Oltre il 58% della manovra di contenimento, prevista dalla Finanziaria 2005, della spesa pubblica totale riguarda la riduzione delle spese degli enti decentrati, una quota che aumenterà sensibilmente anche nei prossimi due anni (73,4% nel 2006, 76,4% nel 2007). A risentire maggiormente dei tagli saranno le Amministrazioni provinciali e comunali, che dovranno far fronte ad una “stretta” rispettivamente pari al 3,5% e al 3,9% delle spese correnti; le Regioni, dal canto loro, dovrebbero operare un taglio più ridotto pari allo 0,3%.
L’Eurispes, per il terzo anno consecutivo, ha misurato il livello di attuazione del federalismo da parte degli Enti locali attraverso lo stimatore LIF, Livello di Impegno Federale. Cinque gli indicatori considerati nell’analisi dei conti consuntivi delle Amministrazioni comunali, relativi al biennio 2001-2002: autonomia impositiva, autonomia finanziaria, dipendenza erariale, rigidità strutturale e incidenza delle spese del personale. Sono state utilizzate due misure: una statica, volta a determinare il grado di autonomia raggiunto, l’altra dinamica, che concentra l’attenzione sulla maggiore o minore rapidità con la quale gli Enti comunali territoriali si appropriano delle nuove opportunità e quindi la velocità di crescita del federalismo. Al fine di determinare la classifica del livello di impegno federale dei Comuni è stato predisposto un sistema di attribuzione dei punteggi sulla base di alcuni indici che scaturiscono, come premesso, dall’elaborazione dei bilanci delle Amministrazioni comunali di ogni regione.
Dall’analisi dei dati emerge che le Amministrazioni comunali della Lombardia dimostrano di essere gli Enti locali più autonomi d’Italia, ponendosi in cima alla classifica elaborata dall’Eurispes con 380,6 punti. A seguire i comuni del Veneto (369,5) e la Liguria (369,1), che confermano la loro posizione rispetto all’anno precedente, l’Emilia Romagna (366,6) e il Trentino Alto Adige (365,2). Da rilevare, inoltre, che sono sei le regioni che, rispetto alla graduatoria relativa all’anno precedente, guadagnano posizioni: Lombardia, Lazio e Marche in testa, le cui Amministrazioni comunali salgono di 4 posizioni nella classifica generale dell’autonomia posizionandosi rispettivamente al primo posto (5° posto nel 2004), al settimo posto (11° posizione nell’anno precedente) e nono posto (rispetto al 13° del 2004). Seguono: Liguria, Toscana e Valle d’Aosta che avanzano di una posizione rispetto a quella registrata l’anno precedente. In coda alla classifica si collocano, esattamente come per il 2004, le Amministrazioni comunali di Campania (269,9), Calabria (249,8), Basilicata (242,51) e Sicilia (213,5), penalizzate principalmente da una dipendenza erariale che supera mediamente la soglia del 45%. Un dato sul quale occorre riflettere considerato che il regime di assistenza finanziaria sulle entrate correnti rappresenta appena l’11,3% per l’Emilia Romagna e il 13,2% per la Lombardia. Inoltre, anche il grado di autonomia finanziaria mostra forte variabilità fra il massimo registrato dall’Emilia Romagna (83,4%) ed il minimo riscontrato nell’isola siciliana (35,1%). L’indicatore LIF presenta la consueta caratteristica di variabilità territoriale: ad eccezione delle Amministrazioni comunali localizzate nelle Regioni a Statuto speciale (esclusa la Valle d’Aosta), che registrano valori inferiori al dato medio, l’indicatore assume valori più elevati nelle Regioni del Centro-Nord. La Lombardia ottiene il migliore piazzamento, oltre che nella classifica delle Amministrazioni comunali più autonome, anche nella graduatoria generale LIF delle Amministrazioni comunali che offre, attraverso un’analisi del biennio 2001-2002, il livello di impegno realizzato dalle realtà comunali per il raggiungimento della piena autonomia. Seguono: l’Emilia Romagna (con un punteggio di 461,1, vale a dire solo con un punto di distacco dalla prima classificata), la Toscana (456,6), il Piemonte (454) e il Lazio che occupa il quinto posto con 447,2 punti. Significativo il piazzamento della Puglia al 10° posto, unica fra le regioni del Sud che, malgrado continui, come le altre regioni del Meridione, a far leva principalmente sui trasferimenti e sui contributi provenienti dallo Stato, testimonia un crescente interesse ed impegno dei Comuni a raggiungere più adeguati livelli di autonomia. Un percorso ad ostacoli la cui piena attuazione dovrà necessariamente passare attraverso un inasprimento della fiscalità locale, affinché gli Enti comunali possano “pareggiare” i bilanci per continuare a garantire e/o migliorare il livello dei servizi ai cittadini.

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