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Università: Proposta di Legge Regionale

Il disegno di legge risponde ad una esigenza, profondamente avvertita dalle nostre popolazioni, con cui la nostra Regione intende concorrere all’affermazione dell’Università della Basilicata nel suo impegno di ricerca e di attività formativa, in maniera che ne venga apprezzato e riconosciuto il prestigio dovuto al rigore degli studi, al contributo offerto alle conquiste della comunità scientifica, alla capacità di favorire processi di confronto civile e democratico tra i popoli. Il testo predisposto, tuttavia, solleva una preoccupazione che intendiamo evidenziare e proporre all’attenzione dei legislatori, nella speranza di concorrere a riscriverlo alla luce degli emendamenti proposti.

Le riserve fondamentalmente riguardano:

A) il rischio che, con una legge quale quella proposta, l’Università di Basilicata veda ridimensionato il suo ruolo di Istituto di ricerca e di alta formazione, per essere concepito quale strumento “per la promozione di uno sviluppo regionale di qualità”, come emblematicamente recita il titolo, e così sottolineando il suo ruolo ancillare, che l’assimilerebbe ad altri enti strumentali della Regione, utilizzati nella politica per la crescita economica e sociale delle popolazioni lucane, in palese contraddizione con il valore dell’autonomia dell’Università costituzionalmente garantito. Con ciò, naturalmente, non si intende negare l’apporto che allo sviluppo sociale, economico e culturale della Basilicata può derivare dalla presenza sul suo territorio di un Ateneo, il cui prestigio scientifico e formativo sia ampiamente riconosciuto, ma allora occorre aver chiaro che tutto questo si pone quale naturale conseguenza del pieno esplicarsi delle sue potenzialità, e non l’esplicito e preponderante disegno, alla cui attuazione si legherebbe l’intervento finanziario della Regione.

B) lo smarrimento parziale di alcune delle ragioni per le quali lo strumento di una Legge Regionale e di un piano di finanziamento non emergenziale ma di respiro pluriennale era stato sollecitato. Ricordiamo che l’espansione dell’Ateneo (sul Polo di Matera e con l’apertura dei nuovi Corsi di Laurea), che lo ha portato quasi a raddoppiare il numero dei suoi studenti, è avvenuta praticamente senza risorse economiche aggiuntive, relative anche al personale docente e non docente, e a prezzo di forti riduzioni dei già esigui fondi disponibili per  il sostegno alla didattica  ed alla ricerca. E’ senz’altro condivisibile l’impostazione generale della Legge, che pone in carico al Governo Nazionale l’efficace perseguimento delle finalità istituzionali dell’Ateneo ed alla Regione un ruolo di sostegno “aggiuntivo”. Rimane tuttavia difficile immaginare – in assenza di una iniziativa forte che porti il MIUR a incrementare significativamente il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) dell’Ateneo Lucano – che processi di espansione e consolidamento possano essere perseguiti nell’immediato se non  a scapito della qualità della didattica e della ricerca. Le due esigenze, sebbene non in contrasto, andrebbero tenute entrambe in debita considerazione, onde evitare, che finanziamenti in sé insufficienti a coprire dignitosamente i costi delle nuove iniziative, si traducano addirittura in una ulteriore riduzione di risorse per quelle già faticosamente messe in campo. Non andrebbe disperso l’elemento peculiare della Legge Regionale, che, avendo un orizzonte pluriennale, potrebbe accompagnare nel medio periodo l’Ateneo in un quadro di sviluppo strategico e non emergenziale, come si diceva, facendosi carico, se necessario – come peraltro già avviene in altri settori colpiti da tagli dei trasferimenti nazionali – anche di quelle  disfunzioni nel sistema attualmente in vigore di finanziamento nazionale (comunque da contrastare in sede politica), che rischiano di pregiudicarne non solo l’espansione ma la stessa esistenza. E’ a tutti noto che l’Ateneo Lucano soffre particolarmente di una mancanza di risorse, che consentano di far fronte alle spese fisse (il che richiede principalmente di integrare il FFO, cosa che dal 2005 la legge consente anche con fondi esterni, purché garantiti per più anni), connesse all’attività istituzionale più che a quelle destinate a progetti di ricerca specifici o di formazione post-laurea, per le quali l’Ateneo può accedere ad altre e diversificate fonti di finanziamento regionali, nazionali ed europee. Nella Legge in oggetto si indicano ad esempio alcuni settori prioritari di intervento (Art. 2) a sostegno di attività per il finanziamento delle quali la Regione dispone già di strumenti legislativi adeguati (già ampiamente utilizzati nel passato) che non richiedono, almeno in questa fase, di essere poste a carico (riducendole) delle risorse previste per il finanziamento della Legge Regionale in oggetto (in questo senso vanno gli emendamenti proposti all’Art.2 commi 1a-e). In particolare il Titolo V della Costituzione riconosce già pienamente le competenze delle Regioni nei settori della Ricerca, dell’Innovazione e del trasferimento tecnologico, tant’è che la Regione non ha mai avuto bisogno di strumenti legislativi specifici per supportare (come ha sempre fatto nel passato) tali attività (senza per questo disconoscere l’utilità di una Legge organica su tali temi). Lo stesso vale per il sostegno alla formazione post-universitaria (dottorati, assegni di ricerca, Master di I e II livello), che non solo si è potuta realizzare anche nel passato senza la necessità di uno specifico strumento legislativo ma, cosa più importante, detto intervento è già presente (con destinazione di risorse anche maggiori) nel PIGI 2006 del Dipartimento Formazione, Lavoro, Cultura e Sport della Regione Basilicata (Priorità 2  Capitale umano, Ricerca e Innovazione Scientifica e Tecnologica).

C) la previsione nel comma 2 dell’art. 2 della possibilità di dare origine da parte della Regione ad una Fondazione cui verrebbe attribuito il compito di intervenire in “un’organica programmazione delle attività di ricerca”.  Il motivo della proposta di soppressione risiede nel fatto che non si vede la necessità di inserire nella Legge la previsione di detta Fondazione, dovendo essa (come avviene in qualunque altro Ateneo) poter svolgere in fondo solo un ruolo di reperimento fondi da mettere a disposizione dell’Università, la quale ne disporrebbe autonomamente ( senza essere condizionata e limitata nelle sue scelte strategiche da parte di nessun’altra realtà, per  non compromettere l’autonomia decisionale degli organi dell’Ateneo: altra cosa dal sottolineare,invece, la necessità di un proficuo confronto preliminare di consultazione con quanti intendono contribuire al suo sostegno) Ma assicurare un sostegno economico all’Università è proprio lo scopo della Legge proposta dalla Regione, che vi provvederebbe con le proprie risorse ed anche, si potrebbe aggiungere, con quelle di altri soggetti pubblici e privati. La Fondazione, allora, sarebbe un inutile duplicato, con in più il rischio di impegnare risorse preziose per il suo funzionamento, che verrebbero sottratte all’Università.

D) le disposizioni di cui agli Art.3. (comma 3.) Art.4. e Art.5. (commi 1. e 3.), che si ritiene di modificare con le proposte di emendamenti: essi  tendono a definire meglio ruoli e responsabilità nel delicato processo di costruzione e condivisione dei Programmi Triennali. In particolare, con l’emendamento proposto all’Art. 3 comma 3. viene posto più chiaramente in carico all’Ateneo la responsabilità di formulare le linee da sottoporre al vaglio della Giunta Regionale, mentre nelle piccole modifiche agli Art. 4 e 5 viene meglio definito il ruolo di raccordo tra Ateneo e Regione, nonché il monitoraggio dello stato di realizzazione degli Accordi Triennali da attribuire al Comitato Tecnico Paritetico (CTP). Esso, nella proposta di legge di G.R. , rischia di diventare organo politico (di indirizzo) e non tecnico (di supporto) nella definizione dei programmi triennali, sottraendo in buona misura agli organi rappresentativi dell’Ateneo e del Governo Regionale la piena responsabilità (rispettivamente nei confronti del Senato Accademico e del Consiglio Regionale) delle scelte fatte.

Il Coordinamento di rappresentanti di Enti ed Associazioni di Matera a sostegno dell’Università degli Studi di Basilicata:

Cittadinanzattiva
Città Plurale
Centro “Carlo Levi“
un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università degli Studi di Basilicata
Al coordinamento partecipa un rappresentante del Comune di Matera.
c/o Assessorato alla Cultura della Provincia di Matera.

 

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