L?appuntamento annuale più importante per la vita del mio ufficio e per la raccolta dei risultati del lavoro che svolgiamo è senza dubbio il giorno in cui i rappresentanti della Cancelleria del Ministero Relazioni Estere si recano a Tulcàn per consegnare a tutti i sollecitanti registrati nell?ultimo anno, le notificazioni con la decisione finale su ciascun processo di rifugio.
Dopo 20 lunghi giorni di attesa trascorsi dalle interviste di Nazioni Unite e Governo (vedi penultima puntata ), il 2 giugno scorso, finalmente, i sospirati e temuti funzionari sono tornati ? seppur controvoglia ? nella fredda Tulcán, per quello che viene chiamato, nel tentativo malcelato di sdrammatizzare, ?il giorno del giudizio?.
Il giorno precedente una telefonata misteriosa ci aveva avvertito che l?appuntamento fissato per le 2 del pomeriggio, sarebbe stato anticipato alle 10 di mattina, pregandoci di avvertire gli assistiti.
E così, dalle 9 della mattina, folle di sollecitanti timorosi e speranzosi avevano affollato i corridoi e la sala d?attesa di questo ufficio per disperati.
Il via vai concitato e l?incomprensibile ritardo dei funzionari rendevano l?atmosfera più che elettrica, i visi più che tesi, le mani più che nervose.
Dopo le ore mattutine trascorse in uno stato di generale mancanza di lucidità, alle 2 di pomeriggio, puntuali come orologi tutt?altro che ecuatoriani, arrivavano alla fine i giovani rampanti funzionari del Ministero, avvertendoci che non v?era stato alcun cambio di programma, e la telefonata che pretendeva di anticipare le consegne nella mattinata non era a loro imputabile.
Attesa ingiustificata a parte, il giorno del giudizio è stato senza dubbio il momento emotivamente più intenso del mio lavoro quaggiù nell?altro mondo.
C?erano tutti i sollecitanti di cui mi sono occupata fin?ora, in trepidante attesa, che cercavano nei miei occhi una tranquillizzazione, nelle mie mani la forza e nelle mie parole qualche segno benaugurale.
Ad ogni domanda apprensiva cercavo di spiegare ancora ed ancora che il lavoro dell?ufficio non ha alcuna inerenza nè influenza sulla decisione della Commissione governativa che pontifica sui singoli casi. Cercavo di far intendere che non ci è dato sapere in anticipo il destino di ognuno, motivo per cui lo stato di tensione ed incertezza era comune, agli imputati in attesa di verdetto e a noi, umili avvocati delle loro cause.
Ho goduto e sofferto sinceramente con ognuno dei miei assistiti, con alcuni dei quali ho instaurato rapporti di stima, fiducia ed affetto molto belli.
Ho girato nuovamente per le strade per rintracciare tutti quelli che avevano dimenticato l?appuntamento vitale; in una delle passeggiate forsennate ho incontrato un signore che è qui da poco, al quale ho chiesto, gridando da una parte all?altra della strada, come fosse andata… e per tutta risposta l?anziano signore si è messo a correre ed a saltare, mostrandomi il nuovo carnet da rifugiato ed abbracciandomi con una forza inimmaginabile, vista la sua spettrale magrezza.
Il risultato è stato piuttosto lusinghiero rispetto agli anni passati: le statistiche raccontano che l?anno scorso su 64 sollecitudini seguite solo 7 sono risultate accolte; quest?anno invece, su 32 pratiche avviate 13 famiglie hanno ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato.
Ci sono stati alcuni casi di rigetto della domanda pressoché inspiegabili, date le violenze subite e la vulnerabilità palese, ma non ci daremo per vinti, e già in questi giorni, con l?aiuto dell?avvocato appena arrivato a darci una mano, stiamo seguendo tutti i documenti per proporre appello.
Oltre a ciò, il lavoro continua appassionante come sempre, tra interviste strappalacrime, visite domiciliari a volte struggenti e ricerca a tappeto di fondi da impiegare in aiuti umanitari, vista la penuria dei finanziamenti rimasti in cassa.
A questo proposito, proprio l?altro giorno parlavo col mio fantastico capo Patricia della mole di denaro che necessita per coprire un intero anno di assistenza umanitaria per tutti i migranti ed i rifugiati che transitano sulla frontiera nord.
Si tratta di appena 7000 dollari, così ho deciso, seguendo l?esempio della volontaria che mi ha preceduto l?anno scorso, di aprire un fondo dove versare mensilmente una parte del mio stipendio per aiutare l?ufficio a far fronte alle necessità.
Inoltre, ho pensato ? perchè no – di girare l?appello anche a voi, in Italia, affinchè chi può, e chi se la sente, possa contattarmi per sapere come fare a sostenere la causa. Basta davvero poco ragazzi, ed ogni piccola goccia contribuisce a creare un oceano di solidarietà!
Ed ora vi saluto, il mio spazio è finito.
Spero di sentirvi presto, numerosi e generosissimi.
Grazie a tutti, già da ora, e…. a presto!!
maricadipierri@yahoo.it