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[ ANNO II – MARZO 2006 – NUMERO 10 ] INVESTIMENTI RURALI E BENEFICI TERRITORIALI

L’agricoltura biologica. L’Italia rappresenta uno dei maggiori produttori biologici in Europa, anche se la tendenza degli ultimi anni registra un andamento negativo. I dati riferiti alla Sau registrano un incremento fino al 2001, mentre sia nel 2002 che nel 2003 si rileva un abbandono del metodo di produzione biologica da parte di molti imprenditori meridionali (soprattutto in Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) a causa dei minori incentivi previsti dal Reg. (CEE) n.2078/92.
Il numero delle aziende di produzione biologica a livello nazionale segna un vistoso decremento (da 51.120 del 2000 a 44.034 del 2003), mentre a livello regionale l’andamento è piuttosto disomogeneo. Le regioni che nel passato vantavano numeri consistenti di aziende a produzione biologica sono le stesse che registrano negli anni il decremento maggiore (Sicilia, Sardegna e Puglia e Calabria), pur continuando a detenere il primato per la presenza di queste aziende sul territorio. Al contrario, si verifica un incremento del numero di aziende a produzione biologica in quelle regioni quali l’Abruzzo, la Basilicata, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e la Valle d’Aosta che nel 2000 si attestavano su valori piuttosto contenuti. Per quanto riguarda gli orientamenti produttivi delle coltivazioni biologiche, la superficie maggiore è utilizzata per i foraggi (296.997 ettari), a seguire prati e pascoli (263.003 ettari) e cereali (209.376 ettari). I fiori ornamentali rappresentano la quota minore di superficie a coltivazione biologica (102). Malgrado un marcato ridimensionamento rispetto alle prospettive di crescita dei primi anni di diffusione del biologico in Italia, questo circuito di vendita mantiene inalterata la sua importanza per il comparto e, tramite i mercatini, consente agli operatori di mantenere un contatto diretto con la clientela. Perché il settore si sviluppi ulteriormente, è necessario superare alcune difficoltà legate, oltre che ai costi dei prodotti dell’agricoltura biologica generalmente superiori a quelli dei prodotti convenzionali, alle difficoltà strutturali della distribuzione. Si tenga presente, infatti, che il principale canale distributivo resta la vendita al dettaglio e che, sebbene la situazione si sia evoluta negli ultimi anni, gli ipermercati e i supermercati che distribuiscono prodotti biologici costituiscono ancora componenti residuali nella catena di distribuzione. E laddove essi esistono (soprattutto nelle regioni del Nord-Italia), molto spesso non risultano adatti a valorizzare al meglio i prodotti, essendo questi ultimi generalmente relegati nei corner, cioè in appositi settori dedicati agli health foods, in cui i prodotti biologici vengono confusi con i prodotti dietetici per adulti. Quando addirittura non finiscono per confluire negli stessi settori dei prodotti merceologicamente affini (soprattutto quando si tratta di prodotti freschi come, per esempio, latte e yogurt) e, dunque, venduti come merce convenzionale. In questo nuovo scenario, caratterizzato dalla totale liberalizzazione degli scambi e dalla libera e globale circolazione delle merci (oltre che del lavoro, dei capitali e dei servizi), è necessario che l’azienda-impresa agricola si accrediti come realtà nuova orientata verso la ricerca di vantaggi competitivi (e anche maggiori profitti) rappresentati non più soltanto dai prezzi, ma anche dalla garanzia di qualità e dalla sicurezza alimentare.
Il turismo in agricoltura: matrimonio fruttuoso. Si calcola che – tra ospitalità, acquisti di prodotti tipici e ristorazione – il mercato dell’agriturismo muova complessivamente circa 800 milioni di euro ogni anno. Nell’arco temporale compreso tra il 1999 e il 2004 il giro d’affari del settore agrituristico è cresciuto del 128%, a fronte di un incremento complessivo delle aziende attive nel settore pari al 53% (dalle 8.500 del 1999 alle 13.000 del 2004). I turisti che nel 2004 hanno scelto le mete agricole sono stati circa 12 milioni, tra italiani e stranieri. Di questi, i 3/4 sono enoturisti sulle “Strade” e nelle “Città del vino” e visitatori di sagre e feste di paese mentre circa 3 milioni sono gli ospiti delle aziende agrituristiche. Gli stranieri sono circa un quinto del totale; la loro presenza appare aumentata nell’arco temporale considerato in misura proporzionalmente maggiore a quella degli ospiti italiani. Il settore dell’agriturismo presenta un’intensa diffusione soprattutto nelle regioni settentrionali (40%) e centrali (39%) del Paese, ove si concentrano complessivamente il 79% delle aziende totali. Nel Sud e nelle Isole (21%) si registrano invece presenze meno numerose, e la quota complessiva si aggira a circa un quinto delle imprese totali.
Un’attività in crescita: l’escursionismo pedestre. La pratica dell’escursionismo pedestre rappresenta una delle attività prevalenti che occupano le giornate dei turisti europei. Secondo una ricerca dell’English Tourist Board, l’80% dei turisti estivi camminano in ambienti naturali durante le vacanze, e tale percentuale appare in netta espansione anche nell’ambito delle vacanze invernali. In Italia si contano ben 3 milioni di escursionisti pedestri, altrettanti in Francia, 10 milioni nel Regno Unito. Ancora, si consideri che un cittadino svedese su tre si dedica a tale attività e che questa proporzione sale ancora nel Regno Unito. È ovviamente difficile rappresentare un profilo omogeneo dell’escursionista pedestre, considerando l’ampiezza e l’articolazione delle categorie che si dedicano a tale attività. Si possono tuttavia individuare, schematicamente, alcune tendenze di fondo del settore: l’escursionismo diviene un’attività svolta sempre più in un contesto familiare: meno attività “sportiva” e più esperienza ludica comunitaria, in cui la condivisione di un ambiente naturale diviene un importante elemento di socializzazione e di relax; a parziale conseguenza di ciò, crescono le escursioniste donne, che divengono circa il 50% del totale; l’attività dell’escursionismo pedestre conosce una preferenza esplicita da parte di un pubblico ultracinquantenne; dal punto di vista dello status sociale, si nota una predominanza numerica dei camminatori con status medio-alto. L’escursionismo pedestre è quindi un’attività capace di invitare sul territorio un’utenza pregiata, pronta a trattenersi in tali aree per periodi di tempo non brevissimi (a differenza dello sportivo, la famiglia stende la propria vacanza in un arco temporale generalmente non inferiore ai sei-sette giorni).
I prodotti di qualità. Nel 2004, l’Italia di recente ha raggiunto la quota di 136 prodotti di qualità (Dop e Igp) registrati, ponendosi allo stesso livello della Francia, mentre nel 2003 i riconoscimenti per il nostro Paese sono stati 13 e sono ancora molti i prodotti in attesa di ottenere il riconoscimento comunitario.Il fatturato complessivo delle denominazioni tutelate italiane, compreso il vino, rappresenta circa il 10% del settore agro-alimentare e circa il 16% dell’export. Queste cifre dimostrano il peso sempre più rilevante della produzione di qualità del nostro Paese. Le presenze maggiori (30%) di Dop e Igp italiani è rappresentata dai prodotti ortofrutticoli, seguono i formaggi (23%), l’olio d’oliva (22%), i salumi (19%) e altri prodotti (6%).
Vini. In Italia ci sono 330 vini a denominazione, di cui 28 Docg e 302 Doc, e 115 vini Igt. Il Nord produce il 57,3% del vino a denominazione italiano (7,9 milioni di ettolitri). Fra le regioni produttrici si distinguono il Piemonte, che può vantare 45 vini Doc, la Toscana (34 vini Doc), il Lazio (26 vini Doc) e la Lombardia (15 vini Doc e 13 Igt). Nella vendemmia del 2004 la produzione di vini Doc e Docg ha raggiunto i 16,6 milioni di ettolitri, cioè il 33% del totale del vino prodotto nel nostro Paese; includendo il vino Igt, la percentuale di vino di qualità prodotto in Italia sul totale ammonta al 60%.