Sergio Talamo, con la profondità dell’analista sociale, intriso di lavoro giornalistico, individua 50 storie da ricordare: 50 sceneggiati quasi ipertestuali che necessitano di approfondimento e di analisi per insegnarci a vivere i nostri tempi ed a riabilitare il valore della memoria quale canovaccio per l’interpretazione del presente e per fissare i “pre-giudizi” sul futuro… Pertanto, il lavoro di Talamo diventa una rilettura, con toni forti e responsabili, del valore dell’informazione e al tempo stesso dell’informazione come valore. Superando i limiti di un giornalismo basato su quella che Eco definì “storiografia dell’istante”, l’autore fissa le sabbie mobili della comunicazione, svolgendo un lavoro simile a quello che fa Esopo nelle sue favole. Una tematizzazione ex post: sfruttando le risorse della memoria soggettiva, attiva un esercizio analitico e, spesso, autocritico sull’informazione. Una reinterpretazone dei tradizionali processi di newsmaking, in base alla resistenza al tempo ed ai valori sociali e umani. Segnalando cosi alla critica dei tempi moderni veri e propri classici della vita quotidiana, scritti da anonimi del XX° e del XXI° secolo. Ed il libro ci ricorda quanto la sapienza passi oggi per la regia della grande diretta dell’informazione giornalistica, ma anche per la grande capacità di trasformare in prodotti ad utilità ripetuta argomenti nati per vivere un giorno, come le news.
La guida – anche se soggettiva – ai fatti del mondo diventa, quindi, un vero e proprio spazio di comunicazione e di scambio simbolico tra una pluralità di storie, che, per una volta, si sono permesse di comunicare. La storia recente declinata nei termini delle logiche dei media si trasforma in un display in bianco e nero di questa società molto differenziata, dove l’uomo fa l’esperienza diretta della propria diversità, e sperimenta anche la gioia della condivisione in una modernità segnata dalla difficoltà di riconoscersi negli altri. Una commedia umana riscritta dai media, ma non meno saggia rispetto a quella consegnata dalla letteratura classica, per insegnare a non essere amorfi, ma viventi: uomini come cittadini, con il grande privilegio di ricordare, di ragionare, di reagire, di cambiare. Se qualcuno ce lo ricorda, onore al coraggio. E che la lettura cominci da noi.