Il credito al consumo rappresenta una forma di credito riservata ai consumatori, famiglie o individui che richiedono un finanziamento per fini indipendenti alla propria attività professionale. La funzione di ques’ultimo, da un lato, è quella di procurare al consumatore il finanziamento necessario per l’acquisto dei beni e dei servizi e, d’altro canto, di fornire al circuito della distribuzione i capitali necessari. Un ulteriore importante effetto economico è quello di incrementare la curva della domanda dei beni, garantendo sia la disponibilità da parte dei finanziatori istituzionali di una capillare rete distributiva, in grado di raggiungere un elevato numero di clienti, sia l’esistenza (per gli operatori bancari) di un costo della raccolta particolarmente basso, in modo da offrire alle famiglie finanziamenti a tassi inferiori rispetto a quelli praticabili in una normale vendita a rate finanziata direttamente dal commerciante. Negli ultimi anni, il fenomeno del credito al consumo sta assumendo dimensioni sempre più vaste favorito da tassi di interesse che si attestano ai minimi storici e dall’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, ma anche dal desiderio di non rinunciare alla corsa all’acquisto. I dati relativi al novembre 2004, contenuti nel supplemento al Bollettino statistico di Bankitalia, dicono che gli italiani sono molto più indebitati rispetto allo scorso anno (+13,1%). A pesare sulle spalle degli italiani: rate, mutui e prestiti per l’acquisto dei beni durevoli.
La cifra più elevata per i prestiti si riferisce ai mutui per comprare casa: la quota più elevata a novembre 2004 corrispondeva a oltre la metà dell’indebitamento complessivo (181,7 miliardi di euro), in aumento del 19,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Ma anche l’ammontare del credito al consumo registra volumi considerevoli, pari a 37,6 miliardi di euro, con un incremento del 14,7% rispetto al novembre 2004.
Il resto dell’indebitamento delle famiglie è costituito da altri prestiti concessi dalle banche per un ammontare di 120,7 miliardi di euro, un volume in crescita del 4,1% rispetto ad un anno prima.
È proprio l’acquisto a rate che sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese: nel mese di ottobre, ha infatti raggiunto, per i prestiti da 1 a 5 anni, una cifra pari a 25 miliardi, in crescita del 9% sui 23 miliardi dello stesso mese del 2003. Risulta in forte aumento anche la richiesta di prestiti oltre 5 anni, effettuati in molti casi per rinnovare completamente l’arredamento di casa o per l’acquisto di beni dal prezzo più alto, come un camper o un’automobile di grossa cilindrata.
Dal 1999 al 2003, gli italiani hanno chiesto a banche e finanziarie complessivamente una somma pari a 188,2 miliardi di euro. L’indebitamento finanziario delle famiglie italiane, a fine 2003, era pari al 25% del Pil nazionale. Una percentuale elevata ma ancora nettamente inferiore a quella di altri paesi avanzati: negli Stati Uniti si arriva addirittura all’82% e la media europea è del 42% del Pil. Nel servizio di finanziamento alle famiglie operano prevalentemente tre soggetti di intermediazione: le banche generaliste, le banche specializzate e le società finanziarie. Da tenere presente che queste ultime due tipologie di strutture finanziarie sono strettamente connesse e sono frequenti i trasferimenti dalla prima alla seconda categoria. Di conseguenza, tra il 1998 e il 2003, si è verificato un elevato spostamento delle quote di mercato dalle società finanziarie alle banche specializzate, passato nelle prime dal 61% al 40%. Distinguendo in due gruppi gli operatori di questo settore, le banche generaliste, da una parte, e le società finanziarie insieme con le banche specializzate, dall’altra, si rileva che, a giugno 2003, le prime detengono una quota di mercato del 33%, mentre le altre il 67%. Le prime dieci istituzioni specializzate nel credito al consumo detengono il 64% del mercato totale, e la prima della graduatoria (Findomestic Banca Spa) possiede da sola il 13,4%, pari a 4.554 milioni di euro nel 2003. Numerosi studi e indagini attestano che il settore del credito alle famiglie rappresenta una fetta sempre più importante delle attività bancarie, tradizionalmente orientate alle imprese.
Secondo gli esperti, ci sono ancora margini di crescita, confermati dalle offerte degli istituti di credito rivolte proprio ai consumatori, sempre più articolate e costruite su misura delle richieste degli acquirenti. Le statistiche sugli impieghi bancari testimoniano che il credito alle famiglie sta registrando incrementi notevolmente più elevati rispetto al credito alle imprese, a seguito di una serie di fattori che stanno trasformando la mentalità degli italiani, sempre più propensi all’indebitamento. Anche se non si hanno i soldi disponibili, si acquista oggi, perchè tanto si paga domani.
Gli italiani e le rate. Ma chi sono le famiglie che ricorrono al credito al consumo? E per quale motivo lo fanno? L’Eurispes, ha posto ad un campione rappresentativo della popolazione italiana alcune brevi domande per costruire un identikit dell’acquirente a rate e le motivazioni che sottostanno a questa scelta di pagamento.
Innanzitutto, vediamo che afferma di aver usufruito del credito al consumo il 16,3% delle persone intervistate, contro il 74,6% che risponde in modo negativo e il 9,1% che non fornisce indicazioni. Il consumatore a credito si colloca prevalentemente nelle classi d’età centrali: la quota più consistente di appartenenti a questa tipologia si registra nella fascia d’età 35-44 anni (31,5%), piuttosto elevata anche la percentuale di coloro che hanno tra 45 e 54 anni (20,1%). Mentre solo un giovanissimo su dieci (l’11,9% nella classe d’età 18-24 anni, il 13,2% nella classe 25-34 anni) afferma di utilizzare la formula del credito al consumo, e una percentuale simile (15,1%) si registra nella classe d’età 55-64 anni. Gli anziani rappresentano la popolazione meno avvezza (8,2%) ad utilizzare questa forma di pagamento, non solo per una questione di conservatorismo ma anche perchè conducono un tenore di vita più sobrio, quindi con minori esigenze. Le famiglie che risiedono al Sud ricorrono maggiormente a questa tipologia di prestiti, infatti in quest’area si concentra il 27% del totale. Nella graduatoria seguono: il Centro (21,4%) e il Nord-Ovest (20,8%); più contenute e molto simili tra di loro le percentuali registrate nelle Isole e nel Nord-Est (rispettivamente il 15,1% e il 15,7%).
Quale categoria professionale ricorre prevalentemente al credito al consumo? Dalle risposte emerge che, chi più, chi meno, un po’ tutti utilizzano questa forma di pagamento. Ma i maggiori fruitori del pagamento rateizzato risultano insegnanti e impiegati, circa uno su tre, esattamente il 34,6%. Abbastanza consistente anche la quota di lavoratori autonomi/liberi professionisti/commercianti (15,1%), casalinghe (14,5%) e pensionati (13,2%). Circa uno su dieci degli acquirenti a rate risulta essere un operaio e il 6,3% studente. Solo il 5% è disoccupato, perchè il pagamento a rate richiede una garanzia, spesso data da un contratto di lavoro o, in caso non sia possibile, da un terzo che avalli il credito. Quasi estranei a questo tipo di pagamenti i dirigenti, che figurano solo per lo 0,6%. La sporadicità nell’uso del credito al consumo conferma che questa tipologia di indebitamento è nata in tempi recenti nel nostro Paese. Quasi la totalità del campione (84,1%) afferma di aver fatto ricorso all’acquisto a rate una o due volte negli ultimi 12 mesi, il 6,1% lo ha fatto per almeno tre-cinque volte e lo 0,6% per più di cinque volte. Da notare che il 9,2% degli intervistati non fornisce alcuna indicazione sulla frequenza di utilizzo del credito al consumo. La suddivisione dei dati per genere evidenzia che le donne utilizzano più frequentemente il credito al consumo, sia quando si tratta di una cadenza sporadica (una o due volte l’86,7%, contro il 78,7% dei maschi), sia in caso di maggiore assiduità (per più di cinque volte l’1% delle donne e nessun uomo). Percentuali molto simili si registrano nella modalità d’uso relativa a tre-cinque volte (6,6% degli uomini e il 6,1% delle donne). Una percentuale molto elevata (14,8%) di uomini non risponde a questa domanda. Tra le aree in cui, negli ultimi dodici mesi, il ricorso al credito al consumo è maggiormente avvenuto con una frequenza di una-due volte, spiccano il Sud (88,4%) e le Isole (91,7%). A seguire, il Centro (85,3%), il Nord-Est (76%) e il Nord-Ovest (75,8%). La motivazione prevalente che induce gli italiani a ricorrere al credito al consumo è la mancanza di tutta la somma necessaria al momento dell’acquisto, infatti il 39,8% dilaziona i pagamenti nel tempo proprio per motivi di scarsa liquidità. Circa un italiano su quattro (precisamente il 24,6%) sceglie il pagamento rateizzato perchè affascinato dagli accattivanti tassi di interesse, il 19,6% perchè non aveva altre soluzioni per acquistare un bene/prodotto/servizio indispensabile. Solo l’8% degli intervistati si è lasciato incantare dalle numerose formule di vendita proposte dal negozio – “Compri oggi, paghi nel 2006”, “Tasso d’interesse 0”, “Compri e dimentichi di pagarlo”– e non ha resistito alla tentazione di avere un bene in cambio delle rate. Una percentuale identica non ha specificato il motivo per cui è ricorso al credito al consumo. Sono soprattutto i residenti nelle Isole a ricorrere al credito al consumo per motivi di necessità, infatti il 45,8% degli intervistati afferma che era l’unica soluzione per usufruire di quel bene/servizio/prodotto indispensabile. Si trova in questa stessa condizione il 27,9% degli intervistati del Sud. I convenienti tassi d’interesse lusingano soprattutto i residenti nel Nord-Est che nel 36% dei casi scelgono i pagamenti a rate proprio per questo motivo, spiegazione abbastanza diffusa anche nell’Italia centrale (29,4%) e nel Nord-Ovest (24,2%). In quest’ultima area geografica si registra la quota più elevata (48,5%) di consumatori che usufruiscono del credito al consumo perchè, al momento dell’acquisto, non dispongono di tutta la liquidità necessaria; seguono, con percentuali simili, i residenti nel Nord- Est (44%) e del Centro (44,1%). Ancora nel Nord-Ovest si conta il maggior numero di consumatori (12,1%) che si è lasciato attrarre dalle offerte del negozio, scegliendo il pagamento a rate. Percentuale leggermente più contenuta si registra nel Sud (11,6%).
Ma cosa comprano gli italiani con il credito al consumo? Dalle risposte emerge la tendenza ad acquistare a rate soprattutto beni indispensabili: innanzitutto l’automobile (34,7%), poi gli elettrodomestici (24,4%) e l’arredamento o servizi per la casa (18,8%). Una discreta quota di credito al consumo è riservata al settore informatico e alla telefonia (8,5%), e una percentuale più contenuta (5,1%) a moto e scooter. Un segnale di malessere sociale è evidente nel 4,5% di famiglie italiane che sono costrette a contrarre debiti per cure mediche (visite specialistiche, interventi, protesi dentarie). A conferma che l’incremento del credito al consumo in Italia è un segnale di crescenti difficoltà economiche tra le famiglie i dati relativi all’acquisto dei beni voluttuari: solo il 2,8% degli intervistati utilizza i pagamenti a rate per l’acquisto di vestiario e calzature e appena l’1,1% per viaggi o vacanze. L’incrocio delle categorie di consumo con la variabile anagrafica rispecchia lo stile di vita e le esigenze degli intervistati. Il ricorso al credito al consumo per l’acquisto di elettrodomestici è diffuso soprattutto nella classe d’età 55-64 anni (25,6%), mentre i più giovani inclinano diffusamente all’acquisto di prodotti informatici (il 33,3% sia nella classe d’età 25-34 anni che in quella 35-44 anni). Le difficoltà maggiori nelle cure mediche sono avvertite nelle classi d’età centrali e tra gli ultrasessantacinquenni. L’incremento del ricorso al credito al consumo, oltre che da una serie di fattori di ordine economico, è determinato dal mutamento culturale dell’approccio degli italiani all’indebitamento. L’accezione negativa, solitamente riservata all’indebitamento, soprattutto a quello per l’acquisto di beni durevoli, ha progressivamente cambiato significato, diventando una forma di investimento alternativa. Ha inciso nell’espansione di questa forma di finanziamento anche il calo dei tassi (diminuiti dal 1997 al 2003 di 7 punti percentuali, passando dal 21,5% al 14,5%), che ha permesso di soddisfare le necessità di credito a costi accettabili.Tenendo presente che nei paesi in cui il credito al consumo è più diffuso, esiste una relazione positiva tra il ricorso a questa forma di indebitamento e il livello di reddito e di consumi, e che nel Sud non sono presenti livelli di reddito e di consumo superiori a quelli del resto del Paese, si può dedurre che in Italia il credito al consumo viene utilizzato come forma di integrazione del reddito.
A conferma di questa tesi, il fatto che nel nostro Paese si ricorre al credito al consumo per acquistare soprattutto beni necessari (automobili, elettrodomestici, servizi per la casa, cure mediche e specialistiche), piuttosto che beni voluttuari quali, ad esempio, viaggi e vacanze.
Inoltre, se consideriamo che i redditi dei giovani stanno crescendo poco, si stanno determinando le premesse perchè quote crescenti di famiglie si trovino nella condizione di dover ricorrere al debito per integrare i redditi.

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