Il Palazzo Loffredo, simbolo dell?atavica presenza nobiliare residente nella città di Potenza, accoglie tra i proprî vani il Museo archeologico nazionale della Basilicata ?Dino Adamesteanu?, inaugurato lo scorso maggio.

La casa signorile, ubicata nel cuore della città di Potenza, venne edificata tra i secoli XV e XVI, dalla rinomata famiglia dei Guevara, i potenti feudatari del centro abitato, e nel 1604 divenne l?abitazione dei Loffredo. Nel corso del XIX secolo sono presenti l?Intendenza di Basilicata e poi il Real collegio, istituito da Napoleone Bonaparte. Quest?ultimo organismo era preposto all?istruzione superiore dei giovani lucani, compito assegnato, in seguito e per volere di Ferdinando II, ai Gesuiti. Nel XX secolo vengono svolte le attività del Conservatorio di musica G. da Venosa.

Il predetto Museo nazionale di Basilicata è dedicato al fondatore dell?archeologia lucana Dino Adamesteanu (Toporu (Romania) 1913 ? Policoro (MT) 2004). La rinomata personalità ha il merito di aver condotto ricerche in regione e tutelato il territorio della Lucania, imponendo vincoli relativi agli scavi archeologici e istituendo vari musei, i quali hanno reso la Basilicata una delle aree di ricerca più fervide e importanti in tale campo.

L?esposizione permanente è organizzata al fine di fornire ai visitatori un quadro generale sull?archeologia lucana e prestare attenzione ai ritrovamenti di reperti in territorio potentino. L?organizzazione dei ritrovamenti è realizzata tenendo conto della scansione temporale e territoriale di sviluppo delle antiche civiltà.

Sono esposti, in primo luogo, oggetti relativi alla fase precoloniale, risalenti al IX-VIII secolo a.C. e prodotti da popolazioni indigene residenti nella fascia pianeggiante che si affaccia sul Mar Jonio. Dal VII secolo a.C. sorgono le prime colonie greche, tra le quali va menzionata Metaponto, nel cui suolo fu rinvenuto un raffinato copricapo cilindrico (polos) di una sacerdotessa, esposto nelle teche del Museo.

Tra i secoli IX-VIII a.C. gli Enotri si stanziarono nelle vallate scavate dai fiumi Agri e Sinni, le cui civiltà sono state conosciute mediante i rinvenimenti nelle necropoli, dai quali si desume che erano frequenti gli scambi con la remota Grecia e non sono poche le influenze culturali, funebri e belliche con la patria ellenica. Durante il medesimo periodo popolazioni di origini apule edificano centri abitati nelle valli del Bradano e del Basento, i cui gruppi aristocratici vivevano nel lusso e nell?opulenza, così come testimoniano gli oggetti ritrovati, ossia bracciali, orecchini, armi o vasi.

Nelle aree interne alla regione si stanziarono genti denominate Peuketiantes. Dalle sepolture rinvenute in territorio di Baragiano (PZ) è possibile delineare un quadro della società, conoscere particolari relativi all?attività bellica, attraverso l?armatura bardata da parata e scoprire la vita quotidiana, per esempio mediante i vasi attici a figure nere ritrovati. Verso il termine del V secolo a.C. una stirpe osco-sannita, proveniente dall?Italia centrale, i Lucani, muovendosi dal mar Tirreno, presero possesso sella regione, edificando fortificazioni sulle alture e numerose fattorie nelle valli fluviali. Soltanto alla fine del IV secolo a.C. i Romani invasero la Lucania fondando molteplici colonie, da Venusta a Gruemntum, così da imporre un controllo politico-militare alle popolazioni preesistenti.

Il sottosuolo della Basilicata, come desumibile dalla rapida rassegna delle popolazioni ancestrali, è ricco di antichi reperti. A tal fine sono stati istituiti numerosi Musei, organizzati in un sistema funzionale che mostra la varietà archeologica, presente sul territorio. Tra le esposizioni permanenti vanno menzionate le gallerie di Matera, Metaponto, Policoro, Melfi, Venosa, Grumento, Muro Lucano e infine Potenza. Le suddette istituzioni museali mostrano quanto prezioso e variegato sia il remoto passato delle genti lucane, la cui scoperta e valorizzazione potrebbe divenire una fonte di benessere e crescita culturale?

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