Cari amici, ve lo confesso: la settimana appena passata è stata di un?importanza cruciale per il mio lavoro e in generale per il lavoro dedito e costante di tutto l?ufficio migratorio di Tulcàn-City.

Infatti, proprio la scorsa settimana è caduto l?appuntamento con le interviste che periodicamente l?ACNUR e la Cancelleria del Ministero degli Esteri vengono ad effettuare in loco, dopo aver ricevuto il cumulo delle sollecitudini di rifugio raccolte in varie mesi. Mi pare di avervi già spiegato l?iter ordinario che la legislazione ecuadoriana prevede per conseguire lo status di rifugiato.. in ogni caso, data una mia certa cronica inaffidabilità di memoria e data l?importanza del tema nel mio lavoro e nella puntata che avete sotto mano.. vedrò ciò che posso fare affinché la presunta ripetizione possegga anzitutto il dono della sintesi.

Dunque, una volta approdati nell?ufficio tulcanense e riempito il questionario con cui si avvia il procedimento per ottenere il riconoscimento, la pratica di ciascun sollecitante viene trasmessa all?ufficio centrale per il rifugio di Quito, dal quale vengono disposte le indicazioni per il proseguimento del processo. Ogni sollecitante deve presentarsi a due interviste, entrambe nel medesimo ufficio di Tulcàn: la prima con l?Alto Commissariato per i Rifugiato delle Nazioni Unite (che delega le interviste, realizzate con cadenza quindicinale, alla Fondazione affiliata Fabian Ponce) e la seconda con la Cancelleria del Ministero dell?Esteri, che manda annualmente (e sottolineo annualmente: raramente capita che si riesca a concordare 2 appuntamenti l?anno) due suoi funzionari a indagare sulla vulnerabilità e veridicità dei singoli casi. Dopo questa seconda ed ultima delicata costrizione al ricordo, finalmente si riunisce la Commissione per la Determinazione della Condizione di Rifugio, formata da un membro del ministero del Governo e da due membri del Ministero degli Esteri, che discute e decide su ogni singolo caso. Alle riunioni della Commissione, presenziano in qualità di testimoni ed osservatori alcuni delegati dell?ACNUR, e i funzionari del ministero che hanno svolto le interviste.

Una volta presa la decisione finale, se essa è di rigetto, il sollecitante ? con l?aiuto degli uffici migratori ? può, entro 30 giorni dalla notifica, abbandonare il paese, proporre appello o cercare un?alternativa migratoria. In caso contrario, una volta notificato il riconoscimento dello status di rifugiato, per il fortunato si aprono le porte della legalità in Ecuador: egli gode degli stessi diritti dei cittadini residenti, è protetto da qualsivoglia tentativo di deportazione e il carnet di riconoscimento è rinnovabile di anno in anno, cessando la condizione di rifugiato solo al cessare della causa che ha determinato la fuga. A parte i dettagli tecnici comunque dovuti, la cosa incredibile è che, in realtà, appena ricevuta ? tardivamente – la comunicazione delle date, di colpo fiumi di gente e valanghe di speranze, preoccupazioni, dubbi e preghiere sono confluiti tutti assieme, incessanti, nella sala d?attesa dell?ufficio, e nei discorsi tesi, o supplicanti, o timorosi intrattenuti dai sollecitanti con me e le altre colleghe dell?ufficio.

E? stata una settimana pienissima, dal punto di vista lavorativo ed emotivo. Tra i sollecitanti c?erano persone che versavano in stato di snervante attesa da ormai un anno, nella totale precarietà giuridica e lavorativa. Ho vagato dapprima giorni e giorni per le strade di Tulcàn, cercando uno ad uno i sollecitanti da rintracciare, poi ho aspettato il turno assieme a loro, ascoltandone le storie, gli stati d?animo e le incerte prospettive. A sera, nelle chiacchierate interminabili con i funzionari del ministero (50 anni in due, a dispetto dell?età vetusta che attribuivo loro nell?immaginario), emergevano via via le impressioni e le non più supposte ma reali possibilità di successo dei singoli casi… che ormai non sono più casi, ma persone, visi, sorrisi, storie, lacrime, situazioni che mi appartengono.
All?inizio di giugno, in ogni caso, il verdetto sarà inoppugnabilmente scritto, e i giochi saranno fatti.
Aspetteremo i risultati come si fa in una sezione di partito, tutti vicini, come se l?accettazione o il diniego toccasse davvero la vita di tutti.

Non credevo che mi sarei sentita così presto intimamente partecipe di questo mondo così lontano…. ed invece il contraddittorio, generoso, violentato, silenzioso popolo di colombiani in Ecuador è capace di generare un coinvolgimento emotivo incontrollabile. Riescono con una naturalezza inaudita a renderti parte dei loro drammi, delle loro gioie, delle loro storie. Questo è quanto di più bello, e di più vero, vivo quaggiù. Davvero.

Ed ora vi lascio, pregandovi di segnare la data del 1 giugno come il momento in cui tutti insieme ? e naturalmente anche voi!! ? dovremo incrociare le dita e pregare con forza affinchè alla maggioranza di miei dolci assistiti sia riconosciuto per lo meno il diritto ad un pò di serenità.

Per questo, e per l?interesse che mai mancate di dimostrarmi, grazie già da adesso… e a presto!

Marica

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