“Decommissioning”. Con il termine “decommissioning” si intedono le «(…) azioni tecniche e procedurali, successive alla cessazione dell’esercizio degli impianti nucleari atte a rispristinare lo stato originale del sito o ad assicurare il contenimento sicuro della radioattività residua».
In Italia il problema dello smantellamento degli impianti nucleari è ormai consistente. Gli impianti della prima generazione (Garigliano, Latina, Trino Caorso), essendo trascorsi 45 anni dalla loro costruzione, sono arrivati alla fine del loro ciclo da circa vent’anni. Occorre inoltre rilevare che in Italia le attività di decommissioning, a differenza di altri paesi, non hanno ancora trovato una collocazione ben definita nell’ambito delle normative vigenti.
Rischio tecnologico. Il concetto di “rischio tecnologico”, di per sé già una metafora, come nel caso del Garigliano, si salda sempre di più con altre espressioni come i “rischi ambientali”, i “disastri naturali”, le “emergenze catastrofiche”, gli “stress” in aree industriali congestionate, l’azione endemica e l’effetto stock di molte sostanze prodotte dall’uomo e immesse nei cicli vitali (si stimano da 40.000 a 70.000 i prodotti chimici complessivamente introdotti dall’uomo in quantità e modi diversi nei cicli naturali, con un ritmo di immissione di nuovi prodotti di circa 1.000 all’anno), le situazioni di inquinamento in tracce, ma diffuso e persistente, di artificializzazione continua del territorio. Si pensi, inoltre, a nuove forme di “aggressione” quali il rumore, i campi elettrici e magnetici, le deturpazioni paesaggistiche per arrivare, infine, alla paventazione di vere e proprie catastrofi o crisi ambientali globali, quali le piogge acide, il buco dell’ozono e l’aumento della CO2 con il conseguente effetto serra e scioglimento dei ghiacciai. Il tema rischio è presente in maniera diffusa nei problemi di traffico, nelle condizioni di vita urbana (rifiuti, inquinamento nei luoghi chiusi) e nel settore dell’agricoltura intensiva. È in fase di incubazione per quanto riguarda la manipolazione genetica e le nuove tecnologie riproduttive.
Gestione tecnologica. La gestione tecnologica investe anche dimensioni istituzionali, politiche e sociali (si parla infatti di rischio tecnologico di tipo politico-istituzionale, di tipo sociale e così via) fino a investire problemi etici (gli effetti sulle future generazioni, l’equità della distribuzione dei vantaggi e svantaggi delle nuove tecnologie) e filosofici in genere. Il conflitto tecnologico non si esaurisce dunque in un conflitto sui rischi, ma vede emergere un orientamento da parte della opinione pubblica sempre più attento e critico verso i costi della tecnologia e meno disponibile verso i vantaggi che procura. In particolare, l’energia nucleare in Italia è nata enfatizzando i vantaggi tecnologici ed economici che avrebbe prodotto. In effetti oggi sono tutti concordi nell’affermare che, a causa della mancata economia di scala sul nucleare, l’impresa è stata prima di tutto un fallimento economico. I costi del decommissioning non erano infatti compresi nelle analisi degli economisti che proponevano questa fonte come alternativa ad altre: questi costi li stiamo pagando oggi e li pagheremo non si sa per quanto tempo. Come essi verranno calcolati non è dato sapere. Resta il fatto del danno, di immagine, sanitario, di sviluppo economico e sociale che le popolazioni del Garigliano hanno subìto a causa della presenza della centrale. Non basta l’occupazione prodotta negli anni in cui la centrale ha funzionato a pareggiare il conto, perché il territorio e la sua popolazione hanno fortemente pagato in termini di perdita di opportunità alternative all’atomo. I contadini di Caorso vendevano i loro pomodori con una striscia sulla cesta in cui si leggeva “Monticelli di Ogina”, il paese vicino che non identificava il loro prodotto con la centrale nucleare. D’altra parte il problema del decommissioning risulta rilevante per alcuni comuni in tutta Italia. Nel 2003 i comuni di Caorso, Trino Vercellese, Latina, Saluggia, Sessa Aurunca, Bosco Marengo, Rotondella, Anguillara, Pisa e Ispra, presentarono all’attuale Governo una bozza di accordo di programma relativo alle azioni da compiere per il decommissioning dei vari impianti nucleari esistenti sul loro territorio. Il documento prendeva lo spunto dal testo-bozza del Governo “Accordo di programma per la gestione in sicurezza degli esiti del nucleare”, e conteneva una precisa richiesta di tutela della salute dei cittadini e una corretta informazione sulle azioni di Sogin. La parte rilevante di tale testo riguardava il coinvolgimento attivo degli Enti locali nelle azioni di decommissioning, poiché i Comuni ritenevano, a ragione, che tali azioni avrebbero avuto conseguenze sul loro sviluppo futuro. Pertanto nel documento si affermava che, qualora non fossero state soddisfatte le richieste degli Enti locali, questi ultimi non avrebbero rilasciato le necessarie licenze di propria competenza.

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