La vis poetica di Nicola Scarano ci trasporta in maniera straordinaria in una realtà immaginaria intensamente coinvolgente. Meditiamo e riflettiamo sui suoi versi per il solo ?egoistico? piacere della lettura!

A proposito di lettura non dimentichiamo le asserzioni di Harold Bloom:
?Se gli individui vogliono conservare la capacità di esprimere opinioni e giudizi autonomi, è importante che continuino a leggere per se stessi ?.

E la poesia? Il brivido poetico ci permette di conoscere meglio noi stessi, di ritrovarci, meditare e riflettere. Allora poesia = utilità? No, è l?utile inutilità della poesia a svincolarci ed allontanarci dal contingente al fine di sentire fino in fondo le vibrazioni interiori del nostro essere.
La produzione poetica di Nicola Scarano abbraccia un lungo arco di tempo strettamente legato a grandi e profonde trasformazioni economiche, culturali e letterarie.La prima pubblicazione di poesie, ?Gocce al mare?,risale al 1956, e l?ultima ?Luci sul Basento?, al 1986.In quegli anni si passa dall?ermetismo e neorealismo, alla letteratura postmoderna. I versi del poeta sono intrisi di simboli. L?acqua, simbolo di semplicità e di umiltà, si presenta sotto forma di ?gocce al mare? invisibili e inconsistenti nella vastità del mare (della poesia). Queste gocce confluiscono nel mare e successivamente s?incanalano in un fiume, il Basento.
La poesia di Scarano ruota attorno a due nuclei tematici, il silenzio e la lacerazione.

I simboli si caricano di antiche suggestioni e non mancano richiami manzoniani, as esempio nella poesia ?Alluvione?,
?Oh qual sciagura abbattesi
sul sacro suolo italico
o quale strage immane
o qual tremendo duolo?
Nel secondo volume, ?Alba sul Basento? forte è la l?influsso del neorealismo di Sinisgalli. Nei versi di Nicola Scarano domina insistentemente l?alba; l?alba dei sogni, delle promesse, delle speranze, dei desideri. Magari un?alba alla quale poter affidare vere certezze .
L?immediatezza del linguaggio è chiaramente percepibile nel terzo volume di poesie, ?Luci sul Basento?. In esso si aprono nuovi sentieri,
?Non strade maestre
sentieri?
Allora senti che sei
che ogni numero è prima unità ?

e ancora

?Ripercorrerò sentieri muti
rievocando fasci di speranze
e scioglierò grumi di ansie ?

Perché il poeta parla di sentieri e non di strade? Forse perché non sono percorsi ben definiti, ma infiniti, tortuosi. L?intrinseca complessità dei tracciati si perde nell?immaginario della poesia. La semantica della parola non va assolutamente sottovalutata. Il significato della parola è costituito dalla stratificazione di un ?denotato? e da significazioni aggiuntive dette ?connotazioni? che si sovrappongono al denotato. Da tale combinazione vengono fuori indefinite, allusive e ambigue rifrazioni di significato. Chi percepisce la polisemia del testo? Certamente il lettore, ?coprotagonista? dell? evento letterario. A tal proposito concludo l?articolo con le osservazioni di Umberto Eco tratte da Lector in fabula.

[?] Un testo si distingue da altri tipi di espressione per una sua maggiore complessità. E motivo principale della sua complessità è proprio il fatto che esso è intessuto di ?non detto?.

[?] ? Non detto? significa non manifestato in superficie, a livello di espressione:
ma è appunto questo ?non detto? che deve venir attualizzato a livello di attualizzazione del contenuto. E a questo proposito un testo, più decisamente che ogni altro messaggio, richiede movimenti cooperativi attivi e coscienti da parte del lettore. [?]

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