La conferma in un rapporto del Ministero del Welfare

Testo: La Basilicata sempre più a rischio povertà. Crescono, infatti, le famiglie che vivono al di sotto della cosiddetta “soglia di povertà relativa”: meno di 870 euro al mese. La notizia giunge da Roma dove, nei giorni scorsi, è stato presentato il “Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale 2003-2004” realizzato dal Ministero del Welfare. Secondo l’indagine, illustrata dal Sottosegretario Grazia Sestini, diminuiscono le famiglie povere in Italia ma non in Basilicata. L’alta incidenza del fenomeno è confermata dal fatto che, la nostra regione, occupa il secondo posto nella classifica delle “Cenerentole d’Italia” preceduta solo dalla Sicilia. Il 25,1% delle famiglie lucane, in pratica, vive una situazione di “disagio sociale” ed ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

Le informazioni ufficiali fotografano l’incidenza del fenomeno povertà in ciascuna delle venti regioni italiane. Netta resta la distanza tra le regioni settentrionali più benestanti (in testa Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) e quelle del Sud maggiormente disagiate come la Basilicata, la Calabria e la Sicilia. Nel Mezzogiorno, infatti, l’elevata diffusione del disagio economico si somma alle non buone condizioni delle famiglie indigenti. Sempre al di sopra del 22% l’indice di intensità della povertà che tocca punte del 25,1% in Basilicata e del 25,5% in Sicilia. Meglio la Puglia dove si registra un 20,2%. Le difficoltà maggiori sono vissute dai nuclei familiari numerosi, composti da cinque o più persone, e quelli in cui vi è la presenza di almeno tre figli non ancora giunti alla maggiore età. In entrambi i casi l’indice di povertà non scende mai al di sotto del 20,9%. Ma la vera novità è rappresentata dall’ingresso nella fascia di attenzione delle giovani coppie under 35 con almeno due figli a carico, per cui il rischio di piombare in situazioni di povertà è considerato “superiore alla media”.

Considerando le cifre a livello nazionale, sono 2 milioni e 360 mila le famiglie a rischio in Italia nell’anno 2003 (il 10,6% sul totale), contro i 2 milioni e 456 mila (l’11%) rispetto all’anno precedente. Circa 6 milioni e 780 mila, invece, gli individui singoli considerati poveri (l’11,8% della popolazione) che calano rispetto ai 7 milioni e 140 mila (il 12,4%) registrati nel 2002. Ma a preoccupare è la crescita del deficit medio mensile rapportato a quella che viene considerata la “linea di indigenza”. Il divario fra ciò che si incamera e ciò che si deve sborsare in media in un mese, infatti, supera i 232 euro per le famiglie più povere. Un aumento, pari al 3,5% nell’arco di un solo anno, che abbassa drasticamente il tenore di vita dei nuclei familiari. Anche rispetto all’andamento dei consumi la situazione tende a peggiorare. In media le famiglie povere hanno una spesa nell’ordine di 855 euro che varia a seconda della tipologia delle famiglie prese in esame: 394 euro per i single e 1329 euro per le coppie con tre o più figli.

Ma cosa si fa in regione per arginare questo fenomeno? Una prima risposta viene da una ricerca della Uil che ha monitorato i bilanci delle regioni per analizzare quanto avvenuto in termini di scelte politiche e finanziarie. Dai dati emerge che la Basilicata ha destinato il 31,3% del proprio bilancio di previsione per la spesa socio-sanitaria, nonché la quota più alta, rispetto alle altre regioni italiane, per interventi nel campo dello sviluppo economico (il 26,8%). Analizzando gli stanziamenti complessivi di spesa pro-capite, troviamo ancora in testa la Basilicata con 5414 euro a testa (di cui 1453 per il solo sviluppo economico) contro i 3039 di media nazionale. Mentre si aspetta l’avvio delle procedure per l’attivazione del reddito di cittadinanza solidale.

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