Ancora incerto il futuro per i lavoratori dell’ex “Lucana Calzature” di Maratea, il calzaturificio marateota fallito circa tre anni fa. Per 130 dei 280 dipendenti, infatti, la mobilità scade il prossimo 21 maggio.
Intanto, non pare ci sia seguito al progetto di riconversione industriale proposto da alcuni imprenditori marchigiani.Gli imprenditori calzaturieri, membri di un consorzio d’imprese di Porto San Giorgio, in provincia di Ascoli Piceno, riunite nella Ekotime Srl, hanno proposto nei mesi scorsi un investimento di circa 7 milioni di euro. Il progetto di riconversione ? sostenuto dall’audace sponsorizzazione della Regione Basilicata, nella persona del suo ex-assessore Gaetano Fierro – prevede una ricollocazione di 153 persone, tra tecnici, operai ed impiegati.
In una prima fase progettuale, si era previsto il recupero dello stabilimento (fermo da più di tre anni), attraverso la revisione dei macchinari e la riattivazione dell’unità immobiliare. Le 153 persone che dovrebbero essere avviate verranno integrate in un percorso di formazione continuativa. La seconda fase, a medio termine, invece mirava alla riconversione dell’attuale unità produttiva in un efficiente laboratorio attrezzato con le più moderne tecnologie per la lavorazione della pelle ecologica, a basso impatto ambientale (secondo gli imprenditori marchigiani). Il tutto per favorire la produzione di circa mille paia di scarpe monoblocco uomo/donna ogni 8 ore, la produzione di articoli in gomma e di accessori quali i cinturini, le chiusure lampo, ecc.. Ma dalle parole ai fatti sembra esserci un infinita attesa. Forse la stessa Ekotime ci ha ripensato ed è ritornata sui suoi passi?
I lavoratori, però non vedono concretizzarsi nulla di buono, anzi, con la fine del contributo determinato dall?ammortizzatore sociale si aprono scenari assai inquietanti che acuiranno situazioni già assai difficili. Si chiede ad alta voce l?intervento dei Sindaci del lagonegrese, della Comunità Montana e della Regione Basilicata che già in passato si è mossa per interpretare il disagio delle maestranze. E? opinione diffusa che l?eventuale intervento degli imprenditori marchigiani sarà limitato solo ad alcune unità lavorative, non a tutti i dipendenti. D?altro canto, la messa in mobilità non può neanche essere vista come un obiettivo di vita a cui aggrapparsi in eterno senza cercare ulteriormente, in ambiti diversi, altre forme occupazionali. Del resto, continua a destare legittimi sospetti la volontà di investire in un settore, quello calzaturiero, in forte crisi e di alquanto incerte prospettive con l?avanzare del prodotto orientale.
?La storia della lucana calzature ? afferma Maurizio Bolognetti, Segretario dei Radicali Lucani ci offre lo spaccato di una regione, che si è illusa di poter crescere dal punto di vista industriale, facendo concorrenza al made in China. La Lucana calzature è l?ennesimo esempio di sperpero di denaro pubblico affidato nelle mani di pseudo imprenditori amici degli amici, abituati a privatizzare i profitti(quella rara volta che ci sono) e a collettivizzare le perdite. Mi viene da pensare ? continua Bolognetti – che se finisse finalmente la manna di finanziamenti gestiti in modo clientelare e spesi per creare illusioni, forse potrebbe davvero iniziare il riscatto di questa terra e della sua gente. Spesso si ha la sensazione che la stragrande maggioranza dei politici lucani sia mentalmente legata ai bei tempi della Cassa del Mezzogiorno, delle migliaia di ore di cassa integrazione straordinaria, a una politica dirigista?.
Il 10 maggio è stata convocata dagli stessi lavoratori un assemblea pubblica presso il Comune di Maratea. Si vuole essenzialmente capire in che modo venir fuori dalle mille speculazioni che a danno di troppi hanno avuto luogo. Si vuole capire se davvero vale la pena di continuare a sperare in quello che potrebbe intendersi come un serio e valido progetto lavorativo. Ma che potrebbe anche essere un ennesima bolla di sapone.