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Divani sempre più scomodi

La crisi del distretto del salotto è oramai una triste realtà. Esempio eclatante del crollo del settore in Puglia e Basilicata è quello della Natuzzi. In un recente incontro al ministero del Lavoro, infatti, la Natuzzi, azienda italiana leader nella produzione dei divani con 750 milioni di fatturato e fiore all’occhiello dell’economia del Mezzogiorno, ha presentato ai sindacati un piano di riordino con 1320 esuberi (580 addetti diretti di produzione, 500 indiretti dei servizi di produzione e 240 delle strutture centrali). Quando invece, nel 2003, ne erano stati individuati solamente 345. Un annuncio choc che testimonia il momento difficile che sta attraversando l’economia italiana dei distretti, piegati dall’euro forte e dal progressivo calo degli ordini. Una flessione che la Natuzzi ha registrato soprattutto sul mercato americano. La direzione dell’azienda pugliese, su pressione soprattutto della proprietà straniera (la Natuzzi è controllata per il 51% da Pasquale Natuzzi e per il 49% dai fondi pensione statunitensi), ha anche minacciato la delocalizzazione degli stabilimenti italiani, situati nella zona compresa fra Bari e Matera, se non riuscirà ad abbattere i costi dei produzione dei divani e se l’euro non diminuirà il suo valore rispetto al dollaro. In pratica, l?aumento sostanziale della moneta europea ha, di conseguenza, marcato negativamente le vendite nell?area americana. Con un conseguente, inevitabile, crollo.

In particolare, l?azienda ha denunciato il fatto che il prezzo del salotto Natuzzi supera del 50% quello degli altri divani e, quindi, non è competitivo. Una situazione che se si prolungherà nel tempo, la costringerà a trasferirne la produzione in Cina, Brasile e in Romania, dove la società possiede gli altri stabilimenti. Anche le altre aziende del distretto seguiranno ben presto l??esempio? della Natuzzi e trasferire in blocco le unità produttive dove la manodopera ha un costo più basso.

Anche la politica sta cominciando, di certo in netto ritardo, ad intervenire. C?è una evidente unione d?intenti tra Regione Puglia e Basilicata, testimoniata da una telefonata tra i due governatori, Nichi Vendola e Vito DeFilippo, al termine della quale si è espressa la volontà di trasferire al Governo nazionale la ?patata bollente?, vista la grande dimensione che tale ferita occupazionale potrebbe infliggere sull?intero territorio appulo-lucano.

Le segreterie regionali di CGIL CISL E UIL, intanto, comunicano che e? stato convocato per il prossimo 31 maggio il tavolo di crisi chiamato ad affrontare la vertenza del polo appulo-lucano del salotto. Il tavolo di crisi e? chiamato ora a recuperare il tempo perduto e a dare risposte concrete ad una crisi produttiva ed occupazionale che, se non adeguatamente affrontata, rischia di far sprofondare il distretto del mobile imbottito.

Il momento difficile della Natuzzi si somma a quello delle altre 450 piccole aziende del distretto della Murgia, che consta di 11 mila addetti e che ha già perso 1200 posti di lavoro. Il gruppo Calia, con uno stabilimento di circa 600 dipendenti, ha avviato la cassa integrazione ordinaria per 127 dipendenti nel 2005 (sino al 31 luglio). Qualora gli stessi dipendenti non verranno ricollocati al lavoro, scatterà la mobilità. La Nicoletti, circa 465 dipendenti, ha avviato la cassa integrazione ordinaria per 95 dipendenti dallo scorso 10 maggio. La New Interline, circa 300 dipendenti, ha avviato la cassa integrazione ordinaria per 120 dipendenti dal 25 dicembre 2004. Nell?intero indotto, si sottolinea come siano state chiuse, tra il 2002 e il 2004, almeno 20 aziende di contoterzisti (si calcoli circa 40 addetti ciascuna), con oltre 500 licenziati. Un disastro.