imprese agricole. “Sappiamo – afferma – che la qualità ha dei costi non comprimibili, mentre esistono costi di sistema che sono assolutamente aggredibili da una politica nazionale degna di tale nome”.
Primo fra tutti il costo del denaro, che nell’imminenza di Basilea 2 richiede politiche ad hoc, per facilitare l’accesso al credito delle aziende.
“Nel giro di otto mesi – spiega Fierro – il costo del denaro dell’Eurozona è salito dal 2 per cento al 3 per cento. Gli esperti prevedono a fine 2006 un ulteriore rincaro che porterebbe i tassi al 3,5 per cento, con un rialzo ulteriore nel 2007 quasi pari al 4 per cento”. Occorre, dunque “una politica nazionale del credito che sia capace di compensare i rapporti esistenti, tenendo conto delle aree forti e di quelle marginali. In questo contesto i giovani partono svantaggiati poiché il sistema bancario si basa sulle credenziali patrimoniali e non già sui progetti”.
Altro elemento di debolezza è rappresentato dal costo del fattore lavoro.
“Un’azienda italiana – precisa l’assessore – versa il 36 per cento di oneri contributivi per un operaio a tempo indeterminato”. Cifre che “pongono gli imprenditori italiani in netto svantaggio rispetto ai concorrenti di molti Paesi europei e del Mediterraneo, dove la voce lavoro grava in maniera meno incisiva”. Per Fierro, “è possibile ridurre i costi previdenziali senza intaccare i salari”, lavorando “alla revisione della previdenza agricola, alla riduzione dell’aliquota contributiva di almeno il 20 per cento, all’eliminazione del salario medio convenzionale, all’introduzione di incentivi all’occupazione attraverso l’incremento del numero delle giornate lavorative e la trasformazione del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato”.
Fierro: “Competitivita’ e commercializzazione gli strumenti per rilanciare l’agricoltura in Italia”
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