Per una ripresa del movimento antinucleare italiano e contro la proliferazione atomica militare.
Sono ormai trascorsi due anni e mezzo dalla “ lezione di Scanzano “, la più gran mobilitazione pacifica lucana contro il deposito nazionale di scorie che avrebbe visto l’imminente ripresa del nucleare in Italia. Il centro nucleare della Trisaia ossia “il nucleare di casa nostra “ continua ad essere la nostra spina nel fianco.Dopo due lunghi anni ancora attendiamo la sistemazione in sicurezza in sicurezza dei rifiuti nucleari ad alta e bassa attività, della condotta contaminata nel mar Jonio e delle fosse nascoste.
Restiamo ancora nell’attesa della restituzione delle barre d’Elk River e dei rifiuti derivanti dalle lavorazioni dell’impianto Itrec agli Stati Uniti .
I tavoli della trasparenza (come avevamo già annunciato nel novembre 2005) sì sino conclusi con un nulla di fatto sul fronte dei risultati operativi, Sogin trincerandosi dietro la burocrazia ha rallentato il cronoprogramma dei lavori. Non sappiamo quando sarà smantellamento l’impianto di riprocessamento Itrec e cosa realmente si fa nel centro Sogin della Trisaia.
Resta inoltre l’incognita del sito provvisorio definitivo, legittimato dal decreto MARZANO, per il quale anche il centro della Trisaia resta candidato.
Il centro inoltre resta nell’occhio del ciclone per inchieste giudiziarie e spy story, questo significa che quarant’anni di nucleare lucano non hanno insegnato nulla.
La Sogin è un’azienda che spende molto denaro in comunicazione, poco nel decommissioning della Trisaia.Ci chiediamo pertanto a cosa le serve costruirsi un’immagine che puntualmente è screditata dalle promesse non mantenute.
Alla Sogin invece per recuperare fiducia sarebbe bastato poco: fare il proprio dovere (ossia mettere in sicurezza il materiale nucleare per la sicurezza e l’incolumità dei cittadini ).I lucani gli avrebbero detto grazie.
La Sogin se non vuole ottemperare ai suoi obblighi (senza che necessariamente si nasconda dietro la burocrazia e le autorizzazioni negate ) lasci il suo mandato.
I cittadini possono comprare la sicurezza da altre società, giacché pagano direttamente in bolletta il decommissioning del nucleare italiano.
Sin d’ora sono pochi i risultati raggiunti dalle istituzioni per i cittadini (poiché non possiamo fare direttamente la sicurezza nucleare ): il Prefetto sta lavorando per realizzare un piano nucleare esterno d’emergenza nucleare e l’Arpab per un monitoraggio ambientale della radioattività La regione e i sindaci del Metapontino devono assolutamente evitare il ritorno del sito nazionale, attivandosi per la riconversione del centro Enea-Sogin della Trisaia con una scuola per lo sviluppo del territorio, la creazione del Parco dei Calanchi ( già candidati come siti ideali) e la Città dei Bambini a Terzo Cavone per chiudere definitivamente le miniere di sale
Ogni vent’anni i nuclearisti ritornano in Basilicata, nel terzo millennio invece vogliono abbreviare i tempi.