Il nostro Paese ha il maggior numero di dialetti in rapporto con la sua estensione.
Essi, però, non sono dei sottoprodotti della lingua italiana, ma hanno radici che sono altrettanto nobili e
che non sono, come molti pensano, una corruzione della lingua.
Ne consegue che sia i dialetti e sia la lingua hanno pari dignità. Infatti, sia gli uni e sia l’altra derivano dalla
stessa matrice latina, anche se essi hanno avuto vicende storiche diverse. Alcuni sono stati più importanti
di altri come, per esempio, il Siciliano, che nel Duecento ha prodotto una grande scuola poetica, la prima
in Italia e, ancora, il Toscano che ha dato vita alla nostra lingua., Altri, invece, pur rispettabilissimi, non
hanno prodotto documenti letterari, limitandosi soltanto ad essere mezzo di comunicazione fra gli
abitanti di una certa zona.
Secondo i glottologi, i dialetti italiani si dividono in due grandi gruppi: quelli settentrionali e quelli
centro-meridionali e toscani, la cui linea ideale di divisione va da La Spezia a Rimini.
Quelli settentrionali sono detti anche galloitalici, perché le zone in cui si sono diffuse erano abitate dai Galli
prima della conquista romana.
Il grande glottologo Gerhard Rholfs, nel suo peregrinare per l?Europa, negli anni Trenta del Novecento,
scoprì che in alcune zone della Basilicata vi è una forte presenza di termini dialettali galloitalici,
individuando delle vere isole glottologiche nel Golfo di Policastro, con una presenza molto forte a
Trecchina, e nella zona del potentino, cioè a Potenza e nei paesi vicini: Tito, Pignola, Vaglio.
Egli ipotizzò anche che tale dialetto sia giunto fino a noi a causa di gruppi di coloni eretici del basso
Monferrato e dell?entroterra ligure, i quali, per sfuggire alle persecuzioni religiose che infuriavano in quei
luoghi, trovarono scampo nel Mezzogiorno (X-XII sec.)
Sulla scìa degli studi del Rholfs, altri illustri studiosi si sono interessati a questo fenomeno linguistico, per
cui la presenza di queste parlate in Basilicata ha portato a studi approfonditi da parte dei maggiori
glottologi internazionali, ed a raccolte di vocaboli, modi di dire e dizionari (L. Orrico, Perretti-Matassini,
Maria Teresa Greco).
Per questo motivo, l?Azienda di Promozione Turistica regionale, l?Università di Basilicata e le
Amministrazioni comunali di Potenza, Picerno, Pignola e Tito hanno promosso un progetto che ha lo
scopo del recupero, della salvaguardia e della rinascita dei dialetti galloitalici lucani.
A tal fine hanno creato un sito web, già a disposizione degli utenti, e che si accresce di giorno in giorno di
contributi riguardanti documentazione scientifica, letteraria, poetica e storica delle aree lucane
caratterizzate da parlate di origine settentrionale.
Il gruppo di lavoro, che porta avanti il progetto, è costituito dalla dialettologa prof. Maria Teresa Greco,
che lo presiede, da quattro ricercatori, rispettivamente dei Comuni di Potenza, Picerno e Pignola (manca
purtroppo Trecchina, perché il Comune non ha aderito al progetto), dal coordinatore Tonino Cuccaro
dell?A.p.t., e da Matteo Visceglia che è il responsabile informatico. Lo staff si avvale dei consulenti esterni
Vincenzo Perretti, dialettologo potentino, Edgar Rodtke dell?Università di Heidelberg, Fiorenzo Toso,
dell?Università di Udine e Francesco Marano dell?Università di Basilicata.
A chi volesse saperne di più, non gli resta che visitare il sito web: www.galloitalico.it