“La sottoscrizione del protocollo d’intesa per l’avvio di un “Patto Formativo Locale per la filiera turistico-culturale”, avvenuta il 15 maggio scorso, a Matera, da parte di Regione Basilicata, Assessorato al turismo e alla cultura della Provincia di Matera, Anci, Uncem, soggetti responsabili dei Pit, Direzione Regionale peri Beni Culturale e Paesaggistici, Apt, Unioncamere, Università di Basilicata, Irre, Alsia, Associazioni datoriali e sindacali, Fondazione Zetema, segna una tappa cruciale e un punto di non ritorno nel cammino della nostra regione verso la costruzione di una “società della conoscenza”, dove i soggetti che producono, rigenerano, conservano, gestiscono, applicano e trasmettono saperi, concorrono insieme a renderli accessibili a tutti, a tradurli in risorse per l’apprendimento permanente e, nel contempo, ad elevarne la qualità e la rispondenza ai bisogni di crescita delle persone e del territorio.
Integrare gli attori per integrare i sistemi dell’istruzione, della formazione, del lavoro, della ricerca e innovazione: è questa la natura e l’orizzonte operativo del Patto formativo locale (PFL). Un dispositivo in grado di realizzare l’integrazione su di un duplice piano: i ‘processi’ mediante i quali soggetti ed entità diverse – scuola, università, imprese, centri di servizio alle imprese, enti di ricerca, amministrazione pubblica – collaborano, si coordinano e cooperano e i ‘prodotti’ di tale attività di concertazione e negoziazione.
Aderire al Patto significa, infatti, dare la disponibilità a percorrere un percorso secondo una sequenza di azioni condivise: la lettura del territorio e l’analisi dei bisogni formativi; la ricognizione delle risorse finanziarie; l’identificazione dei profili professionali e delle competenze necessarie; la progettazione del sistema dei percorsi formativi e delle azioni di accompagnamento; l’individuazione dei ruoli e delle responsabilità reciproche per l’attuazione del Patto.
Con il risultato finale di costruire un sistema integrato, secondo una logica di filiera, che raggruppa il meglio della regione in termini di offerta formativa, capace di collegare in modo più incisivo la formazione ai processi di sviluppo sociale ed economico del territorio e di garantire sistemi trasparenti e condivisi per la certificazione delle competenze e la spendibilità dei crediti formativi tra un sistema e l’altro.
Dunque, non uno strumento di “ingegneria istituzionale”, ma un luogo dove soggetti che operano in sistemi diversi sperimentano un modo nuovo di comunicare e si responsabilizzano di fronte alle sfide poste dalle riforme ed evoluzioni in atto nel sistema educativo e formativo e dagli obiettivi dei Consigli europei di Lisbona e Goteborg.
 La Basilicata è così la prima regione in Italia ad avviare un PFL, in seguito alle iniziative di sensibilizzazione messe in campo dal Ministero del Lavoro col progetto “Focus”. Il Patto troverà spazio già nel Pigi 2006, in questa fase sperimentale, per poi consolidarsi come prassi dentro il quadro delle disponibilità finanziarie del ciclo di programmazione dei fondi comunitari 2007-2013.
Il primo ambito di applicazione del PFL è stato individuato nella filiera turistico-culturale. Un mosaico pregiato di musei, castelli, aree archeologiche, biblioteche, archivi, insieme ad un tessuto vivace di tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche e ad un patrimonio artistico-letterario e musicale di rinomanza europea e mondiale, può costituire un valore aggiunto enorme per il turismo lucano e un nuovo stimolo per la stessa crescita economica della regione, oltre che a porsi come un giacimento vitale d’identità e di valori.
Secondo i dati recenti del Touring Club Italiano, il turismo culturale– le visite, per intenderci, a musei, monumenti e aree archeologiche – registra nel nostro Paese un incremento di  5 milioni di visitatori dal 1999 al 2004. Il sistema della cultura conferma la sua natura di principale attrattore turistico nel panorama del turismo nazionale, che, per converso, complessivamente in soli due anni ha perso altrettanti 5 milioni di visitatori stranieri. La quota del turismo culturale è sempre più rilevante e potrebbe giocare un ruolo di ‘traino’ in Basilicata, rafforzando il trend positivo del turismo nella nostra regione in controtendenza col dato nazionale: oltre 500mila presenze in più dal 1999 al 2005.
 D’altronde, un patto formativo per la filiera turistico-culturale non può non trovare un terreno agevole per innestarsi e sedimentare in una regione che ha dimostrato negli ultimi anni un’accentuata propensione verso gli investimenti nella cultura, giungendo a spendere l’1% del proprio bilancio a fronte di una media dello 0,81% delle regioni italiane e dello 0,31% dello Stato (secondo i dati ricavabili dall’ultimo Rapporto annuale di “Federculture”). Molti gli investimenti della Regione Basilicata nelle aree Pit per la valorizzazione dei “beni minori”, la fetta più corposa del patrimonio lucano, che hanno permesso di impegnare fino all’anno scorso il 90% delle risorse comunitarie a disposizione e di ottenere dall’UE una premialità di 7 milioni di euro sul filone della valorizzazione storico-culturale. Così come i fondi Fas ci consentiranno di dar corso all’ambizioso progetto “Artecard”: una rete di collegamento e fruizione integrata per i principali Poli Culturali in Basilicata (musei ed aree archeologiche statali e castelli).
Ma, pur in presenza di un quadro dinamico e ricco di potenzialità, permangono alcune problematiche. Innanzitutto, una insufficiente integrazione fra settore culturale e settore dell’accoglienza turistica: una cesura che si può superare potenziando l’offerta di lavoro e di professionalità nella gestione dei beni culturali, nell’erogazione di servizi culturali e turistici, nell’organizzazione e produzione di eventi di spettacolo dal vivo.  Su questa linea, anche una formazione manageriale nel settore della tutela e fruizione dei beni culturali può contribuire senza meno a risolvere il problema della “polverizzazione” degli interventi e della loro gestione a regime.
Spunti di approfondimento e tracce di lavoro su cui il tavolo di concertazione del PFL, man mano che si consoliderà e si aprirà a tutti gli apporti necessari, saprà sicuramente ripiegarsi, analizzando contesti e bisogni, confrontando soluzioni e idee, sperimentando percorsi formativi innovativi e coerenti, valutando l’efficacia delle azioni formative, sempre mediante il contributo responsabile e il ruolo attivo di tutti.
Ma sicuramente con una funzione in più per il mondo della scuola. La presenza del sistema dell’istruzione nel partenariato non si giustifica solo per orientare in modo stabile, ad esempio, l’offerta regionale di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore, parallela all’università, verso il settore della fruizione e utilizzazione del patrimonio culturale e verso l’ambito turistico-culturale. Sta lì a ricordarci la valenza educativa, e non solo economica, del patrimonio culturale.
Quest’ultimo non genera solo reddito mediante l’attrazione di nuovi visitatori o la diversificazione dei consumi di una famiglia, ma è anche e soprattutto la sorgente di un profondo senso di identificazione, di appartenenza, di cittadinanza che stimola la creatività e fa emergere i talenti delle generazioni presenti e future con la presenza e la memoria del passato. Educare alla conoscenza e alla conservazione del patrimonio storico-artistico di una comunità contribuisce a creare le condizioni favorevoli allo sviluppo del capitale umano in quella comunità, che rappresenta nello scenario globale il vero differenziale competitivo di un territorio: un compito fondamentale per il sistema scolastico, che d’ora in poi potrà dispiegarsi con maggiore risonanza dentro un patto formativo regionale”.

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