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Craco, il paese-fantasma

Quante volte nei peggiori incubi della nostra infanzia abbiamo temuto di essere abbandonati all’interno di un paese-fantasma, uno di quelli grigi, inquietanti che si vedono nei migliori film gialli d’epoca: se vi trovate in provincia di Matera, nei pressi di Ferrandina, provate a imboccare la strada che taglia la valle del Vella e giunge al monte Priato, scendendo lungo la valle del fiume Salandrella-Cavone, a 391 metri d’altezza, troverete Craco, paese-fantasma, primo di quella triade innominabile delle peggiori credenze popolari, che affonda le sue radici nel lontano VIII secolo a.C.; qui, infatti, sono state rinvenute tombe di un antico stanziamento indigeno, che in epoca successiva fu scelto come luogo di insediamento bizantino da parte di monaci italo-greci e nel X sec. d.C. fu ripopolato e rifiorirono le colture.

Le prime documentazioni scritte risalgono all’undicesimo secolo, sotto il nome di Cracum, in seguito trasformato in feudo e affidato, nel corso dei secoli, a diverse casate nobiliari. Nel 1188 il paese fu menzionato con il nome di Graculum  e nel 1276 conobbe un periodo talmente fiorente che fu persino sede universitaria. In questo secolo (XIII) venne costruito il castello, finanziato da un oneroso contributo imposto alla popolazione e che, situato su una rupe, conserva ancora l’originale portale d’ingresso e la torre con splendide finestre. Nel XV secolo Craco appartenne come feudo ad Attendolo Sforza di Cotignola; nei secoli successivi furono eretti numerosi palazzi nobiliari, quale ad esempio Palazzo Grossi. Alla fine del ‘700  anche i contadini di questo piccolo paese, spinti dalle idee liberali, tentarono, con varie sommosse, di occupare le terre comunali ed ecclesiastiche; proprio da un palazzo nobiliare, Palazzo Carbone, i vecchi nobili spararono contro gli insorti repubblicani, che furono poi sconfitti dalle forze guidate dal cardinale Ruffo nel 1799. A causa dei saccheggi operati dalle truppe francesi si ebbero focolai del brigantaggio meridionale: ma nel 1862 una ventina di questi briganti vennero fucilati, a scopo dimostrativo, davanti alla chiesa di San Vincenzo, come “richiamo” forte alla classe dirigente locale che non si era ribellata alle loro incursioni ed era stata troppo tiepida nella repressione. Nel 1963, in seguito a una frana, ultima di una serie di smottamenti iniziati alla fine XIX secolo, il paese fu definitivamente abbandonato e la popolazione si spostò più a valle, nelle contrade Sant’Angelo e Peschiera, dove attualmente risiede.

Oggi completamente disabitato, il borgo vecchio di Craco ci accoglie con il suo castello al sommo della rupe e con un gruppo di case aggrappate alla roccia, dietro alle quali si snodano vicoli, scale, piazzette, senza anima viva, ma con ampi e suggestivi scorci panoramici. Esso è collocato all’interno di un territorio tipicamente argilloso e sabbioso, sul quale si verificano interessanti fenomeni di erosione intensiva, da cui i cosiddetti, affascinanti, “calanchi”; questi si sviluppano sui versanti dei rilievi formati dalle rocce argillose e caratterizzati da vegetazione quasi assente. I profondi e ripidi solchi rappresentano un paesaggio tipico della zona.

Oltre a godere del fascino paesaggistico, nel borgo è possibile visitare la chiesa di San Vincenzo, al cui interno è custodita la statua del santo; la chiesa di San Nicola, che conserva altari barocchi in marmi policromi e due tele appartenenti alla scuola di Luca Giordano raffiguranti la Madonna col Bambino e l’Arcangelo Raffaele. In periferia si può ammirare la chiesa dei frati minori osservanti dedicata a San Pietro, caratterizzata da un interno a due navate, nel quale sono custoditi un altare barocco, una tela del 1600 e un coro ligneo.

Al bando, dunque, le superstizioni popolari: chi decide di avventurarsi tra i suoi ruderi, nell’incantevole cornice dei calanchi lucani, immerso nel silenzio conciliatore, scoprirà che il fascino di questo paesino sta proprio nella sua decadenza, nelle strade e nelle case fatte di pietre e mattoni, testimonianza dello spirito artigiano e del sapere di un mondo antico.