Giovedì 9 giugno, presso il Ridotto del Teatro Stabile di Potenza, sarà presentato il nuovo romanzo di Gaetano Cappelli ?Il primo?, da pochi mesi in libreria ma subito esaurito, definito ?un romanzo post-moderno, nel quale distinguere la verità dall?invenzione è sempre più difficile..?.

Gaetano, citando direttamente il testo si dice che ?fra un secolo [?.. ] chi ha scritto un libro sarà un libro?, tu scrivi per lasciare una traccia di te stesso o perché è più forte di te, non puoi farne a meno?
Certamente l?idea è quella di lasciare una traccia, un progetto di immortalità, il libro rappresenta un simulacro di eternità; ma sicuramente sono spinto anche dalla passione.

Dunque ?tutti gli scrittori sono dei vanitosi incontenibili, dei narcisi sfrenati?, anche tu?
Si lo sono: questo è un lavoro faticoso, è necessaria questa molla, la forte motivazione e il piacere, perché è un?attività rischiosa, non si ha la certezza di successo neanche se si è scrittori affermati. Basti pensare a Saul Bellow, uno dei massimi scrittori contemporanei (da poco scomparso), che, pur al vertice della sua carriera, si è visto rifiutare la pubblicazione di un suo racconto, sebbene la rivista fosse Vanity Fair. Il rischio di questo lavoro è che si mette molta passione ma si può essere ignorati, anche se si è scritto un romanzo bellissimo, perché nell?arte e nella letteratura non esiste oggettività di giudizio.

Ci vuole un tipo particolare di idiota per scrivere romanzi: uno che sacrifichi la propria esistenza passando intere giornate chiuso in una stanzetta come un mistico medievale?. Questo è il tuo modo di scrivere?
Dipende: in genere giro con un taccuino sul quale annoto un?idea, un nucleo principale, attorno al quale si sviluppa poi una storia; se non ho il taccuino, a volte, scrivo sugli assegni, almeno servono a qualcosa ! Scrivo sempre con un sottofondo musicale. La storia è fondamentale, come la melodia per le canzoni: scrivo di getto all?inizio, è molto importante dopo la fase della riscrittura, e in questo il computer offre un supporto fondamentale, dà la possibilità di cambiare anche più volte.

Quando e come hai cominciato a scrivere?
Durante gli ultimi anni di università: all?inizio scrivevo saggi musicali, ma mi costava troppo imbrigliare le emozioni, poi un primo racconto con soggetto musicale, un po? esoterico, che fu subito pubblicato su una rivista. Ho scritto anche racconti per la radio, ma è un tipo di scrittura diversa; ho impiegato due anni per scrivere il primo romanzo, ma è stato pubblicato dopo nove mesi che lo avevo terminato. Avevo 33 anni, dunque non è stato un esordio giovanissimo.

Come nasce un romanzo?
Ogni romanzo ha la sua particolarità: ?Il primo? è nato da un sogno realistico fatto nel 1999; ?Parenti Lontani? invece nacque dal titolo: da un racconto di Sinisgalli, letto in casa di mia madre, una grande casa nella quale trovai un album di foto di parenti americani, in abiti da sera, dunque un ricordo d?infanzia. I romanzi nascono da una necessità di raccontare una storia, col sudore, col sangue, ma anche con estremo piacere.

La provincia descritta nel romanzo è Potenza, si fa riferimento a luoghi reali che sicuramente appartengono alla vita di ogni potentino: ti sei ispirato a fatti e persone vere o sono semplicemente dei ?tipi??
È probabile che qualcuno possa riconoscersi, ma potrebbe essere ambientato dappertutto, la vita di provincia è comune in qualsiasi luogo. Ho amato descriverla nei particolari, il romanzo lo richiedeva, ma è anche una sorta di omaggio alla città, perché è uno scenario riconoscibile: Potenza è uno dei protagonisti.

Si può cogliere una critica?
No, assolutamente: c?è un diffuso vezzo provinciale secondo il quale bisogna andarsene dalla provincia, io ho studiato fuori, ma non ho mai detto che desideravo andarmene e non tornare; del resto è quanto mai tedioso ripeterlo sempre, ma non farlo. Non invidio chi lo ha fatto, in ogni caso ognuno ha il suo posto nel mondo, sebbene l?emigrazione intellettuale è sempre stata molto dolorosa, perché è sempre doloroso abbandonare la propria terra.

Senza svelare nulla del romanzo si può dire che c?è un riferimento all?autore Gaetano Cappelli e a un periodo doloroso della sua vita.
L?idea è venuta scrivendo, come spesso accade: butto giù una storia, poi la modifico, poi penso ad una nuova ipotesi, qui mi sono chiesto se dovevo o no raccontare la mia avventura, avrei rischiato di cadere nel patetismo, e invece alla fine si sorride, anzi c?è stato chi mi ha detto che ha proprio riso di gusto, questo era sicuramente il mio intento: riportare un?esperienza di vita, in questo caso la mia, che può, purtroppo, essere comune a molti, ma senza ricadere nel patetico.

All?inizio del romanzo si scusa con gli autori di manoscritti inediti e di romanzi pubblicati per le citazioni tratte, il riferimento è a persone reali?
Si, fa parte del gioco di scrittore, chiaramente dove si trattava di romanzi pubblicati sono stato attento a non rischiare il plagio, cambiando le parole e non citando tutto il testo.

Ad un certo punto si parla delle qualità di quei libri definiti ?page turner? ovvero che catturano l?attenzione del lettore dalla prima all?ultima pagina, come fai a capire se il tuo romanzo lo sarà?
Per me non è importantissimo catturare l?attenzione del lettore, ma ci tengo soprattutto a fare un lavoro preciso, che la storia sia verosimile, anche se qui ha una deriva fantastica. Non è una letteratura realistica, ma logica, con colpi di scena, suspense; è importante la capacità di intessere una storia, di comporre raccontando, modulando.

Il protagonista, Guido Cieli, è un editor, uno scopritore di talenti letterari, tu sei la scoperta di uno di questi editor?
Si, ho avuto una grande fortuna, ho mandato molti manoscritti, spesso più di una volta allo stesso editore, e spesso mi sono stati rimandati con formale lettera prestampata, poi è avvenuto il miracolo: Cesare De Michelis mi ha scoperto.

Che consiglio darebbe a chi volesse cimentarsi nella carriera di scrittore?
Scrivere è una vocazione, è necessario vincere l?inibizione iniziale, ma è molto importante leggere gli autori contemporanei per evolvere la mentalità, lo stile, la visione, per acquisire la capacità di trasporre sulla pagina immagini vere più poetiche del vero. Bisogna vivere il proprio tempo, ma anche leggerlo sui libri, molti autori italiani oggi mostrano un difetto di provincialismo, si pubblicano scrittori che sembrano usciti dal verismo.

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