Un grande convegno sul Piano del Parco, la festa della madonna del Pollino, un giovane escursionista, partito per fare una passeggiata, sbaglia sentiero, passa la notte all?addiaccio, stanco, precipita giù dalla parete Ovest del Pollinello e una lettera al wwf da parte del presidente Fino.
Quattro storie che in apparenza non hanno nulla in comune.
O forse hanno una montagna in comune, indifferente se si discute di Pianificazione, se si festeggia la ricorrenza della Madonna del Pollino o se accade una disgrazia. Una marea di accademici è invitata a Terranova del Pollino a discutere del Piano del Parco.

Dopo il saluto di benvenuto del sindaco Golia apre i lavori Mimmo Pierangeli , professore ed organizzatore del convegno, esordendo con una frase sibillina ?il parco non funziona!?, poi ribadisce il ruolo dei cittadini nel Parco ed, infine, si lancia in una lunga cronistoria della ?genesi del Piano del Parco?.
° Nel 1997 il consiglio direttivo di allora approva il bando di gara per la redazione del Piano del Parco;
° Nel 1999 affidamento della stesura del Piano alla società Bonifica Italico di Roma;
° Nel 2003 consegna di una prima bozza rispedita al mittente dall?allora direttore dell?Ente perché non rispondeva ai requisiti richiesti;
° Nel febbraio 2004 consegna della bozza definitiva
° Ad oggi il consiglio direttivo non ha licenziato nessun piano del Parco.
Per approvare un Piano del Parco ci vuole informazione, discussione, conoscenza ed una grande campagna di sensibilizzazione che vada verso una nuova educazione verso il territorio.
Altro argomento che introduce Pierangeli è la nuova riperimetrazione.

Si lamenta del fare a dir poco ?informale? della consulente del Parco che ha avviato la richiesta di modifica del perimetro senza che essa fosse correlata di tutti i documenti necessari (molti comuni hanno dato una adesione formale senza averla poi sostenuta con atti deliberativi del consiglio comunale).

?Il Piano del Parco non verrà mai approvato!? afferma l?ex direttore Formica. ?E senza piano del Parco avremo problemi legati alla riperimetrazione, alla centrale del Mercure, ai cinghiali, di conservazione, sviluppo sostenibile, sviluppo durevole? e poi si infila in una lunga relazione elencando le modalità a suo tempo stabilite per redigere il Piano del Parco, evidenziando che il Pollino e un?area con grandi problemi socio-economici ma anche grandi valori naturalistici.

In ultimo, informa che il piano del Parco una volta approvato sostituisce ogni strumento di ogni ordine e grado nel governo del territorio. Infine, Formica, da addetto ai lavori, sostiene che il mancato funzionamento degli enti parco è da imputarsi nella collazione tra gli enti para stato in base alle legge 70/75.

Segue l?intervento del prof. Saracino (docente di ecologia forestale presso l?università della Basilicata) sullo stato dei boschi del Pollino – partendo dalla definizione, passando per la gestione e il valore economico del bosco ? per concludere con la ?elaborazione di buone prassi? dei tagli boschivi.
La prof. Simonetta Fascetti, invece si è soffermata SUL CONCETTO DI PAESAGGIO E SULLA STESURA DI CARTE DELLA VEGETAZIONE E DELLA COPERTURA DEL SUOLO per ricavare dati ottimali dal punto di vista ecologico al fine di ottenere il grado di naturalità di un?area.

Nel piano del Parco manca qualsiasi riferimento alle tipologie ambientali. Il prof. Romano si è soffermato sul valore del bosco e sulle attività forestali nelle aree protette. Il prof. Freschi ha sollevato grossi dubbi sulla assenza nel Piano del Parco degli aspetti zootecnici e faunistici. Lo stesso problema lo avverte la prof. Bagheri poiché il Piano del Parco è ?deficitario sugli aspetti zootecnici? non si conosce l?esatta dimensione degli allevamenti. ?Noi abbiamo fatto una ricerca su tutte le aziende che ricadono all?interno del Parco.
Ne emerge che:
° si tratta di quasi tutti piccoli allevamenti con la produzione nel 70% dei casi di carne e di solo il 30% di latte?;
° senilizzazione degli allevatori
° Nel Piano del Parco non si fa riferimento ad ?indici di carico/conoscenza qualità del pascolo?.

Invece il prof. De Franchi ha parlato delle risorse pascolive nei sistemi multi uso del parco rivelando dell?accordo di valorizzare l?agnello lucano tra l?università della Basilicata, il GAL e la Comunità Montana del Basento. Fin qui, in modo molto sommario, la cronaca degli avvenimenti.

Unico neo: mancava l?interlocutore ?Ente Parco?.
Né il presidente, né il neo direttore erano presenti; l?organizzazione ha più volte ribadito che sono stati invitati. Di conseguenza la discussione è stata unilaterale: solo relazioni molto tecniche, a volte noiose sia per i contenuti sia per una non perfetta visione degli stessi in quanto il video proiettore mal funzionante non ha permesso di vedere le slide in modo ottimale e completo nei loro contenuti. Nel pomeriggio visita di cortesia del nuovo presidente della Giunta lucana, di diversi rappresentanti della provincia di Potenza (assenti seppur invitati i politici calabresi) hanno trasformato i lavori nella solita passerella di autorità con discorsi più o meno validi e circostanziati.
In sala presiedeva una folta delegazione di ex LSU del Parco appositamente giunti da tutti i paesi per ascoltare il nuovo presidente.

Ad un certo punto del pomeriggio la notizia arrivata via telefono dagli amici del Soccorso Alpino lucano mi ha costretto ad abbandonare i lavori. Nello spostarsi verso Colle Impiso si notava un certo traffico verso le frazioni di San Severino lucano: si ricordava che iniziavano oggi i festeggiamenti in onore della Madonna del Pollino.
Non si poteva non fare un salto. Anche per vedere i nuovi lavori al santuario. La strada di accesso è sempre la stessa: un fastidioso ciottolato di fiume ?affogato? nel cemento eroso fa sì che il ciottolo affiori come tante lame pronto a squarciarti i copertoni. Già i primi pellegrini prendevano possesso del monte: si accendono i fuochi per il bivacco notturno, si allestisce il campo, si fa la brace e si incomincia a suonare gli organetti, le zampogne e, a causa di un vento freddo e pungente, si incomincia a spillare il primo fiasco di vino.

I lavori di restauro e di ripristino dell?area adiacente al santuario proseguono alacremente: anche il viale di ingresso è stato selciato, lo spiazzo davanti la chiesa è stato spianato, è stata tolta la niviera, non arriva l?acqua, i bagni sono inutilizzabili, la staccionata di legno appoggiata su una scarpata a scogliera che impedirà definitivamente l?accesso al santuario dal vecchio sentiero, la sistemazione del sentiero che porta alla Grotta con un sistema di sensi unici di accesso, un viale nuovo, allargato, anch?esso selciato porta al punto-croce dove svetta una bruttissima statua bianca in vetro resina raffigurante il Cristo: tutto ciò dà l?impressione che si stia trasformando una antica cappella di montagna in un grande ?santuarificio?.

A distanza di anni i fedeli sono sempre gli stessi: c?è una folta delegazione di moranesi giunti a piedi, ripercorrendo i vecchi sentieri della fede, grazie alla lodevole iniziativa del gruppo speleo cittadino, ci sono i soliti gruppi di terranova del Pollino, di San Costantino albanese e qualche vecchia conoscenza di Mormanno. Si ascolta la Santa messa, si passeggia avanti e dietro la stradina di arrivo, si allestiscono le bancarelle di giocattoli, di dolciumi e di cianfrusaglie varie.

Unico effetto struggente, oltre al vento, è il superbo paesaggio, reso ancora più ?intrigante? dalle ultime luci del giorno che illuminano la parete Ovest della Cresta di Madonna del Pollino, dove scheletrici tronchi di faggio brillano e si distinguono dal verde intenso della vegetazione. In lontananza le cime indifferenti dei monti, che si susseguono come quinte di un grande teatro, osservano in silenzio, indifferenti, questo strano movimento di persone che si muovono, noncuranti del vento pungente, verso una non precisata destinazione, in attesa del buio.
L?arrivo a Colle Impiso alla ricerca di notizie dell?escursionista disperso a causa dell?ora tardi non c?è più nessuno.

Il silenzio, l?assenza di automobili fa pensare al peggio.
Infatti, raggiunto al telefono Giorgio Braschi, ci racconta come è ? presumibilmente ? andata la vicenda. Un giovane escursionista tedesco in vacanza presso un affitta camre di Morano Calabro decide di farsi un?escursione in montagna: parte da Morano, sale al Pollinello per la ?tagliata? di Castrovillari, raggiunge la cima e poi forse a causa dell?ora decide di rientrare cercando una via attraverso i balzi rocciosi della parete Ovest. Improvvisamente precipita e muore sul colpo. La fidanzata non vedendolo rientrare chiede aiuto alla polizia, la quale gira la richiesta al CFS che fa intervenire il Soccorso Alpino. Le due squadre calabre e lucane del Soccorso ben presto raggiungono il posto e dopo un certo tempo individuano la località dove è precipitato lo sventurato escursionista e si predispongono per il recupero della salma che avviene a notte fonda.

Infine, la salma, viene trasportata a valle nell?apposita barella fino allo svincolo dell?uscita autostradale di Morano calabro: esattamente nel luogo in cui voleva andare il malcapitato escursionista. L?incidente, al di là delle dinamiche in cui si è sviluppato, pone una serie di interrogativi legati alla sentieristica del Parco.
Infatti, ancora non esiste una sentieristica ufficiale, univoca, con un altrettanto inequivocabile segnaletica, soprattutto sui versanti rocciosi dove è obbligato il punto di passaggio e di attraversamento, senza la quale il rischio di perdersi è altissimo con conseguenze disastrose.

Eppure questo sentiero fa parte delle vie di accesso all?alta montagna un tempo molto frequentato dai cittadini di Castrovillari che si recavano alla Madonna del Pollino.
Infine, una lettera ridicola del presidente del Parco a tutte le associazioni sulla questione ?tavola del Brigante?.
Per chi non lo sapesse la tavola del brigante è un grosso monolito a forma di fungo che il comune di Sant?Agata d?Esaro ha pensato bene di ancorarlo con delle grosse antiestetiche barre di ferro che imbruttiscono il luogo.
In un recente convegno a Cosenza fu chiesto al presidente del Parco di togliere quelle brutture per restituire un minimo di naturalità al posto.

Il presidente del Parco non vuole assumersi la responsabilità del crollo e quindi nella sua missiva chiede con il burocratese che lo caratterizza la corresponsabilità del danno. ?Se entro trenta giorni le suddette associazioni non rispondono vuol dire che acconsentono?. Un modo molto sottile di far partecipi anche le associazioni ambientali ad un guasto annunciato. Ovviamente le associazioni non ci stanno e rimandano al mittente la responsabilità del quasi certo crollo della Tavola del Brigante, una volta liberata dei tiranti. A questo punto si tratta di scegliere tra tenersi il ?pietrone? ingabbiato o sganciarlo dai tiranti con la certezza del crollo. La responsabilità è del presidente; così come lo è stata allorquando il suo predecessore ne autorizzò l?ingabbiamento.

Con molta probabilità, il ?pietrone?, se non fosse stato sollecitato da tiranti tensionati con appositi strumenti con conseguenze certe sulla sua stabilità (la base del fungo è stata rivestita di una camicia di cemento, forse proprio per camuffarne la rottura) sarebbe rimasto in piedi ancora per molto tempo. Oggi la Tavola del Brigante se verrà disgaggiata crollerà subito. Tocca al presidente e al direttore la responsabilità di decidere cosa fare, magari con una perizia geologica a supporto: sono pagati per questo.
Quattro storie, tra le tante, che accadono tutti i giorni sul Pollino. Anche se il Piano del Parco non si farà mai!

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