La consistenza del patrimonio culturale italiano. L’Italia vanta una delle maggiori concentrazioni di beni culturali al mondo; tanto che, a metà degli anni Novanta, l’Associazione italiana per l’economia della cultura aveva fornito una stima complessiva di tale patrimonio per un valore di circa un milione di miliardi di lire. Questa enorme ricchezza, però, risulta poco tutelata e costantemente esposta a furti e spoliazioni, che neppure le Forze di polizia deputate a tale compito riescono a fermare. Pur non esistendo una catalogazione definitiva e completa dei beni culturali presenti nel nostro Paese, soprattutto relativamente ai beni mobili (singole opere d’arte, arredi, libri, manoscritti, reperti archeologici, ecc.), si conosce a grandi linee il numero dei beni immobili di carattere storico, artistico e culturale, tra i quali si segnalano: 4.203 tra musei e siti archeologici, 40.000 tra castelli e rocche, 27.000 ville storiche, 29.500 dimore storiche, oltre a 19.700 centri storici, 1.500 conventi, 95.100 chiese. Un’idea approssimativa della consistenza del patrimonio culturale mobile la offre l’analisi del materiale inventariato e conservato negli archivi di Stato al 1997.
Il movimento turistico nelle città d’arte. Nel 2004, le principali città di interesse storico e artistico hanno totalizzato complessivamente il 33,7% degli arrivi nel nostro Paese (circa 28,9 milioni di persone) e il 23,5% (81,1 milioni di persone) delle presenze. Gli arrivi di visitatori italiani con motivazioni d’arte incidono per circa un quarto sul totale degli arrivi negli esercizi ricettivi e le presenze per il 17,9%, mentre gli stranieri che visitano le città d’arte rappresentano il 44,7% degli arrivi e il 31,6% dei pernottamenti.
La promozione e commercializzazione del turismo culturale. Secondo una indagine realizzata dall’Enit nel 2005, risulta che la componente culturale costituisce il motivo predominante della vacanza in 24 fra i più importanti mercati dell’incoming verso il nostro Paese. In termini percentuali, sul totale degli arrivi, quelli per turismo culturale rappresentano: l’80% dei turisti provenienti da Usa, Spagna e Portogallo; l’85% dei giapponesi; il 52% degli svizzeri francesi; il 60% dei turisti provenienti dai Paesi Bassi; il 40% dei belgi e dei lussemburghesi; il 60% degli scandinavi; il 70% degli indiani. Dall’analisi dei cataloghi dei tour operator che trattano la destinazione Italia, emerge che il segmento culturale ha ovunque una quota molto rilevante; in alcuni casi poi, se abbinata con altre tipologie di vacanza, si arriva ad una quota prevalente di domanda culturalmente motivata. Oltre ai tour classici dell’Italia, singolarmente o inclusa in tour europei, si diffondono sempre più offerte di nicchia, o personalizzate, che inseriscono diverse componenti come lo shopping, l’enogastronomia, i corsi di lingua, di cucina, ecc. Inoltre, si conferma il forte interesse per i centri minori, e i numeri più significativi sono i seguenti: in Germania oltre 30 tour operator specializzati in viaggi di studio, culturali, religiosi e grandi nomi come Neckermann e Dertour hanno inserito centri minori nei propri cataloghi; in Francia 230 operatori programmano l’Italia culturale; in India sono 20 gli operatori per viaggi culturali di gruppo e oltre 400 per quelli individuali; in Cina tutti i tour operator hanno in catalogo il prodotto cultura; in Scandinavia (dove il turismo organizzato ha maggiore importanza rispetto a quello individuale) gli operatori che trattano il prodotto cultura sono presenti in Svezia (130), Norvegia (68), Finlandia (35), Danimarca (50), Estonia (26), Lettonia (48), Lituania (27); in Gran Bretagna gli operatori propongono un’offerta molto diversificata: si va dal turismo culturale in generale, arte, storia e tours guidati (31 operatori), alle vacanze con corsi inerenti l’arte e corsi di lingua (7 operatori), dalle vacanze con corsi di pittura (6 operatori) alle vacanze con corsi di cucina (14 operatori), dalle vacanze con itinerari gastronomici e del vino (17 operatori) alle vacanze con visite a giardini e ville (12 operatori); in Spagna gli operatori per il turismo culturale sono 92; in Austria l’80% dei 164 tour operator presentano un’offerta culturale; in Russia il 35% dei tour operator propongono turismo culturale; negli Usa 668 tour operator trattano prodotti riconducibili alla cultura (cultura/storia, gastronomia, eventi, studio, lingua, ecc); in Giappone 135 tour operator trattano il segmento del turismo culturale; in Australia 110 tour operator offrono città d’arte e centri minori, in Nuova Zelanda 23 (numerosi anche gli operatori che si occupano di itinerari più specifici e di nicchia).
I visitatori nei musei e siti archeologici. Ma quante sono le persone che annualmente visitano musei, siti archeologici, monumenti, pinacoteche, ecc.? Dal 2000 al 2004 i visitatori sono passati da circa 30 milioni a poco più di 32 milioni, mentre gli ingressi gratuiti sono passati da 6.450.639 nel 2000 a 8.345.305 nel 2004. Nel 2004, le aree archeologiche e i monumenti sono stati i siti più visitati rispetto ad altri beni culturali, con 16.421.522 visitatori, anche se nel 2000 il numero dei visitatori è stato leggermente superiore (16.856.122). Stessa involuzione si è verificata nel settore dei singoli musei, i cui visitatori nel 2000 sono stati 10.873.054, scesi nel 2004 a 10.570.506. Ai visitatori dei singoli musei vanno poi aggiunti quelli che hanno visitato i “circuiti museali”, acquistando cioè le speciali card che consentono l’ingresso a più musei e monumenti che sono più che raddoppiati fra il 2000, quando erano stati 2.446.660, e il 2004, quando sono diventati 5.222.705. Gli introiti complessivi realizzati da musei, monumenti e siti archeologici dello Stato nel 2004 ammontano a 90 milioni di euro, registrando un aumento di ben 13 milioni di euro rispetto al 2000.
I finanziamenti per i Beni Culturali. La Finanziaria 2005, varata nel mese di dicembre, istituisce un fondo di 10 milioni di euro per il 2006 «da ripartire per le esigenze correnti connesse con la salvaguardia e la valorizzazione di beni culturali» (comma 17), che si traduce in pratica in un taglio di 20 milioni di euro per il Fondo unico per lo spettacolo. Allo stesso tempo, viene autorizzato un contributo annuo di 4 milioni di euro per 15 anni per «interventi per il restauro e la sicurezza di musei, archivi e biblioteche di interesse storico, artistico e culturale, nonché per gli interventi di restauro della Domus Aurea» (comma 78). A parte questi interventi deliberati per “esigenze correnti”, che rappresentano la classica goccia in un mare se si considera l’entità del patrimonio culturale del nostro Paese, rimane da stabilire quanto spende lo Stato per gestire il proprio patrimonio culturale anche e soprattutto in relazione ad altri paesi europei.
I dati evidenziano che l’Italia destina al settore culturale lo 0,16% del Pil al pari della Francia (dove però la cifra è molto più consistente per via della maggiore entità del Pil), la Spagna lo 0,35% e la Germania addirittura lo 0,39% della spesa pubblica per i Beni e le attività culturali. Per quanto riguarda gli interventi straordinari in Italia negli ultimi anni, uno degli stanziamenti più cospicui, oltre 445 miliardi di lire, è stato quello dei fondi del Piano straordinario per il Giubileo del 2000. I finanziamenti hanno interessato soprattutto la città di Roma e la sua provincia; in quest’ultima sono stati effettuati interventi di restauro, adeguamento e valorizzazione di chiese, abbazie, monasteri e conventi, castelli e fortificazioni, musei ed aree archeologiche, per un importo complessivo superiore ai 52 miliardi di lire. Nella Capitale gli stanziamenti hanno invece raggiunto i 287 miliardi circa. Molto importante il ruolo dei finanziamenti derivanti dal gioco del Lotto in seguito alla legge 662/1996 (art. 3, comma 83) e alla successiva 449/1997 (art. 24, comma 30); tali normative hanno riservato all’allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali una quota degli utili derivanti dall’introduzione di una nuova estrazione infrasettimanale del gioco del Lotto (non superiore ai 300 miliardi di lire annui), per il recupero e la conservazione dei beni culturali, archeologici, storici, artistici, archivistici e librari. Regole ulteriori sono state stabilite successivamente attraverso la circolare n.1/208 dell’8 aprile 1997 e la circolare n.6529 del 17 dicembre 1997. In particolare, i finanziamenti destinati alla tutela del patrimonio culturale sono attivati nell’ambito dei Piani triennali. Con il primo programma 1998-2000 sono stati finanziati 208 interventi di recupero su tutto il territorio nazionale, di cui 138 progetti con inizio nel 1998, 38 nel 1999 e 32 nel 2000. Il Piano Lotto 2001-2003 stanzia una cifra pari a 1.000 miliardi di lire (compresi i 100 assegnati al Ministero dalla Finanziaria 2001) per la realizzazione di 243 interventi, di cui 212 sul patrimonio storico-artistico, architettonico, archeologico e sui beni archivistici e librari, e 31 di riqualificazione paesaggistica. Nelle Regioni a statuto speciale si prevedono interventi per un ammontare complessivo pari a 72 miliardi di lire nel triennio, mentre 15 miliardi sono destinati a studi e progettazioni.

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