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Orazio e la Lirica

Le ODI di Orazio s?ispirano ai lirici greci arcaici, in particolare ad Alceo e Saffo. I temi delle poesie sono vari: l?amicizia, l?amore, le esperienze quotidiane (incontri, banchetti, viaggi), lo scorrere del tempo, il trascorrere delle stagioni e della vita.

La lirica latina nasce tardi, verso la fine del II secolo a.C. Certamente non sono mancate forme primitive di lirica popolare (canti religiosi, canti funebri, carmi conviviali), ma la lirica propriamente detta nasce con i poetae novi, con il grande Catullo e culmina nella poesia oraziana. Nel testo lirico si fondono razionalità e irrazionalità. Il poeta è nello stesso tempo mittente e ricevente del messaggio poetico. Il linguaggio della lirica è fortemente connotativi. Il significato delle parole si allontana dalla convenzionalità del linguaggio usuale. G. De Robertis ritiene che l?ambiguità propria del testo poetico deriva dalla musicalità delle parole ( ?la poesia vive sotto la specie della musica? ). Proprio in virtù della ?natura musicale?, il testo lirico appare intangibile ed imponderabile rispetto al testo in prosa. I contenuti lirici vanno oltre le apparenti tematiche. ?Creare poesia significa, in concreto, sradicare il mezzo espressivo dal suo uso concreto per renderlo capace di comunicare una gradazione interna; trasferirlo da un piano quantitativo ad un piano qualitativo; lavorarlo, modificarlo, inventarlo (questa è l?intuizione) finchè quel bisogno di espressione non accenni a soddisfarsi. La scelta della parola è fra i compiti più delicati e incisivi dell?operazione poetica. Secondo Ghiselli essa è la principale responsabile dello stile dell?autore. Scegliere una determinata parola significa in primis scegliere per combinare e ricombinare. Scegliere equivale dunque a selezionare, accostare, accordare ed armonizzare. Come procedere in questa delicata operazione? Jakobson evidenzia che nell?uso della lingua mettiamo in atto le medesime due operazioni di selezione e di combinazione delle parole: scegliamo nell?ambito di svariate possibilità e combiniamo gli elementi scelti; il tutto senza preoccuparci delle relazioni che si creano tra gli stessi elementi, poiché è prioritaria la comunicazione. Nell?uso poetico, invece, si tende a creare consapevolmente determinati ordini ed equilibri.

A chi si rivolge l?autore di testi lirici? Il poeta non parla a nessuno, ma in realtà escludendo tutti vuole parlare a tutti. Egli persegue il massimo dell?universalizzazione attraverso il massimo della personalizzazione e dell?introspezione. Orazio ha certamente in mente un prototipo di pubblico. Frequentemente le Odi oraziane si presentano come invito o consiglio ad un interlocutore più giovane ed inesperto del poeta ( una ragazza, uno schiavo, un semplice amico) al quale Orazio vuole far giungere un messaggio di equilibrio e saggezza. La visione esistenziale del poeta lo spinge a godere le brevi gioie che la vita consente: l?amore, l?amicizia, la serenità infusa dalla natura, il buon vino , il calore di un focolare.

Ode I, 11
[?] sapias, vina liques et spazio brevi/ spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida/ aetas:carpe diem, quam minimum credula postero.

[?] sii saggia, versa il vino ed entro un breve spazio di tempo tronca la tua lunga speranza. Mentre stiamo parlando, se n?è già fuggito invidioso il tempo: afferra la tua giornata, fiduciosa il meno possibile nel domani.

Il tutto si colora di una velata malinconia. Oltre alle Odi ricordiamo anche le Satire. In esse vi è un umorismo sorridente e critico nei confronti dei difetti umani, ma a differenza di Lucilio, la satira oraziana non è aggressiva. Chiara è l?espressione dell?aurea madiocritas ovvero del pacato equilibrio e del senso della misura.