La voce di Assunta Finiguerra, poetessa di San Fele (PZ), che vive a Roma, intonava in passato: ?È sscesë a lunë indë Sandë Félë / rë cchianë nda rë vvijë forë i pannë / restënë a gguardà i cuorvë ngiélë / ca strafochënë ciacëlijannë.? (È scesa la luna dentro San Fele / i sassi nelle vie fuori dai panni / restano a guardare i corvi in cielo /
che si alimentano ciarlando.
La nuova raccolta di versi pubblicata nelle preziose collane della LietoColle esprime una tensione poetica, condita da un pizzico di sana irriverenza. Come si può ben godere da questi versi ?Aggia stà qua fine a fine d?u munne / pe vvedé a reazione de Dije / quanne s?accorge ca chhiù nun sò ije / ma ni zémmere cu còre d?agnelle (Starò qui fino alla fine del mondo / per vedere la reazione di Dio / quando s?accorge che non sono più io / ma un capro con il cuore di agnello). La lingua parlata e sentita dall?autrice sa di tinte forti ed antiche. La nuova esperienza della poetessa lucana arriva e si fa notare nuovamente. Dopo le raccolte Se avrò il coraggio del sole (Basiliskos 1995) in lingua però in quella occasione, Puozzë Arrabbià (La Vallisa 1999), Rësciddë (Zone editrice 2001) in dialetto sanfelese, ecco la nuova opera della Finiguerra. Autrice che ha ottenuto diversi riconoscimenti letterari fra i quali il premio ?Giuseppe Jovine? ed il ?Premio Pascoli 2004?.
Suoi testi sono apparsi su importanti riviste come: Poesia, Lo Specchio e Pagine. Inoltre, è stata ospite del Dialect Poetry of Northern and Central Italy (a cura di L. Bonaffini e A. Serrao, Legas, New York 2003 ). È stata recensita su Il sole 24 ore, Nuova Antologia, La Vallisa, Nuova Tribuna Letteraria, Incroci, Il Segnalë, Capoverso ecc. È presente pure nell?antologia Nuovi Poeti Italiani, curata da Franco Loi. Suoi scritti sono stati tradotti in polacco. Per Assunta Finiguerra la poesia è un tunnel di luce, un campo di grano verde nel deserto, o una tovaglia di bisso lino sui tulipani delle stelle. Ma la definizione più particolare è contenuta nella frase ?risata argentina di bimbi alle falde dell?ignoto.? Poi, sempre la poetessa Finiguerra appella la poesia con un nome non proprio originale, ma che è rivela la sua concezione della passione letteraria.
?La considero la preghiera dell?anima, ? scrive ? estrema dichiarazione di vita alle porte della morte, conforto al mio cuore in guerra per non avergli saputo dare il mondo?. Indubbiamente, in queste parole c?è qualcosa di infinitamente grande. E lo chiariscono benissimo le ultimissime parole della testimonianza. Probabilmente, si tratta di un vizio di tante poetesse e di tanti poeti quel desiderio di esprimere, in molte occasioni, un concetto che sia il ?più possibile? universale. La poesia nasce dal fermento della terra, che è elemento naturale fondamentale, quindi la loro voglia potrebbe essere addirittura condivisibile. Alle lettrici ed ai lettori il piacere e l?avventura di leggere o non leggere. Ma sempre incantandosi.