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Giù le mani dalla riconversione

Un recente articolo del Sole 24, alcuni ritorni sulla stampa locale ed un convegno (il tutto guarda caso in un breve lasso di tempo) hanno riacceso i riflettori sulla questione della centrale in Val Basento, proposta da Energia Spa (gruppo Cir) presso Tecnoparco Spa. Dalle informazioni raccolte si apprende come il proponente stia lavorando per ottenere dalla Regione Basilicata il consenso su un nuovo progetto da 600 Mwe. Una scelta, quella del gruppo milanese, utile, a suo dire, ?ad andare incontro alle richieste delle popolazioni locali?. Una offesa, dal nostro punto di vista, poiché il vecchio progetto, bocciato dal Comitato Tecnico Regionale per l?Ambiente, era pari ad 800 Mwe, e l?attuale sarebbe di dimensioni sostanzialmente simili a questo e sempre troppo distante dalle scelte che istituzioni locali, associazioni e cittadini hanno indicato con chiarezza come percorso sostenibile ed utile al supporto infrastrutturale sufficiente per l?area di Pisticci Scalo.
La strada indicata in maniera inequivocabile dalle istituzioni locali (Provincia di Matera, Comuni di Pisticci e Ferrandina) e sostenuta sin dal principio dalle associazioni e dalle popolazioni interessate è quella della riconversione dell?attuale centrale, alimentata in parte ad oli, con una di egual potenza, ma a tecnologia più pulita. Quindi non oltre gli 80 Mwe. Questo percorso ha messo d?accordo la politica locale con la società civile e, nell?ottica dei principi di democrazia partecipata che la Regione Basilicata dice di tener tanto a cuore, rappresenta una conquista ed un punto di arrivo da cui non si può più retrocedere. La via indicata dai territori per la centrale in Val Basento è quella delle riconversione, a sposare questa soluzione manca solo la massima istituzione lucana, alla quale chiediamo di recepirla presto.

Al nuovo governo regionale, che ha anticipato di voler guardare alla correttezza delle scelte ambientali, chiediamo di sposare questa soluzione che rappresenta la richiesta unanime dei territori interessati. Chiediamo, altresì, di rigettare una proposta progettuale come quella di cui si parla di recente (600 Mwe). Tra l?altro, una delle ragioni per cui i sostenitori del si hanno spiegato che una centrale piccola non sarebbe allocabile (ma vi sono molti esempi di turbogas a livello nazionale che smentiscono questa inesattezza), è che i moduli minimi per questo tipo di turbogas sono da 400 Mwe. E adesso, invece, com?è possibile, dal punto di vista tecnico, che si realizzi un impianto da 600 Mwe?

Altre strade diverse a quelle della riconversione, oltre a porre in essere un braccio di ferro tra istituzioni a diversi livelli e tra governo regionale e cittadinanza, giustificherebbe il pretesto di sostituire l?attuale centrale con una tre volte più potente dell?intero fabbisogno regionale inevaso, rispondendo solo alla logica del profitto privato. No a nuovi ricatti che fanno leva sui drammi occupazionali della Val Basento per introdurvi qualunque impianto produttivo dietro il miraggio dei posti di lavoro. Facciamo anche presente che nella zona insistono già la società Tecnoparco con il suo pesante fardello di reflui provenienti da fuori regione e nazione; una serie di industrie chimiche che in passato ha determinato l?inquinamento dei siti, inseriti fra quelli da bonificare a rilevanza nazionale; i pozzi Eni ancora da bonificare; il fiume Basento, tra i più inquinati d?Italia; varie discariche autorizzate e non. A breve potrebbero aggiungersi l?Ecoil, con migliaia di tonnellate all?anno di oli esausti da tutta Europa ed un inceneritore. Potremmo anche essere custodi ignari di un cimitero (uno solo?) di rifiuti radioattivi.

Abbiamo l?Enea sulla quale, di recente, esponenti politici di tutti i livelli sino ai vertici parlamentari lucani chiedono di far luce perché non è nemmeno chiaro quali siano e siano state le sue reali attività. Ci sono, ancora, discariche abusive di inerti in grande quantità; rifiuti pericolosi (a quando la bonifica di quelli di fosso Lavandaio a Marconia e dei fusti di materiale tossico-nocivo posti sotto sequestro giudiziario e giacenti in un capannone industriale a Pomarico?); coste cementificate e Sic deturpati (come confermano anche le due bandiere nere recentemente assegnate a Scanzano e Pisticci per i megavillaggi ed il sequestro giudiziario del cantiere del Porto degli Argonauti). Chiediamo solo che non si infierisca ulteriormente. La missione di questo territorio è nel turismo, nell?agricoltura (da offrire attraverso la persecuzione della qualità), nella tipicità.

Energia Spa potrebbe vantare un accordo con Legambiente che, secondo la personale interpretazione di qualcuno, rappresenterebbe la garanzia della bontà del suo agire? Noi preferiamo rimarcare che non è ?la parte buona? e ?sostenibile? della sua mission che Energia Spa porta in Basilicata, ma quella collegata al business dell?energia e del gas, che nulla ha a che vedere con i progetti di risparmio energetico sull?illuminazione esterna. Oltre a recensire spot al proponente, perché non s?indaga sulle vere cause del fallimento della Val Basento? Ricordiamo solo che una commissione d?inchiesta relativa alla zona industriale di Pisticci Scalo concluse dicendo che qui ?sono tutti bravi, ma i risultati sono pari a zero?. Eppure su quest?argomento continuiamo solo ad essere distratti da un assordante silenzio.

Sulle ragioni per cui tante imprese vanno via dalla Val Basento bisogna dire la verità. La Cfp, ad esempio, pur avendo grandi necessità di energia, decide di smobilitare per motivi del tutto scollegati alla questione energetica. Le ragioni del fallimento della politiche industriali in Val Basento sono ben individuabili, ma noi continuiamo a non sentirne parlare. Speriamo non ci voglia un’altra inchiesta dell?Espresso per farci notare quello che da tempo è sotto gli occhi di tutti.

Associazioni firmatarie:

Allelammie
Anspi
La Spiga
Lipu
Mp3
Nimer