Il dato più significativo emerso è la crescita del traffico di Rifiuti in Italia, +16,5 % rispetto al 2004, 18,8 milioni di tonnellate di rifiuti speciali spariti nel nulla. La gestione illecita si estende da sud a nord. Per l’abusivismo edilizio svanisce “l’effetto condono”, con 10.000 costruzioni fuorilegge in meno rispetto all’anno precedente, ma la gravità degli episodi aumenta, ed aumenta del 27% anche il numero dei sequestri. Il business delle ecomafie nel corso del 2005 è stato stimato in 22,4 miliardi di euro ed ha coinvolto 202 clan. In Basilicata si registra, una significativa riduzione del numero di illeciti relativi al ciclo del cemento, da un lato e la preoccupazione per le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione degli appalti, dall’altro. Gli smaltimenti illegali denunciati su L’Espresso sono ancora da verificare mentre è, purtroppo, accertata la presenza di piccole e grandi discariche abusive che, come si legge nel dettaglio, sono sparse un po’ ovunque sul territorio regionale.
Comunque nella classifica delle illegalità ambientali la Basilicata si colloca nelle posizioni di coda attorno al quattordicesimo posto in calo rispetto all’anno precedente. Sedicesima in quella del ciclo del cemento. Quindicesima nella classifica per il ciclo dei rifiuti.
La collocazione geografica della Basilicata, confinante con regioni a più alto indice criminale, rappresenta un costante pericolo per le possibili infiltrazioni ecomafiose. È importante continuare a mantenere alta la soglia di attenzione su questi fenomeni. L’azione politica deve farsi sempre più incisiva nella programmazione e nell’attuazione di sistemi sempre più efficienti ed efficaci per la gestione delle problematiche ambientali in modo da togliere ossigeno e spazi ad interessi non legittimi. La magistratura e le forze dell’ordine svolgono in Italia un’opera meritoria, ma per segnare successi decisivi servono contromisure immediate anche sul piano della volontà politica e delle norme, a cominciare dal pieno inserimento dei reati ambientali nel codice penale che Legambiente reclama inutilmente da anni. Alle forze dell’ordine vanno poi date più risorse, più uomini e più mezzi. Occorre inoltre un potenziamento delle attività di controllo, in particolar modo nel campo dei rifiuti e in quello dell’abusivismo edilizio, e un maggiore impegno a livello europeo.
Pochi paesi come il nostro possono misurare quanto siano gravi e profondi i guasti causati dall’ecomafia e dalla criminalità ambientale in genere. Per questo, meritano di essere sottolineate alcune buone pratiche realizzate da amministrazioni regionali e comunali, a cominciare dalla demolizione di Punta Perotti, alla istituzione di attività sinergiche con le associazioni ambientaliste, in particolare con l’istituzione degli osservatori ambiente e legalità, nati sull’esempio di quello lucano.
Tra le proposte che Legambiente fa in questo rapporto per combattere la battaglia contro l’illegalità ambientale c’è l’invito a sostenere il finanziamento per il miglioramento tecnologico dei metodi d’indagine delle forze dell’ordine e tra le buone pratiche riconosce alla Basilicata il merito di aver per prima in Italia creato l’osservatorio ambiente e legalità e per averlo rilanciato nel 2005.
Il Presidente della Repubblica nel messaggio che ha inviato ha detto: “L’impegno comune di Istituzioni e Associazionismo ha assicurato nel tempo un’efficace azione di contrasto attraverso un monitoraggio costante del territorio, a tutela di un patrimonio Naturale fra i più ammirati del Mondo”.
Non possiamo che ringraziare il Presidente della Repubblica per l’apprezzamento ce ci esprime, sperando che possa rappresentare un motivo di ulteriore impegno per la tutela della sicurezza e la salute dei cittadini.
Legambiente presenta Ecomafia 2006, l’annuale rapporto sui reati ambientali
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