ACR) EMILIA SIMONETTI (PRC), PDL SU RILANCIO PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE ENERGETICA 
  
La presidente del gruppo regionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Emilia Simonetti, ha presentato una proposta di legge su “Moratoria per le procedure di valutazione d’impatto ambientale e per le procedure autorizzative in materia di impianti di energia eolica nella regione Basilicata”. Emilia Simonetti dichiara che la pdl raccoglie, sostanzialmente, quanto proposto dalle associazioni ambientaliste ed è aperta al contributo di tutte le forze politiche. “Numerose organizzazioni di categoria, a carattere ambientale, culturale, turistico e professionale, nonché comitati di cittadini hanno manifestato, in più occasioni ed a vari livelli, forti preoccupazioni sulle modalità di diffusione delle centrali eoliche che, tra l’altro, a livello nazionale e internazionale negli ultimi tempi sono oggetto di approfondite riflessioni”.

Il testo è accompagnato da un resoconto sulla situazione delle proposte di allocazione di impianti eolici sul territorio regionale e da tabelle elaborate dalle associazioni sopra citate che insieme con i movimenti lucani che si occupano di ambiente ed energia hanno richiesto “con urgenza, sulla base anche di provvedimenti adottati in altre regioni del Mezzogiorno, di definire un provvedimento legislativo che, attraverso una immediata moratoria di tutti gli iter procedurali per la realizzazione di centrali eoliche, rilanci la pianificazione e la programmazione energetica complessiva, e garantisca un corretto e sostenibile inserimento degli impianti eolici sul territorio, con l’obiettivo di evitarne una diffusione selvaggia e inarrestabile”. Emilia Simonetti rileva “l’assenza di una pianificazione e programmazione malgrado il fenomeno investa migliaia di ettari di estensione complessiva, soprattutto di territorio montano” e sostiene che “si autorizzano campi eolici senza prendere in debita considerazione gli aspetti previsionali e programmatici del Piano Energetico Regionale, sia rispetto alla diversificazione delle fonti alternative (eolico, solare, biomasse, etc), sia in relazione ai rapporti tra la quota di energia prodotta con tali fonti e quella prodotta o producibile con fonti convenzionali”. “Campi eolici – rimarca Emilia Simonetti – sono stati autorizzati anche nei siti interessati dalla ricerca ed estrazione di idrocarburi della Val d’Agri e delle Valli del Sauro e Camastra già sedi del più grande giacimento di idrocarburi liquidi e gassosi dell’Europa continentale con decine di impianti petroliferi, oleodotti strade etc, che ubicati in zone montuose costituiscono un danno agli ecosistema dell’Appennino, oltre che a determinare dubbi sull’efficienza energetica degli impianti che si troverebbero a impattare con i criteri di rugosità del territorio (presenza di monti, boschi, centri abitati). Tali impianti sommati a quelli previsti dall’eolico determinerebbero una densità di infrastrutturazione industriale ed opere connesse insostenibili in aree montuose ed aree protette dell’Appennino meridionale ingenerando una palese commistione tra fonti energetiche diametralmente opposte di energia con grave pregiudizio in termini di svalutazione delle risorse ambientali ed energetiche”. “Consentire una tale massiccia infrastrutturazione eolica – secondo Emilia Simonetti – significa introdurre un elemento estraneo che stride con i più importanti valori di identità del territorio lucano e finisce per alterarli in modo irreversibile. Significa in molti casi distruggere intere e rare comunità di uccelli rapaci. Significa, ancora, rovinare radicalmente il paesaggio, la naturalità dei Parchi, delle aree protette, dei parchi letterari di Isabella Morra e Carlo Levi finanziati tra l’altro con risorse pubbliche. Vuol dire anche, come ampiamente dimostrato, deprimere il valore immobiliare dei terreni e dei centri storici e, insieme, inibire le potenzialità future di sviluppo locale delle piccole imprese basate sulle peculiarità del territorio, sul turismo, sull’agriturimo, sull’agricoltura, sull’allevamento di qualità, sulla silvicoltura”. Simonetti fa riferimento, quindi, alla “punta di un iceberg di una lunga serie di nuove istanze miranti a localizzare centinaia di altri aereogeneratori su territori di altri comuni della Lucania, attirati dalla lusinga di un facile introito finanziario.

La localizzazione indiscriminata di tali impianti sta ingenerando una serie di conflitti anche di tipo legale su scala sovra comunale tra cittadini e società/Regione/Comuni, tra società e Regione e comuni e ancora, tra le stesse società che hanno prodotto e producono istanze innanzi ai Tribunali Amministrativi Regionali”. “Diversi impianti usufruiscono ed usufruiranno – prosegue Simonetti – dei contributi di leggi nazionali, quali ad esempio quelli della 488 del 1992, senza che ci sia come corrispettivo un significativo incremento occupazionale. Per contro, l’arrivo di potenti soggetti finanziari, che assoggettano parti consistenti e significative di territorio lucano, si configura come una palese forma di colonizzazione capace di trasformare estese aree di grande valenza ambientale e paesaggistica o fragili dal punto di vista idro-geologico, in territori “a perdere”. Per molti comuni in difficoltà economica, l’evento si riduce ad una sorta di “svendita” del territorio in cambio di corrispettivi economici pagati dalle società. Il territorio lucano e, in particolare, quello dell’Appennino, rappresenta una importante area di transito per l’avifauna, in special modo per quella migratoria. La bibliografia e le esperienze in materia attestano i gravi impatti negativi, sia diretti (collisioni) che indiretti (sottrazione di habitat naturali e semi naturali) sulle popolazioni di uccelli in particolare su quelle specie rare e minacciate di estinzione. Si disattendono, tra l’altro, gli obblighi previsti dalla recente “Convenzione degli Appennini” sottoscritta anche dalla Regione Basilicata, Ministero dell’Ambiente, e della Tutela del Territorio, Anci, Upi, Uncem, Federparchi e Legambiente”. “Nelle more della ridefinizione – si legge al primo comma dell’articolo 1 della pdl – e approvazione del Piano energetico regionale, che dovrà contenere le prescrizioni per il corretto inserimento degli impianti eolici sul territorio, comunque fino e non oltre il 30 luglio 2007, sono sospese le procedure di valutazione d’impatto ambientale e le valutazioni di incidenza, ai sensi della legge regionale n. 47/1997, nonché le procedure autorizzative, ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”. Il comma 1 – recita la pdl – non si applica “ai procedimenti per la realizzazione di impianti destinati, in via esclusiva, ad alimentare l’erogazione, senza finalità di lucro né margini di profitto, ma in favore di uffici pubblici dello Stato, della Regione, di enti pubblici territoriali, di enti locali o di società a capitale interamente pubblico, nonché in favore di esercenti di pubblici servizi quali i servizi sanitari, i servizi di trasporto pubblico, i servizi di distribuzione di acqua, energia e gas, e per l’autoconsumo privato”. “Per gli impianti di cui al comma 2 – continua la pdl – la potenza e i criteri di allocazione sul territorio saranno definiti da un regolamento approvato dalla Giunta regionale entro trenta giorni dall’approvazione della presente legge”.

All’articolo 2 è stabilito che: “la Giunta Regionale definirà le procedure per la definizione del nuovo Piano energetico regionale, riferito alla produzione regionale di energia, sia da fonti convenzionali, sia da fonti alternative e da fonti rinnovabili, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e ad approvare lo stesso entro i successivi novanta giorni”.

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