Caro amico mi scrivo. I blog – contrazione di “Weblog”, ovvero sito (web) che conserva traccia (log) – sono un fenomeno recente, ma si sono diffusi in modo vertiginoso nel giro di pochissimi mesi; si tratta di un “diario in rete”. La loro diffusione è stata provocata da eventi di forte impatto, come le elezioni politiche americane, durante le quali i bloggers dei diversi schieramenti sono stati particolarmente attivi, nonché la tragedia del maremoto in Asia, in occasione del quale i Blog hanno favorito il tam tam delle notizie sugli aiuti. Essi possono assumere fondamentalmente due forme: quella del diario personale e quella del contenitore di notizie. Possono infatti essere “personali”, o “informativi”, quando vengono riportate notizie e affrontati argomenti come la politica, l’attualità, la società, l’economia, lo sport. I blog personali che presentano richieste di aiuto e si sono rivelati di grande utilità, basti pensare che in Giappone (dove nascono circa 10mila blog al mese) una madre ha ritrovato la figlia di 11 anni aprendo un blog dal titolo “Where are you, A-chan”.Esistono casi in cui alcuni di essi hanno finito per avere una inaspettata influenza persino sulla politica, in virtù di una risonanza crescente. Nel 2002, ad esempio, alcuni bloggers hanno costretto alle dimissioni il senatore repubblicano Trent Lott, che si era lasciato sfuggire una frase razzista, mentre altri analogamente, hanno fatto pressione affinché venissero svolte delle indagini sulla Guardia Nazionale di Bush. In generale, i Blog tendono a moltiplicarsi in corrispondenza con eventi di attualità di forte impatto (le elezioni, la guerra); secondo la Perseus Development Corporation, nel 2005 nel mondo ce ne saranno 50 milioni. La moda dei Blog, che è partita dall’America ma si è diffusa rapidamente in tutto il globo (ormai ne esistono in tutte le lingue), in Italia è esplosa solo recentemente.
Ma chi sono i lettori dei blog? Per rispondere a queste domande si possono utilizzare i risultati del sondaggio sulla blogosfera italiana, effettuato dalla società Blogo nel periodo compreso tra l’11 novembre e il 10 dicembre 2005. Il campione ha interessato 4.803 soggetti, provenienti dai 150 maggiori blog italiani. Dai dati si ricava che i blog sono maggiormente diffusi tra soggetti che hanno un’età compresa tra i 20 e i 39 anni. In particolare il 38% del campione ha tra i 20 e 29 anni e il 29% tra i 30 e i 39. Il 16% invece ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni e un soggetto su dieci ha più di 50 anni. Viceversa, sono meno diffusi tra i giovanissimi (il 7% ha meno di 20 anni). I bloggers sono principalmente di sesso maschile: 78% di maschi contro il 22% delle femmine. La maggiore diffusione dei diari on line tra i lettori che hanno un titolo di studio medio-alto: più della metà del campione (59%) possiede un diploma di scuola superiore e uno su quattro (25%) è laureato. Sono poco diffusi invece tra coloro che hanno il titolo di scuola media inferiore (14%). Fino al 2005 la Perseus Development Corporation ha contato 50 milioni di blog nel mondo: si tratta di un numero elevatissimo ma sempre indefinito a causa delle migliaia di diari che quotidianamente nascono (e muoiono) in Rete. La maggior parte degli intervistati, infatti, legge fino a cinque blog (70%) e quasi uno su quattro (22%) dichiara di leggerne tra i 10 e i 20. Addirittura l’8% del campione risponde di consultarne più di 20. Alcuni raggiungono una notevole notorietà all’interno della Rete e diventano un punto di riferimento per un gran numero di persone, che ripongono nelle informazioni contenute nei blog massima fiducia e credibilità. Lo confermano i risultati del sondaggio dai quali si evince che se il 35% li legge per consultare “notizie fresche”, il 42% lo fa per avere informazioni che non si trovano altrove (21%) o che non siano censurate (21%). Il 16% trova invece nei blog “maggiore personalità” e il 7% rintraccia opinioni simili alle proprie.
Il podcasting. Fenomeno recente (soprattutto in Italia), ma che si sta diffondendo rapidamente, è quello rappresentato dal cosiddetto “podcasting”. Il termine è apparso per la prima volta in un articolo del giornalista americano Doc Searls pubblicato all’interno di un blog: successivamente il concetto è stato ripreso dalla rivista Wired. Tuttavia il suo inventore è un deejay di MTV, Adam Curry, il primo fra i sostenitori della radio-fai-da te. Podcasting (Personal Option Digital Casting) è frutto della crasi di due termini: iPod (in riferimento al celebre mp3-player) e broadcasting. Esso consiste essenzialmente nella possibilità di diffondere, con la complicità della Rete, piccole trasmissioni radiofoniche autoprodotte, che affrontano tematiche di vario genere. Questi files possono essere ascoltati attraverso il pc o trasferiti sui sempre più diffusi mp3player. La vera novità introdotta dal podcasting non è rappresentata dalla modalità di fruizione, quanto dalla semplicità con la quale l’utente può diventare, senza possedere conoscenze tecniche eccezionali, egli stesso autore dei palinsesti digitali.
Anche per i podcast non esiste controllo e/o censura e chiunque lo desidera può autoprodurre contenuti di qualsiasi genere e diffonderli in tutto il mondo. A Singapore, ad esempio, è diventato un mezzo per bypassare i media controllati dallo Stato, altamente censurati e utilizzati dal Governo per gestire l’opinione pubblica. Questa situazione ha portato l’SDP, il Singapore Democratic Party, ad adottare il podcasting per mediare la sua comunicazione politica.
Si stima che più di 22 milioni di americani possiedono un iPod o un qualsiasi lettore mp3 e il 29% di essi ha, almeno una volta, scaricato dalla Rete un podcast. Alcuni giornali, inoltre, spinti dalla crescente domanda di podcasting da parte di un’utenza sempre più hitech, hanno creato propri palinsesti radio da diffondere sul web: Washington Post, Business Week e Forbes. In Italia, sono soprattutto i cosiddetti blogger ad offrire ed usufruire dei podcast, una moda destinata probabilmente a rivoluzionare il sistema di comunicazione mediatica (in primis quello radiofonico).
Opinione pubblica reticolare. Nel villaggio globale il potere si ristruttura e si misura attorno alla produzione e alla capacità di trasmissione dell’informazione, le reti informazionali con la loro struttura nodale determinano le politiche dei governi e dirigono le economie. Tuttavia le stesse tecnologie, che permettono ai grandi centri di potere di orientare i flussi finanziari e compiere transazioni da un continente all’altro con un “click”, sono ormai anche a disposizione della maggior parte dei cittadini del globo. Si crea un nuovo senso di appartenenza insieme a nuovi linguaggi e idee che generano coesione e interazione tra persone e gruppi eterogenei e trasversali. Si configura così un nuovo paradigma dell’informazione basato sull’accesso “aperto”, sulla partecipazione e sulla possibilità per chiunque di elaborare, creare e trasmettere informazione. Così accanto all’opinione pubblica massmediale e tradizionale si è andata affermando negli ultimi decenni quella che G. M. Fara ha definito una opinione pubblica reticolare che si alimenta dell’esperienza del vissuto quotidiano. Quest’ultima nasce dal basso, considera con sempre maggior sospetto i messaggi e le indicazioni che, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, giungono dall’alto, si libera dai vincoli dell’appartenenza ideologica e accetta sempre meno di essere eterodiretta e manipolata.
Un’opinione pubblica massmediale e tradizionale da una parte e un’opinione pubblica reticolare dall’altra che si fronteggiano nei non luoghi dell’informazione dove, oltre allo scontro, è possibile anche la commistione, dove è difficile distinguere quale sia l’influenza che l’una esercita sull’altra e viceversa, quali i meccanismi, quali le prossime future derive e prospettive informative.
[ ANNO II – APRILE 2006 – NUMERO 13 ] NUOVI CANALI PER L’OPINIONE PUBBLICA: BLOG E PODCASTING
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