Nonostante tutto, in questi ultimi anni, le esportazioni italiane sono cresciute, dimostrando la vitalità del nostro sistema agro-alimentare. Per quel che riguarda le esportazioni la crescita è stata considerevole fino al 2002 (+58% fra il 1992 e il 2002); a trainare l’export sono stati soprattutto i prodotti dell’agricoltura (non trattati), i prodotti trasformati a base di carne e i preparati e le conserve di frutta e di ortaggi. Nel 1993 la quota di esportazioni era di 9.568 milioni di euro, aumentata negli anni successivi fino ad arrivare a quota 15.144 milioni di euro nel 2002, valore rimasto pressoché uguale nel 2003.Le importazioni, sempre nello stesso arco di tempo considerato, sono aumentate del 47%; va sottolineato che il 2003 è un anno in controtendenza: infatti se, come si evince dai dati, l’export ristagna, l’import ha ripreso vigore (+2%) in particolare nel settore agricolo con un +5%. Nonostante l’aumento delle esportazioni, le importazioni agricole italiane restano ancora molto superiori: la differenza a nostro svantaggio dell’interscambio è di quasi 10 miliardi di euro. Fra i prodotti tipici sono da segnalare le ottime performance delle esportazioni del vino con un +154% fra il 1993 ed il 2003, buona anche l’esportazione di formaggi con un più 10% nel 2003 rispetto all’anno precedente; rimane su livelli costanti invece l’importazione di olio di oliva. L’Italia si conferma paese esportatore netto di vino e importatore netto di olio e carne, mentre benché passiva la bilancia dei formaggi mostra anche una forte capacità di esportazione. Il bilancio complessivo dei prodotti alimentari da e per l’estero è fortemente negativo per l’Italia. Il saldo negativo della bilancia alimentare italiana era nel 2001 di -9.787 milioni di euro, la situazione è migliorata nel 2002, ma nel 2003 il deficit alimentare è salito nuovamente di 5 punti percentuali.Occorre sottolineare che il deficit alimentare, di quasi 10 miliardi di euro, ha lo stesso valore dell’intero deficit commerciale dell’Italia. L’interscambio alimentare con l’Ue e i principali paesi industrializzati. L’interscambio della bilancia alimentare per due terzi si svolge nell’ambito dei 15 paesi originariamente facenti parte dell’Unione europea, ma il trend, rimane invariato: infatti il saldo commerciale che nel 2002 ha registrato un miglioramento del 4%, nell’ultimo anno è invece peggiorato di 11 punti. L’analisi dei dati mostra che l’Italia attualmente scambia i suoi prodotti alimentari soprattutto nell’ambito dei “15”; tuttavia questi dati sono da leggere in prospettiva. Infatti, come già accaduto in passato, l’allargamento dell’Unione europea comporterà cambiamenti sostanziali riguardo la composizione della bilancia alimentare italiana sia per le nuove opportunità offerte dal mercato sia per le nuove criticità che inevitabilmente si porterà dietro. Vale la pena sottolineare il dato positivo della riduzione del deficit anche per l’anno 2003 riguardo il saldo della bilancia dei prodotti dell’industria alimentare: +1%. Nell’arco di 10 anni il peggioramento del saldo della bilancia alimentare nel suo complesso è andato di pari passo con quello dei prodotti dell’industria alimentare; infatti, in entrambi i casi, si è verificato un peggioramento del 29%, con una media annua di quasi il 3%. Il paese da cui importiamo di più è la Francia: è del tutto evidente il saldo negativo con questo paese nel 2003 (-2.201), consistente anche nel 1993 con un valore attestato a -2.571 milioni di euro. Per quel che riguarda il volume complessivo dell’import-export, primeggia l’interscambio con la Germania. Con la sola eccezione del Regno Unito, l’Italia presenta un saldo negativo con quasi tutti i paesi europei; stupisce il saldo negativo con paesi con economie molto più piccole della nostra, quali Olanda e Spagna, verso cui l’Italia ha un deficit alimentare rispettivamente di -1.785 e di -1.902 milioni di euro. È da sottolineare, in particolare, la performance del paese iberico, protagonista di una costante ascesa economica a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, che ha portato il suo avanzo commerciale (in questo settore) verso l’Italia da +476 milioni di euro nel 1993 a +1.902 nel 2003. Infine, è da evidenziare il ribaltamento del saldo alimentare del nostro Paese con gli Usa, passato da un -186 nel 1993 ad un +338 dello scorso anno, nonostante l’indebolimento del dollaro.
Bilancia alimentare e bilancia commerciale. Il leggero miglioramento registrato nel saldo della bilancia alimentare degli ultimi anni si riflette nel seguente modo: infatti l’incidenza percentuale delle importazioni è andata diminuendo dal 2001 passando dal 28,6% al 26% del 2003, nonostante un aumento del fabbisogno alimentare complessivo dell’8% circa fra il 2001 e il 2003.Significativi, alcuni dati che ci fanno capire come la totalità del saldo negativo della bilancia commerciale italiana sia costituito dal saldo negativo della bilancia alimentare: fra il 2001 e il 2003, mentre il saldo commerciale complessivo dell’Italia è migliorato notevolmente salendo da un -9.233 ad un -1.618, quello alimentare è, sia pur di poco, aumentato passando da -9.787 a -9.818. La silvicoltura. Anche la silvicoltura mostra un costante deficit, superiore negli ultimi anni ai 400 milioni di euro, dei quali la metà nei confronti dei paesi dell’Unione europea. A differenza di quanto precedentemente analizzato dove il saldo della bilancia alimentare registra nel 2003 un -5%, il rapporto import-export dei prodotti della silvicoltura presenta un andamento nettamente positivo anche nel 2003 (+6%), da attribuire, comunque, più alla contrazione delle importazioni che ad un miglioramento dell’export. Ma se consideriamo l’arco dei dieci anni che vanno dal 1993 al 2003, si può osservare che in questo periodo l’export è quasi raddoppiato mentre le importazioni sono aumentate del 13%.

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