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Verde pubblico: le città del ventunesimo secolo…

Vivere in un centro urbano di dimensioni ridotte dovrebbe essere un vantaggio per le popolazioni, dato che la presenza di uffici o negozi, scuole o università, permettono di usufruire di tutti i servizi pubblici. Al tempo stesso l’estensione limitata dovrebbe consentire di spostarsi facilmente da un capo all’altro della cinta urbana agevolmente, i quartieri non dovrebbero essere sovraffollati, le strade perennemente ingorgate di autoveicoli, eppure tutto ciò non è reale e la Pubblica Amministrazione sembra andare in una direzione diversa…

Si continuano a edificare case su case, palazzi su palazzi, il cemento appare la risorsa più utilizzata negli ultimi anni. Tra i tanti edifici mancano ampie strade che colleghino le varie aree della città e si continuano a costruire vie di comunicazione ridotte, rispetto all’eccessiva portata di autoveicoli presenti nella città di Potenza. Il manto stradale è perennemente logorato e nulla si fa per incentivare il trasporto pubblico urbano, dimenticando quanto importante sia il risparmio energetico, in un momento storico in cui le risorse naturali appaiono sempre più depauperate,  sfruttate. La speranza di un risparmio energetico e di un uso delle risorse migliore, ricade sulle molteplici scale mobili in via di realizzazione.

Il verde comune e le aree pubbliche attrezzate inoltre sembrano vivere un periodo di impoverimento generale… Le zone verdi già presenti sono abbandonate e stentano a ricevere le cure per il mantenimento in uno stato di salute. Altri punti verdi sono stati cancellati e sostituiti da fontane, panchine, mattoni, in via di costruzione, da realizzare utilizzando i fondi dell’Unione Europea, per riqualificare i rioni del capoluogo, ma perché non migliorare semplicemente ciò che già esisteva, anziché distruggere e poi riedificare?

A tal proposito sarebbe utile rileggere una delle pagine di Italo Svevo, più profetiche e intelligenti, al fine di riflettere seriamente sulla direzione imboccata dall’uomo moderno:

« La vita attuale è inquinata dalle radici. L’uomo s’è messo al posto degli alberi e delle bestie, ha inquinato l’aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire il peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V’è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza … nel numero di uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco!
Ma non è questo, non è questo soltanto! [Prosegue il rinomato autore degli inizi del ‘900]
Qualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo. Allorché la rondinella comprese che per essa non c’era altra possibile vita fuori dell’emigrazione, essa ingrossò il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte più considerevole del suo organismo. La talpa s’interrò e tutto il suo corpo si conformò al suo bisogno. Il cavallo s’ingrandì e trasformò il suo piede. Di alcuni animali non sappiamo il progresso, ma ci sarà stato e non avrà mai leso la loro salute.
Ma l’occhialuto uomo invece inventa ordigni fuori dal suo corpo e se c’è stata nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione alla sua debolezza. I primi ordigni parevano prolungazione del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma oramai l’ordigno non ha più alcuna relazione con l’arto. Ed è l’ordigno che crea la malattia non l’abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. E un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato, ruberà tale  esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra, ritornata alla forma di nebulosa, errerà nei cieli priva di parassiti e malattie…»

[articolo di Lucia Pia Caggiano]