Come alcuni di voi avranno letto sui giornali o visto alla TV, la settimana scorsa il popolo dell?Ecuador, a suon di pentole percosse ed incessanti manifestazioni di protesta, è riuscita a cacciare ? dopo una lunga e tormentata battaglia ? il Colonnello Lucio Gutierrez, ovvero il presidente che voleva essere un dittatore.

L?inesorabile discesa del Capo di Governo, che lo avrebbe pian piano portato ad essere ?per alcuni interminabili giorni ? un esule nella sua stessa patria, era iniziata nel dicembre scorso, quando aveva nominato ? con una discutibile manovra politica ? i nuovi membri del massimo organismo giurisdizionale del Paese, la Corte Suprema di Giustizia. In realtà, l?ordinario meccanismo di nomina della Corte prevedeva un procedimento di auto-sostituzione gestito dagli stessi giudici uscenti. Una tale ingerenza del potere esecutivo in quello giudiziario, era stata avvertita già allora come un?inaccettabile rottura del dettato costituzionale.
A contribuire in modo determinante al declino del Colonnello, era venuta poi la decisione della nuove Corte di annullare i giudizi per corruzione ad alcuni ex -presidenti, tra cui il controverso Bucaram, cacciato dalla presidenza nel 97, dopo essere stato dichiarato incapace da una risoluzione dello stesso Congresso.
L?annullamento del giudizio aveva così permesso a Bucaram di rientrare dagli anni d?esilio trascorsi a Panama, e questo ritorno era risultato così insopportabile alla popolazione, da scatenare manifestazioni di incontenibile sdegno in ogni angolo del Paese. Nelle due scorse settimane, la frequenza e l?entità crescenti delle dimostrazioni di piazza, coordinate ed appoggiate dall?emittente quiteña Radio La Luna, avevano portato il Presidente a dichiarare lo stato d?emergenza, che comportava lo scioglimento della Corte Suprema (decisione poi ratificata dal Congresso), l?attribuzione di ampi poteri discrezionali alle forze dell?ordine, la sospensione di alcuni diritti costituzionalmente garantiti (come il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero) e la proclamazione del coprifuoco nella capitale, a partire dalla mezzanotte.
In seguito al proclamo, l?affluenza dei cittadini esasperati provenienti da tutto il Paese verso le piazze di Quito è cresciuta notevolmente.

Oltre a ciò, le reazioni interne ? ad esempio la dichiarazione del sindaco di Guayaquil Nebot, che annunciava ?uno sciopero generale in difesa della democracia e contro il dittatore? ? e il clima di condanna e perplessità che permeavano i comunicati dei Capi di Stato esteri e delle maggiori organizazioni internazionali, hanno costretto Lucio, il giorno seguente il tentativo di auto-golpe, a revocare in fretta e in furia lo stato d?emergenza.
Nonostante il passo indietro, la miccia era ormai ben accesa: sono seguiti giorni di duri scontri ? con bilanci da guerra civile ? tra i manifestanti (ribattezzati da Gutierrez ?forajidos?: fuorilegge) e le forze armate, del cui appoggio il Governo ha goduto quasi fino all?ultimo. Dopo giorni di dure repressioni, infatti, giovedì scorso il Capo del Comando Congiunto delle Forza Armate, ha annunciato in diretta televisiva l?immediato ritiro del sostengo al Presidente.
Caduto l?ultimo baluardo filo-governativo, al Presidente-dittatore non è rimasto che darsi alla fuga.
Il primo tentativo di riparo fuori dai confini nazionali, non è tuttavia andato a buon fine, in quanto il popolo inferocito ha invaso le piste dell?aereoporto Mariscal Sucre, impedendogli di fuggire e costringendolo a rifugiarsi nell?ambasciata brasiliana, sino a lunedì 25 aprile, quando, infine, è riuscito a sfuggire alla folla raggiungendo l?aereo che lo ha portato a Brasilia.
La sera della caduta di Lucio, tutto l?Ecuador risuonava di musica e grida di gioia, migliaia di bandiere sventolavano fiere, ed appena finito di lavorare non ho mancato di correre a festeggiare anch?io con l?intero festante popolo ecuatoriano. Come dicevo appunto nel titolo: viva la libertà! Sempre e comunque.

Al momento si è insediato un governo di transizione presieduto dall?ex vicepresidente Alfredo Palacio.
Il neo Presidente, appena designado, ha salutato la popolazione dicendo: ?Glorioso ed eroico popolo di Quito, oggi è finita la dittatura in Ecuador?.
Le prime nomine di Palacio, che comprendono ministri tecnici molto critici nei confronti delle politiche dell?appena deposto Governo, lasciano ben sperare.
Tuttavia, egli riceve in dote un Paese smembrato e sfiduciato, con una crisi sociale profonda e alcuni importanti vuoti legislativi da colmare in tempo record.
Insomma, staremo a vedere. Questo è tutto, per il momento.
Vi lascio con la speranza che come popolo ci sia dato di imparare qualcosa, dalla incredibile lezione di senso civico ed amore per le istituzioni democratiche che ci hanno dato i colleghi ecuatoriani.
Alla prossima settimana allora!
Y que ve vaya bien!!

Marica

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