[di Accademia Kronos Basilicata]
Il Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese rappresenta un’area in forte continuità naturale con i due parchi nazionali del Cilento-Vallo di Diano e del Pollino. Interessa i quattro bacini idrografici: Basento, Agri, Sinni e Noce. Include inoltre importanti biotopi naturali, aree SIC e ZPS quali il Bosco di Rifreddo, Monte Pierfaone, la Serra di Calvello, la Montagna Grande di Viggiano, il Monte Caldarosa, il Lago del Pertusillo, la Faggeta di Moliterno, la Murgia S.Lorenzo, il Monte Raparo ed il Monte Sirino con le due riserve naturali regionali Abetina di Laurenzana e Lago Laudemio la cui gestione, in base alla Legge 394/91, transiterà, dopo la pubblicazione del Decreto del Presidente della Repubblica, dalla Provincia di Potenza all’Ente Parco Nazionale. Il Decreto del Presidente della Repubblica contiene anche la normativa riferita al regime autorizzativo crescente riferito a tre differenti zone in cui è stato suddiviso il parco.
Secondo Accademia Kronos i valori naturali del parco, i centri storici, l’archeologia, l’economia possono costituire una grande opportunità per lo sviluppo solo se le professionalità che si apprestano ad essere individuate nell’organo di gestione sapranno operare scelte coerenti nell’ambito della normativa del parco con una ricomposizione del territorio che oggi presenta un perimetro estremamente frastagliato e con contraddizioni corrispondenti ad interessi petroliferi e localistici, tutelando gli habitat naturali, in prevalenza boschi, popolati da specie faunistiche rare quali il lupo, il gatto selvatico, la lontra, il capovaccaio, l’aquila reale, etc.
Il parco è stato notevolmente ridimensionato rispetto alle proposte che si sono susseguite dal 1993 ad oggi. Secondo alcune prime elaborazioni cartografiche eseguite con particolari tecniche GIS da Accademia Kronos, il parco ha un estensione di circa 73 mila ettari e comprende 30 comuni in provincia di Potenza suddivisi in 7 Comunità Montane. Solo due comuni vedono il proprio territorio completamente incluso nel parco (Spinoso e S. Martino d’Agri) seguiti da Moliterno (94% del territorio in area parco), quest’ultimo individuato come sede del parco nazionale (vedi tabella).
E’ significativo notare come meno di 1/3 dei comuni (8 comuni su 30) hanno una percentuale di territorio compreso nel parco che supera il 50% , mentre alcuni comuni quali Rivello, Armento e Lauria hanno percentuali irrisorie di territorio protetto (rispettivamente del 5 % e del 6%). Tre Comuni (Lauria, Castelsaraceno e Carbone quest’ultimo in contatto con il parco del Pollino) hanno il proprio territorio comunale compreso in due parchi nazionali (Appennino Lucano e Pollino), mentre è significativo evidenziare come 15 comuni su 30 abbiano il proprio centro abitato “fuori” dal territorio protetto (a cui devono aggiungersi 4 comuni che hanno il proprio centro abitato per metà dentro e per metà fuori dal parco). Questo dato evidenzia una palese contraddizione circa i veri significati che il parco assume per il rilancio dei centri minori non sempre pienamente spiegati e compresi dagli amministratori locali. A queste problematiche “locali” si aggiungono quelle derivanti dalla ricerca e dall’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi, quali pozzi, oleodotti, reti di reinezione ed opere connesse all’estrazione petrolifera che hanno fatto sì da ridimensionare interi comprensori montani asserviti ad interessi delle compagnie. Ad esaurimento del giacimento sarà necessario ripristinare le località interessate dai pozzi all’interno del parco (10 località) smantellando i chilometri di oleodotti interrati che costituiscono già oggi una minaccia all’integrità del suolo ed alle salubrità di cibi ed acque della Val d’Agri. Sara inoltre necessario attivare con urgenza il Coordinamento Territoriale Ambiente del CFS a cui già un Decreto Ministeriale attribuiva il distaccamento di 90 uomini con compiti di sorveglianza e coordinamento prevenzione incendi boschivi.
L’impegno di Accademia Kronos per il parco Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, ove sta rafforzando la presenza con propri iscritti e gruppi operativi, sarà quindi rivolto a far comprendere l’importanza che rivestono le aree protette per lo sviluppo delle comunità locali operando un’azione di sorveglianza, di denuncia e di stimolo nei confronti degli Enti Locali e Territoriali auspicando che gli organi gestori siano rappresentati da persone competenti che conoscano le problematiche della conservazione di beni che appartengono a tutti.
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