Nel ricordare lo slogan “forte” prescelto da IdV per la campagna referendaria (“Non farti fregare, vota No”), l’on. Belisario ha sostenuto che “specie per le popolazioni meridionali e lucane la “fregatura” della cosiddetta riforma costituzionale attuata dal centrodestra, sotto il ricatto della Lega, è doppia. La cosiddetta “devolution”, mascherata dietro un federalismo fiscale a senso unico – ha aggiunto – se non viene bloccata in tempo colpirà soprattutto le regioni piccole e del Sud che non potranno più contare sul Fondo Perequativo. Altra cosa è invece ragionare e dialogare tra le due coalizioni – centrosinistra e centrodestra – sulle grandi riforme da realizzare, ma – ha continuato – non certamente partendo dalla conferma della legge attuale, in quanto la Carta Costituzionale ha bisogno di un’operazione di restailing e non certo di una rivoluzione”.
Il portavoce Radice ha presentato il calendario di iniziative e manifestazioni che vedranno impegnato il partito in Basilicata, in particolare il 17 e 18 con i “tavoli per il no” in numerosi comuni lucani oltre, che incontri pubblici, e il 20 e 21 attraverso le tavole rotonda a Potenza e a Matera (“salviamo la Costituzione”) con la partecipazione di rappresentanti istituzionali ed esponenti del mondo sindacale, delle organizzazioni professionali e delle categorie produttive. “Non è un caso – ha detto Radice – che, in contrapposizione al coordinamento dei Governatori delle Regioni del Sud, stiamo assistendo ad un’iniziativa da parte di settori ed esponenti di Regioni del Nord che rialimentano la divisione del Paese”.
Per il capogruppo in Consiglio Regionale Autilio, “il filo politico che unisce l’esito referendario alla situazione politica regionale è rappresentato dall’impegno che attende l’assemblea consiliare per l’approvazione del nuovo Statuto e del “pacchetto” di riforme che ovviamente avranno come punto di riferimento i valori di cooperazione solidale tra territori e comunità”. Quanto alla nuova posizione assunta in Consiglio Regionale, di appoggio esterno alla maggioranza di centrosinistra, Autilio ha precisato che “la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la “notifica” ad IdV di provvedimenti delicati e rilevanti come il rinvio delle nomine negli enti subregionali, il ddl sul commissariamento degli enti e il riordino degli stessi. Dopo aver dimostrato lealtà e responsabilità – ha continuato – e dopo aver partecipato alla stesura del programma regionale, condividendone gli obiettivi, non potevamo correre il rischio che la nostra disponibilità fosse scambiata per altro. Ciononostante a seguito delle sollecitazioni venute da tutti i capigruppo di maggioranza non ho voluto far mancare il mio voto ai componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio, pur confermando la nuova posizione critica”.
In proposito, l’on. Belisario ha sostenuto che “IdV ha un peso politico nazionale e regionale che non può essere discriminato. Di fronte ad un processo di riforma degli enti subregionali assai debole e che di fatto accentra nuovi poteri e funzioni alla Presidenza della Giunta sottraendoli al Consiglio – ha continuato – il nostro atteggiamento è stato conseguenziale. Anche la riduzione di spese che si opererebbe non ci convince: noi siamo per l’istituzione di Cda con tre componenti, da sottrarre a manovre di parte per offrire garanzie di professionalità e capacità manageriali, i cui costi complessivi dovranno essere contenuti in quelli previsti per il rappresentante legale”.
Secondo Radice – che ha denunciato quanto è accaduto ai tavoli del centrosinistra insediati a Policoro e Francavilla, con i rappresentati di Idv messi alla porta e nella situazione paradossale che si è determinata a Paterno, anche a danno del candidato sindaco di Idv – “la Giunta Regionale sembra proseguire, già da molto tempo, con il freno a mano tirato, senza una regia per i processi economici, sociali e produttivi, giudizio del resto confermato da sindacati ed organizzazioni imprenditoriali e di categoria. A ciò si aggiunge che nel centrosinistra è venuto meno il principio della pari dignità dei partner con una sorta di accordo, intollerabile, tra i più forti ad escludere i partiti minori”.