LE RAGIONI DEL SI

Appello degli scienziati per i 4 Sì

IL “MANIFESTO DEI CENTO”

La legge 40/2004 sulla fecondazione assistita ha fissato regole per gli interventi medici di assistenza

alla riproduzione umana.

Noi riteniamo, in accordo con buona parte della comunità scientifica nazionale e internazionale, che sia

una cattiva legge, soprattutto per i seguenti motivi:

1. La legge, limitando a tre il numero di oociti che si possono fecondare e vietando il congelamento

degli embrioni, aumenta i rischi per la salute della donna e diminuisce le probabilità di successo della

riproduzione assistita.

2. Vietando la donazione di gameti, la legge impedisce a molte coppie sterili di avere figli anche quando

uno dei due partners potrebbe essere genitore biologico.

3. La legge proibisce la diagnosi pre-impianto nel caso di coppie a rischio per malattie genetiche, anche

quando il rischio di far nascere un bambino affetto da una malattia grave è elevatissimo (dal 25 al 50%).

Paradossalmente, le stesse coppie che sono costrette da questa legge a correre tale rischio potranno fare

ricorso successivamente a una diagnosi prenatale e ad una interruzione volontaria di gravidanza, che

comporterà un trauma fisico e psicologico ben superiore a quello di una diagnosi pre-impianto.

4. Attribuendo al concepito, già allo stadio di poche cellule indifferenziate, gli stessi diritti delle

persone già nate, la legge 40/2004 preclude la possibilità di svolgere ricerche scientifiche su queste

fasi precocissime dello sviluppo umano, persino nel caso di embrioni che non verranno re-impiantati e che

quindi andranno comunque persi.

5. Riteniamo che la equivalenza delle cellule staminali adulte rispetto alle cellule staminali embrionali

non sia affatto scientificamente dimostrata. È evidente perciò come convenga esplorare tutte le opzioni

possibili nello sforzo di combattere gravi malattie, da quelle degenerative a quelle tumorali, che

potrebbero giovarsi dell?impiego di cellule staminali.

Per questi motivi noi andremo a votare e voteremo 4 volte SI per modificare questa legge. Siamo convinti

che così facendo diciamo SI alla vita, ai diritti delle donne, di persone con fertilità ridotta, e a

coppie a rischio per malattie genetiche, alle speranze di tanti malati.

Votare SI vuol dire difendere la possibilità di concepire con amore nuove vite, anche per chi non può

permettersi penose e costose trasferte all?estero. Votare SI vuol dire favorire la ricerca per diminuire

la sofferenza di malati.

Votare SI vuol dire infine rifiutare il paternalismo di chi consiglia di non votare, ed affermare valori

della democrazia, del liberalismo e anche della libertà religiosa, che hanno promosso il progresso

scientifico e tecnologico, migliorando la convivenza civile e creando condizioni di benessere che non

hanno precedenti nella storia dell?umanità.

Se vinceranno i 4 SI gli interventi medici di assistenza alla riproduzione umana potranno avere una

legislazione simile a quella dei Paesi più avanzati, e saremo perciò meglio in grado di far rispettare

anche quei limiti alle applicazioni biotecnologiche che sono già fissati a livello nazionale ed

internazionale per tutelare l?integrità fisica e dignità delle persone, contro ogni forma di

discriminazione.

Associazione Luca Coscioni
http://www.lucacoscioni.it

LE RAGIONI DEL NO

La legge sulla procreazione assistita ha sollevato pesanti polemiche in Parlamento. A favore si è

schierata la Casa delle Libertà (tranne alcuni parlamentari) e buona parte della Margherita. Chi difende

la legge sostiene in linea generale che l’Italia sia finalmente uscita dal far west della fecondazione.

La Legge conferisce all’embrione gli stessi diritti riconosciuti agli esseri umani e quindi anche la

personalità giuridica. L’art.1 della legge comprende infatti il “concepito” fra i “soggetti” di cui la

legge intende “assicurare i diritti. Per i sostenitori della Legge si tratta di una acquisizione di

straordinaria importanza: è infatti la prima volta che l’ordinamento giuridico si pronuncia sulla più

importante questione della bioetica e cioè se si debba considerare “cosa” o “soggetto” la vita che

scaturisce dalla fecondazione. Secondo i suoi sostenitori l’art. 1 della legge 40 elimina l’ambiguità

presente all’art.1 della legge 1945, che si era limitato a promettere la “tutela della vita umana fin dal

suo inizio” senza però indicare il momento d’inizio e lasciando dunque aperta la via per l’equiparazione

dell’embrione ad una cosa.
Riguardo la libertà di ricerca scientifica sulle staminali (quesito n°1), chi difende la legge n° 40

sostiene che non esiste in tutto il mondo un solo caso in cui malattie dell’adulto siano state guarite

usando cellule estratte dall’embrione in provetta. Al contrario negli esperimenti su animali le cellule

staminali embrionali si sono rivelate cancerogene. Viceversa grandi traguardi ha compiuto la scienza

usando le cellule staminali dei tessuti “adulti”.
Per quanto riguarda il secondo quesito, invece, i sostenitori del no obiettano che se la selezione degli

embrioni è indispensabile per eliminare quelli malati, non viene invece speigato che per sapere se un

figlio concepito in provetta è portatore di una malattia ereditaria bisogna distruggere anche altri

embrioni sani.

Il fatto che la Legge impedisca l’applicazione di pratiche distruttive sull’embrione, fa sì che ad ognuno

di essi venga in sostanza data la possibilità di giungere fino alla nascita; nel caso della fecondazione

in vitro, infatti, ci si trova infatti in presenza di un embrione al di fuori del corpo materno. In

assenza di regole, potrebbe essere destinato a fini differenti rispetto a quello procreativo

Vietando il ricorso alla fecondazione eterologa, la Legge attribuisce grande importanza alla formazione

genetica del nascituro e ne assicura l’inserimento in una famiglia per quanto possibile stabile. Ammesso

e concesso che la nascita di un figlio possa essere un desiderio legittimo, sostengono i difensori della

Legge, esso non può comunque essere considerato un diritto da ottenere a tutti i costi, tra l’altro a

spese del contribuente.

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