Vogliamo ricordare a tutti che lo sciopero rappresenta un grande sacrificio, e non solo dal punto di vista salariale, in vista soprattutto della salvaguardia del lavoro; che grida – in questo momento – nella Valbasento, nel territorio materano e lucano, al mezzogiorno intero, un’altra possibilità e un altro destino.
Amministrazioni ottuse e un ceto politico dominante, certamente più attento a procacciarsi subalterni consensi, hanno impedito finora che le nostre comunità cogliessero tutta intera la gravità della nostra condizione civile e sociale. Questo sciopero, finalmente, squarcia la sonnolenza indotta dalla politica prevalente e dagli affari.
Un’altra storia della Valbasento e della Chimica è possibile; e chi sostiene il contrario, in realtà, ha già condannato la nostra terra e il Mezzogiorno all’irreversibile declino.
E’ possibile oggi pensare al petrolchimico senza le paure degli anni Settanta. Sono possibili e convenienti le attività di fase della filiera dell’abbigliamento, convertendo con decisione le produzioni obsolete e incentivando un nucleo di imprese di tintoria e finissaggio, ancor oggi costretto a rivolgersi al mercato turco e con scarse garanzie di qualità.
E’ possibile consolidare queste presenze con l’impianto petrolchimico di seconde lavorazioni, specializzato nella produzione di caprolattame. Il ritorno dell’ENI avrebbe non solo un significato risarcitorio dei danni causati dalle cattedrali nel deserto di colombiana memoria; oggi, metterebbe a disposizione brevetti per processi nuovi, molto innovativi, che scavalcano ogni preoccupazione relativa alla tutela dell’ambiente. Attorno a queste produzioni avrebbe senso e convenienza la disseminazione di altri impianti (la produzione di fenolo), il rilancio di altri che oggi chiudono perché condannati a sopravvivere in quel deserto industriale (la Nylstar, ecc.) o, che – proprio a causa della scarsa consistenza dell’insediamento industriale – non trova le convenienze economiche di area vasta (centrale turbogas, interporto, collegamenti con il resto del Mezzogiorno).
Le prime decisioni del governo Prodi fanno ben sperare, ma i tempi sono dannatamente brevi e i varchi assai stretti. Il rischio della definitiva dismissione delle attività nella Valbasento è purtroppo assai concreto.
Tutti devono fare la loro parte.
Prima di tutti i cittadini, ai quali un’economia senza regole e una politica prevalente, miope e neofeudale, incapace, sta distruggendo qualsiasi ipotesi di futuro.
20 luglio 2006, sciopero dei lavoratori della Valbasento
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