Nel IX secolo i territori della regione erano inclusi nei possedimenti del Ducato di Benevento, che, come abbiamo visto, comprendevano inoltre le zone della Puglia e buona parte della Calabria ed erano conosciute come Terra dei Longobardi.

Alla fine del IX secolo l’irrompere sulla scena mediterranea del fattore islam aveva dato una nuova spinta ai fenomeni di formazione di identità cristiana: nella comunicazione di sè e nella politica dei regni meridionali. Allo stesso tempo, aveva esasperato i precari equilibri sui quali essi si confrontavano. Le incursioni arabe furono infatti un fattore che tornò utile alla politica bizantina nei territori
italiani. L’impero bizantino aveva perso, con il rafforzamento della presenza longobarda sul territorio, quella parte di possedimenti che aveva a sua volta e con fatica strappato ai Goti dopo una ventennale e sanguinosa
guerra. Ora si offriva l’occasione di risalire dalle coste e dalle città che erano rimaste bizantine (l’estremità delle terre calabresi, le basi siciliane, Gallipoli ed Otranto, Napoli…), fino all’interno e ricostituire la provincia in Italia meridionale.

Un secondo fattore che Bisanzio sfruttò, fu lo stato di costante precarietà in cui i regni longobardi dell’Italia meridionale si trovano, incapaci come erano di costituirsi in una unità compatta, persino di fronte a pressioni esterne: abbiamo visto come gli stessi elementi arabi venivano di volta in volta sfruttati dai Longobardi nelle guerre interne.

Così, di fronte all’acuirsi delle incursioni arabe, parte delle élites longobarde cominciarono ad adottare una politica filobizantina. Ad esempio, alla fine del IX secolo il comandante bizantino Gregorio viene inviato "in aiuto" del
gastaldato longobardo di Bari, perchè lo difenda dalle
incursioni arabe. I Bizantini pretendono però che la classe dirigente faccia atto di sottomissione a Bisanzio e le giuri fedeltà. Allo stesso modo la linea antiaraba diviene una base su cui Gregorio tratta per conto di Bisanzio con il Papa Giovanni VIII. Bizantini sono anche i contingenti che confluiscono nell’esercito del Vescovo di Napoli, Atanasio II.

Tra i baluardi longobardi non c’è accordo sulla linea da seguire con i Bizantini: i Principi di Salerno cercano l’alleanza; Capua -che è sede di un importante vescovado- adotta un atteggiamento antibizantino, ed anzi interviene nella politica interna di Benevento in questo senso. A Benevento, infatti, una congiura interna aveva deposto Adelchi II, e instaurato al potere Guaiderigi, favorevole ai Bizantini. Il Vescovo di Capua preme per un ricambio a Benevento e favorisce l’ennesimo "colpo di stato" che, questa volta, riporta al potere la dinastia di Adelchi II:
dinastia che continua la politica di opposizione a
Bisanzio. Questa linea di Benevento porterà alla sua stessa
rovina: in aperta guerra all’Impero Bizantino attacca
infatti le flotte imperiali di Bari. La risposta di Bisanzio – che non aspetta altro- è immediata, e sulle coste meridionali sbarcano i contingenti alla guida dei generali Costantino e Simbatichio. Simbatichio sottomette Benevento e Siponto e rende i loro possedimenti provincia bizantina con il nome di Longobardia.

La stessa Benevento ritorna bizantina e quando riesce a riprendere la sua indipendenza, avrà ormai perso i territori fertili della Puglia. Così nel X secolo l’Italia meridionale ha un nuovo assetto: i ducati longobardi sopravvivono, ma sono notevolmente ridotti. I Bizantini, che non erano riusciti a loro volta ad evitare l’espansione araba in Sicilia (presa di
Siracusa 878 d.C.), nè gli attacchi delle abbazie di
S. Vincenzo al Volturno e Montecassino (rispettivamente: 881 e 883 d.C.), avevano però ormai riconquistato i territori calabresi e pugliesi, nonchè tutta la Basilicata, fino ai confini settentrionali con le zone comprese nell’attuale Campania.

La provincia viene riorganizzata nei Temi di Puglia –
con la denominazione di Tema Bizantino di Longobardia,che comprendeva anche parte della moderna Basilicata-; Tema di Calabria e Tema di Lucania – che riprende la denominazione latina, ormai sparita da diverso tempo, e che comprende la attuale zona di frontiera tra Basilicata e Calabria. I principati longobardi vanno impoverendosi. I territori bizantini sono affidati a strateghi di volta in volta scelti dall’autorità centrale. Riprende l’uso della datazione secondo l’anno di regno dell’Imperatore e si estende e rafforza l’uso della monetazione bizantina: il Solidus.
I Bizantini concedono privilegi alle comunità monastiche di Montecassino e San Vincenzo al Volturno e penetrano culturalmente anche nel tessuto amministrativo e culturale dei restanti ducati e gastaldati longobardi.

Questa situazione in Italia meridionale sarà uno stato
di fatto. Almeno fino alla conquista normanna…

PER APPROFONDIRE:
– AA.VV., "Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II", in "Storia di Italia", G.Galasso (a cura), Utet, Torino 1983.
– AA.VV., "L’uomo bizantino", G.Cavallo (a cura), Laterza,Bari 1992.
– P.Cammarosano," Nobili e re. L’Italia politica dell’alto medioevo", Laterza, Bari 1999.
-P.Corrao,M.Gallina,C.Villia, "L’Italia mediterranea e gli incontri di civiltà", Laterza,Bari 2001.

SUL WEB:
www.medioevoitaliano.it
www.medioevoitaliano.org
-www.geocities.com/Athens/Acropolis/5022/constan1.htm,
sito molto completo da cui sono tratte le immagini.

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