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Conferenza Provinciale dei Giovani Comunisti di Potenza

Il dibattito che ha preceduto l’elezione del coordinamento è stato interessante e articolato: essere giovani comuniste e comunisti oggi vuol dire lottare contro la precarietà e la guerra, riaffermare la centralità della Costituzione, lottare per i diritti, per una scuola laica e pubblica, per un’Università accessibile e di qualità, per la ricerca libera; vuol dire costruire un’alternativa.

Il modello neoliberista sta assediando i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori conquistati in anni di lotte dal movimento operaio. Aumento delle ore lavorative, contratti instabili, facilità nei licenziamenti, marginalità dell’azione sindacale, smantellamento della previdenza sociale, questo è il prezzo da pagare nel nome della competizione globale e della produttività.
Di riflesso la precarizzazione del lavoro genera precarizzazione della vita stessa, dei rapporti sociali, delle relazioni, assumendo caratteri non soltanto lavorativi ed economici ma esistenziali.
Noi siamo la prima generazione che vive la precarietà come condizione totalizzante, che investe ogni campo della nostra vita, dall’accesso ai saperi all’entrata nel mondo del lavoro, producendo costante incertezza ed impossibilità di progettare il proprio futuro.
La precarietà determina una condizione di alienazione dell’uomo da se stesso, dalla sua essenza.
Diventa necessario, quindi, costruire percorsi di lotta, essere parte attiva ed integrante nel movimento contro la precarietà che questo autunno si mobiliterà per il superamento di quelle che sono considerate le leggi che maggiormente favoriscono lo sviluppo della precarietà: la legge 30, la legge Moratti e la legge Bossi Fini.

Il 25 e il 26 giugno abbiamo detto no ad un pericolosissimo tentativo di riscrivere i principi basilari della nostra repubblica votando NO alla demolizione della Costituzione.
Abbiamo coniato un termine “Salviamo la Costituzione” salvarla da coloro che volevano attentarla, che non hanno mai riconosciuto come propri i valori della resistenza e dell’antifascismo. ma l’idea di modificare la nostra carta costituzionale ossessiona più o meno trasversalmente tutte le forze politiche. Nella fase della globalizzazione neoliberista dove organismi privi di legittimazione democratica detengono l’intero potere economico controllando la stragrande maggior parte delle risorse, nella fase della guerra preventiva e permanente, la Costituzione italiana si dimostra ancora attuale e viva.
Salviamo la Costituzione vuol dire, quindi, riappropriarsi dei principi sanciti nella costituzione, far si che possano diventare i pilastri nella costruzione di una nuova Italia, essere la guida della progettualità e dell’azione politica futura.

Nella società dominata dalla tecnica, stare in un rapporto della vita con la violenza rischia di portare alla comune distruzione. Dal fosforo bianco alla minaccia atomica il pericolo è più che mai concreto. La guerra permanente ha radicalizzato la frattura tra nord e sud del mondo, il terrorismo globale, figlio legittimo del neoliberismo ha ormai dichiarato guerra all’occidente. In una situazione così drammatica la nostra posizione è e rimane ferma: Pace e disarmo.
La Pace è una costruzione, un percorso in salita, fatto anche di scelte difficili. Il caso dell’Afghanistan ad esempio ci impone una seria riflessione. l’opinione pubblica non ha contestato allo stesso modo dell’Iraq la guerra in Afghanistan. Il movimento pacifista, in attesa di rimarcare la sua centralità, non ha mostrato la radicalità espressa negli anni scorsi, senza contare che nel governo di centro sinistra non sono pochi quelli favorevoli alla presenza di missioni militari italiane sparse per il medio oriente. La scelta di rifinanziare la missione, riducendo il numero dei militari, creando una commissione d’inchiesta parlamentare, superando la missione Enduring Freedom, non sarà né frutto di uno snaturamento politico né una riduzione del danno. È l’unica soluzione attuale che segna una discontinuità rispetto al passato e che mostra un’autonomia dalla Nato e un rifiuto dell’egemonia americana. È il risultato migliore in attesa del riemergere del movimento pacifista Anche in questo caso i Giovani Comunisti saranno parte integrante nella costruzione delle mobilitazioni contro la guerra.
Essere giovani comunisti oggi vuol dire sforzarsi di analizzare e comprendere la complessità del reale per crearne l’alternativa. L’agenda del potere non ha spazio per parole come alternatività o uguaglianza. Lo sappiamo bene. Il cambiamento può avvenire solo attraverso le lotte sociali, con la gente, nella società. Questo però non vuol dire che oggi la nostra presenza nel governo sia inutile o contro producente. Anzi. Il ruolo di Rifondazione e dei GC deve essere determinante, cambiare le leggi che favoriscono la precarietà, costruire percorsi di pace, migliorare la condizione economica e sociale di molte donne e uomini è oggi un lavoro che possiamo fare anche dall’interno.   Dobbiamo considerare il governo non come amico o nemico, ma un terreno più avanzato di lotta, conservando la nostra autonomia e radicalità.

La strada che abbiamo davanti è lunga e tortuosa ma dobbiamo continuare a camminare, portando con noi il dubbio e l’entusiasmo. Il dubbio come base dell’autonomia delle scelte e dell’azione politica e  l’entusiasmo necessario a cambiare la storia.

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