Cerca

Dighe lucane da sghiaiare

In più di un occasione la nostra testata giornalistica ha evidenziato il problema inerente all’ interramento delle dighe lucane. I materiali litoidali provenienti dall’ erosione dei versanti e dal trasporto naturale dei corsi d’ acqua stanno causando una diminuizione delle capacità delle dighe.
Nella rubrica ambiente di Lucanianet si trovano archiviati gli articoli inerenti alla diga di San Giuliano (anno di costruzione 1957) e alla diga del Camastra (bacino del torrente omonimo, anno di costruzione 1965).

Il discorso allo stesso modo è precario per tutti gli invasi e sbarramenti negli altri bacini lucani (oggi se ne contano almeno una quindicina). Questi hanno intrappolato diversi milioni di mc di materiale litoidale, che pian piano stanno innalzando il livello di fondo degli invasi e se non si interviene a tempo con le operazioni di sghiaiamento fra qualche anno si andrà incontro all’ interramento totale di molti invasi.
Abbiamo anche sottolineato come l’ intrappolamento dei sedimenti rappresenta la principale causa dell’ erosione costiera del litorale Ionico lucano. I fiumi che sfociano nello Ionio, in seguito alla costruzione delle dighe si sono visti ridurre in modo considevole le portate liquide e solide, di conseguenza avendo poco materiale da recepire verso le coste, queste ultime presentano un bilancio sedimentario sempre più in deficit, con conseguente arretramento della linea di riva.
Il comma 2 dell’ art. 40 del D.L.dell’ 11 maggio 1999 n°152 recita quanto segue: “al fine di assicurare il mantenimento della capacità dell’ invaso e la salvaguardia dell’ acqua invasata e del corpo recettore le operazioni di svaso, sghiaiamento e sfangamento delle dighe sono effettuate sulla base di un progetto di gestione di ciascun impianto”.
Il comma 6 dell’ art. 40 del suddetto decreto sottolinea che in seguito all’ approvazione del progetto di gestione, l’ ente gestore è autorizzato a eseguire le operazioni di svaso, sghiaiamentoe sfangamento in conformità ai limiti indicati nel progetto stesso e alle relative prescrizioni.

A tal proposito di recente è stato pubblicato il volume n° 4 della collana editoriale dell’ Autorità di Bacino. Quest’o volume include una raccolta contenente diversi studi, tra cui il problema interramento, tecniche di processi di sfangamento e proposte di utilizzo dei sedimenti recuperati, curando gli aspetti connessi alla gestione dei processi per la tutela ambientale.

In particolare lo studio dal titolo “Proposte di utilizzo in agricoltura dei sedimenti degli invasi artificiali di San Giuliano e del Camastra” (Xiloyannis, Palese, Celano- Dipartimento di Produzione Vegetale- Univ. della Basilicata), propone nuove tecniche di controllo e riduzione dell’ interramento dai materiali lotoidali provenienti dai bacini idrografici e la rimozione dei materiali fino a ora accumulti, tramite tecniche di scavi meccanici o idroaspirazione.
Lo studio si articola in un esame sulle caratteristiche fisiche, chimiche e idrologiche dei sedimenti, per una valutazione generale di ipotesi di utilizzo, ai fini agricoli, dei sedimenti dei bacini San Giuliano e Camastra, (bacini idrografici del Bradano e del Basento, nella Regione Basilicata). In base alle caratteristiche tessiturali- strutturali i sedimenti possono essere destinati a vari utilizzi.
Tale tecnica sperimentale ha il vantaggio di offrire una larga percentuale di successo in agricoltura, a condizioni che:

– i terreni devono essere non eccessivamente profondi, con falde freatiche superficiali e con problemi di allagamento (magari a causa delle piene dei fiumi) nella stagione invernale
– I terreni devono essere di natura sabbiosi, per migliorare la capacità di immagazzinamento idrico, la fertilità biologica e la funzione filtrante
– nella preparazione di substrati da impiegare nel settore vivaistico
– per rinaturalizzare siti dismessi (come cave, buche, discariche di rifiuti eccetera)

Sicuramente queste proposte, se applicate rappresentano un grande passo in avanti ma visto soprattutto il grave problema dell’ erosione costiera chiediamo anche di studiare e adottare nuove tecniche ingegneristiche di by-pass (gia adottate all’ estero) per smuovere e trasportare i materiali (per quanto ancora possibile), verso la costa in modo da riarginare il grave problema dell’ erosione del litorale Ionico.
Questa è una tecnica di “ripascimento naturale”. Quest’ ultima, a differenza dei ripascimenti sabbiosi artificiali non è solo un’ operazione “tampone” in prossimità della costa ma rappresenta l’ unica soluzione capace di ristabilire il naturale equilibrio fra fiume e mare.