A proposito del libro bianco del wwf sulle aree protette italiane.
Come al solito siamo alle solite.
Il presidente Fino da politico di lungo corso riesce bene a girare la frittata come gli pare.
Il wwf da par suo non riesce ad essere incisivo come lo fu un tempo allorquando le sue denunce crearono scompiglio negli enti oggetto di attenzione, cogliendo spesso risultati inattesi (per chi non si ricorda, vada a rileggersi la rassegna stampa relativa all?affaire Efim-Insud e la città delle nevi).
Poi è sintomatica la furbizia politica di Fino che per rispondere alle obiezioni sollevate dal Wwf si affida alla ?Nuova Ecologia?, giornale della concorrenza (legambiente), alla quale lancia un segnale di apertura nell?eventuale ?vendita? del posto vacante in consiglio direttivo dell?Ente Parco a seguito delle dimissioni del prof. Vito Teti in rappresentanza del Touring Club Italiano.
Una vera e propria riedizione della politica dei ?due forni? di memoria andreottiana.
Tutto ciò a discapito della conservazione della natura del Pollino così come auspicato dall?articolo 1 della legge quadro sulle aree protette.
È singolare come è intesa la politica ? non quella di memoria De Gasperiana (Politica intesa come realizzare) ? bensì, molto più modestamente, quella di non scontentare nessuno. Soprattutto i poteri forti che hanno messo mano al Parco e nel Parco che fanno dire a Fino che si tratta di opere ?approvate dalle precedenti amministrazioni o finanziato dalla Regione Basilicata? legittimando la messa in cantiere delle iniziative in oggetto.
È ridicolissima la questione dell?elettrodotto ?Laino-Rizziconi?.
In breve – parafrasando l?antico adagio secondo il quale mentre ad Atene si discute Sagunto è espugnata, a Roma si era messo su un tavolo tecnico (in rappresentanza del Parco la signora Fino) per rivedere il tracciato – la società incaricata di eseguire i lavori agiva a tutta forza (sabato, domenica e maltempo compreso) con l?impiego di potenti elicotteri da trasporto sovietici muniti di robuste cesoie, impiegate per aprirsi un varco nella fitta vegetazione alle pendici del Monte Vernita.
Allo stato attuale chiunque può prendere ?visione? degli spettacolari tralicci che attraversano la Valle del Garga, la Piana di Campotenese e il Piano Masistro, nessuno ha idea di quanti chilometri di linee elettriche siano state interrate finora.
Altra vicenda ridicolissima sono i parcheggi in alta quota ereditati da un vecchio progetto della Regione Basilicata risalente addirittura agli inizi degli anni ottanta.
Ebbene nessuno è contrario alla regolamentazione del ?parcheggio selvaggio?; tutti sono contrari all?ubicazione di un mega parcheggio poco sotto il Piano Visitone a 1400 metri di quota.
Altra vicenda ridicolissima è legata alle famose giacenze di cassa.
Il Fino sbandiera ai quattro venti lo svuotamento della cassa dal suo insediamento fino ad oggi (da 40 milioni di euro a 18 milioni) nessuno sa con esattezza come sono stati spesi questi fondi.
Tutti sanno che se si va all?Ente Parco per chiedere una cartina, un pieghevole o uno stemmino si vede rispondere ?che sono in ristampa? e ti rifilano la Guida alle aree protette marine, dono del ministero dell?ambiente.
Altra cosa ridicolissima sono le risposte legate al progetto dello sviluppo del Marchio del Parco.
Ad una manifestazione di presentazione del suddetto marchio un giornalista chiese al professore responsabile ed ideatore del marchio se le salsicce prodotte dal maiale acquistato in Olanda siano considerate prodotti tipici del Parco. La risposta è stata: sì.
A questo si aggiunge l?altro caso della melanzana rossa di Rotonda prodotta nelle adiacenze di una centrale termoelettrica con grossi depositi di amianto sotterrati e sequestrata dalla magistratura per violazione di numerose norme ambientali.
Si dirà che sono due cose distinte.
Invece ha ragione il Wwf quando afferma che Fino ?scarica responsabilità ad altri responsabilità ribadendo quella corrente di pensiero ? più volte espressa dal ministro Matteoli ? che vuole i parchi come agenzie commerciali piuttosto che territori destinati alla conservazione della biodiversità e allo sviluppo compatibile?.
Infatti, nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno ai tredici centri visita mai aperti, alle diecine di puntiparco senza uno straccio di depliant, intruppati di ex LSU depressi, non motivati, in attesa di pagamento di oltre tre mensilità arretrate, sconfortati e incerti sul loro futuro e quindi non interessati a soddisfare le richieste dei visitatori.
Non si sa cosa ne pensa il presidente Fino di come vuole affrontare il problema dei rifugi chiusi, abbandonati e saccheggiati, tanto da renderli inservibili creando non pochi problemi agli escursionisti costretti ad estenuanti trasferte alla ricerca di un albergo dopo una lunga camminata hanno dovuto sorbirsi un?altra ora di autobus per arrivare in paese (ne sono personalmente testimone di una situazione verificatasi la settimana passata, allorquando un gruppo di escursionisti ticinesi dopo aver effettuato una camminata di 32 km , giunti al Piano Novacco, davanti a quei bellissimi rifugi chiusi, increduli sono stati imbarcati su un vecchio pullman per il trasferimento ad un albergo di Rotonda).
Nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno ai numerosi tagli di bosco che sono in pieno svolgimento in alcune zone ?delicate? del Parco.
Ci riferiamo al Piano Casiglia nel comune di San Sosti, alla Murgia dei Cappuccini, a pochi passi dalle Gole di Barile, nel comune di San Lorenzo Bellizzi; e l?elenco potrebbe continuare per un?altra pagina.
Nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno alla situazione della ricerca nel Parco. Eppure la ricerca scientifica è un settore di estremo interesse per un area protetta.
Unico dato certo sono i numerosi miliardi del vecchio conio impiegati per conoscere a che ora va a dormire il lupo, quando fa la pipì e cosa mangia.
Se si chiede dove sono, quanti sono, come stanno in salute i lupi, i cervi, le aquile, gli avvoltoi, non esistono documenti ufficiali che forniscano dati su queste ricerche.
Eppure il cittadino ha il diritto di sapere.
La divulgazione aiuta a conoscere e quindi ad impedire atti vandalici che in passato sono costati la vita a decine di lupi, cervi ed avvoltoi.
Nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno a dati riguardanti il numero di visitatori che hanno frequentato il Pollino negli ultimi anni.
Gli unici dati sono forniti da apposite schede compilate nei puntiparco da parte degli ex LSU.
Lascio immaginare al lettore la scientificità di questi numeri?
In una settimana di trekking sul Pollino non si incontra nessuno.
Nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno alla rete sentieristica del e nel Parco.
Non si sa quanti sono i sentieri. ?Sono sicuramente troppi? ha affermato il presidente Fino ad un convegno del CAI sulla sentieristica, lo scorso febbraio, a Castrovillari.
Nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno dei problemi causati dalla nuova proposta di riperimetrazione del Parco, vista in ottica di chi ?entra e esce? a proprio piacimento.
Per cui da una mappa pubblicata sulla rivista ufficiale del Parco si evince che il Pollino perderà circa novemila ettari di superficie passando dal primo al quarto posto dell?elenco delle aree protette più estese d?Italia.
Nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno alle infinite strade sterrate che penetrano in lungo e in largo nei posti più delicati del Parco creando non pochi problemi al personale del CFS che non riesce – anche a causa di poco personale ? a controllarne tutti gli ingressi, facilitando in tal modo le attività di bracconaggio, tagli abusivi di alberi e raccolta non autorizzata di frutti del sottobosco.
In ultimo, nella lunga intervista alla ?Nuova Ecologia? non si fa cenno alla situazione gestionale in cui versa il Parco.
Non c?è ancora il Piano del Parco, manca il direttore, il consiglio direttivo è incompleto dopo le dimissioni del prof Teti, la pianta organica è ancora insufficiente, l?organico del CFS non è ancora ultimato.
La Comunità del Parco a distanza di un anno dalle ultime elezioni amministrative non si è rinnovata, la costante assenza dei sindaci alle sue assemblee è sintomatica di un malessere e di uno scadimento del valore del Parco vanificando tutto quello che si era riuscito a raggiungere fino ad oggi. Le Guide del Parco dopo l?unico corso di formazione risalente al 1997 non hanno fatto nessun aggiornamento; l?Ente ha avviato un censimento del quale non si sanno gli esiti (è necessario istruire le procedure per un nuovo corso? Quanti di loro vivono esclusivamente con l?attività di accompagnamento? Quanti sono costretti a svolgere in contemporanea altri lavori per sbarcare il lunario? Non sarebbe più corretto assumerne un tot, uniformarne la formazione e sguinzagliarli dappertutto come messaggeri del Parco?).
La partecipazione all?assemblea per l?approvazione del bilancio da parte della Comunità del Parco è un altro segnale di abbandono: 28 componenti presenti su 70.
Risultato 22 a favore (tutti calabresi) e 8 astenuti (tutti lucani).
Per concludere si ricorre al solito De Gasperi il quale chiedeva ai suoi collaboratori di dire alle genti quello che avevano realizzato e promettere un po? meno di quello che erano certi di poter garantire.
Erano altri tempi.
Erano altri Politici.