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Profilo di un esule lucano

Nasce a Brienza, in provincia di Potenza, l?8 dicembre 1748 e rappresenta uno dei significativi momenti della rivoluzione italiana tra fine Settecento e inizi Ottocento.
Nel 1782 viene pubblicata la prima grande tragedia dell?esule lucano, Gli esuli tebani.

Di essa non si hanno note tipografiche relative alla data, al luogo di stampa e all?editore. Nel primo volume della prima edizione (Napoli, 1783) dei suoi Saggi politici, nel capitolo XXII del Discorso sull?Origine e natura della poesia, Pagano accenna all?eventualità di una ristampa della tragedia tuttavia mai da lui ripubblicata né rappresentata. Allega, invece, agli Esuli Tebani un?orazione in latino (1771), in lode del conte russo Orlov e la lettera, a lui inviata nel 1777, dal Presidente dell?Accademia di Pietroburgo. Con Pagano il teatro diventa incisivo e persuasivo strumento della formazione etica, civile e politica dei cittadini capace di renderli protagonisti della rivoluzione e della conquista dell?indipendenza italiana.La creazione e realizzazione di un teatro nazionale accende gli animi e gli odi antitirannici e risveglia forti passioni, ma per conseguire alte finalità è necessaria una profonda trasformazione dei metodi di recitazione.
Innanzitutto non sono da sottovalutare glia attori stessi ; c?è bisogno di ?attori nazionali onesti ed abili?.
Solo in questo modo il teatro può diventare realmente la ?scuola di un popolo?.
Pagano nella dedica della seconda composizione drammatica, Il Gerbino, ritiene e definisce la tragedia come ? l?apice della poesia, lo sforzo dell?ingegno, la più profonda filosofia recata sulle scene?.
In Pagano è evidente la profonda ammirazione per la civiltà greca, infatti alla tragedia Gli esuli tebani, egli allega un?orazione sull?indipendenza della Grecia, al fine di stabilire una sorta di continuità tra due opere di genere differente rappresentato dall?idea di libertà. L?esule lucano s?interessa ampiamente della ?teoria del teatro?, ma come eseguire quanto si è progettato? Questa la risposta di M.A.Galdi, esule campano, la cui storia s?intreccia con Pagano (M. A. Galdi riprende le forti riflessioni del protagonista degli Esuli tebani nella rievocazione ?del più bel modello di una patriottica, virtuosa congiura che forse vantino tutte le età, la cospirazione antiborbonica del 1794? ).
?Molti lo hanno già detto ed io non fo che ripeterlo che bisogna avere attori se si vogliono teatri. [?]
Si ammetta, finalmente, il gran popolo gratuitamente o con lieve spesa alle rappresentazioni, non vi sia distinzione alcuna ne? teatri; ivi si scorga, per lo meno, in tutte le sue parti praticata, la santa legge dell?uguaglianza, tutto la richiami e la renda inviolabile e sacra; il magistrato ed il semplice cittadino s?istruiscano e godano egualmente dello spettacolo, tutto sia d?accordo, le idee col fatto, l?eroismo favoloso con la pratica immediata della virtù.
[?]

S?imitino soprattutto i Greci antichi che tutte le belle arti e le scienze chiamarono
a render più varia e vaga e più interessante l?istruzione ne? teatri.
Le arie di libertà ivi si faccian sentire con maggior brio, ivi si applauda alla probità dell?incorrotto magistrato, alla castità della matrona, alla modestia della vergine, al valore del guerriero, all?abilità dell?artista, alle cognizioni utili del filosofo; tutto insomma, e rappresentazione e teatro ed attori e ascoltanti e arti e scienze formino un assieme ben ordito e armonico, tutto tenda all?illusione perfetta, figlia della verità , e alla tanto sospirata ed attesa finora invano rigenerazione de? costumi?.