Cgil-Cisl-Uil lucane tornano sulla spinosa questione dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa attivati a suo tempo dagli enti locali per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili. L’incontro tenutosi giovedì presso il dipartimento regionale al Lavoro, più volte sollecitato dal sindacato fin dallo scorso mese di febbraio, contrariamente alle attese, non ha sortito, secondo Cgil-Cisl-Uil, alcun elemento di novità in merito alla interruzione dei contratti intervenuta in molti enti locali già dal 30 giugno scorso per effetto di una interpretazione non corretta di quanto previsto dal comma 2 dell’art. 6 del decreto legislativo n. 81 del 2000.

Contrariamente a quanto sostenuto dalle amministrazioni locali e da alcuni esponenti politici, affermano le sigle sindacali, la norma non limita affatto a 60 mesi la durata dei cococo in questione, bensì è servita a bypassare le obbligatorie procedure di evidenza pubblica per l’affidamento dei servizi da parte degli enti locali alle imprese che impiegavano ex lsu per una durata che non fosse superiore ai 60 mesi. In soldoni, secondo una corretta interpretazione della norma, la prosecuzione delle attività oltre il termine dei 60 mesi oggi è possibile non solo espletando le normali procedure di appalto, con l’obbligo di assunzione dei lavoratori ex lsu, ma anche prorogando la scadenza contrattuale, così come è avvenuto al comune di Potenza e in altri comuni che hanno correttamente operato in tal senso.

Ma per Cgil-Cisl-Uil questo rappresenterebbe solo una temporanea soluzione del problema perché dopo cinque anni di collaborazioni e mediamente dieci di lavori socialmente utili questi lavoratori – circa 400 in tutta la regione – hanno maturato il diritto ad uscire dalla precarietà e a rivendicare un lavoro regolare e stabile. A tale proposito, Cgil-Cisl-Uil ricordano che molte amministrazioni hanno potuto garantire la regolarità ed il corretto funzionamento di servizi pubblici essenziali solo grazie al lavoro di questi cococo che hanno compensato di fatto le carenze delle piante organiche impoverite dal blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione negli ultimi cinque anni.

Le organizzazioni sindacali ritengono fondamentale individuare una soluzione definitiva alla questione e pertanto si sono attivate per richiedere un incontro urgente al ministro del Lavoro Cesare Damiano affinché venga attivata una misura di stabilizzazione occupazionale con un provvedimento da inserire nella prossima legge finanziaria che consenta l’immissione nei ruoli degli enti locali di molti lavoratori che hanno maturato professionalità e che altrimenti sarebbero lasciati senza alcun reddito e con prospettive occupazionali nulle.

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