Ci sono momenti in cui il basket e lo sport passano in secondo piano. A volte questi momenti si intrecciano.
Succede domenica 24 aprile 2005: la Levoni è a Ribera, in attesa di disputare la gara uno dei tanto sospirati playoff.
Iniziano a suonare i telefonini, iniziano a rincorrersi le voci: Antonello è morto.
Antonello Pergola, uno dei giovani che ogni domenica si alternavano sulla panchina della prima squadra, è morto in un incidente stradale nella notte tra sabato e domenica alle porte di Potenza.
Un incidente che pensi possano accadere solo agli altri. Una delle famigerate stragi del sabato sera.
Non pensi mai che possa accadere a te. e invece, all?improvviso, le voci diventano conferme.
Antonello è morto. Nessuno vuole crederci, a Potenza come a Ribera.

La partita si deve giocare, la Levoni scende in campo con le lacrime agli occhi e una fortissima voglia di compiere un?impresa da dedicare ad Antonello.
Per poco non ci riesce: a tre minuti dalla fine i padroni di casa agguantano e sorpassano i biancorossi.
I ragazzi si rivestono e partono subito alla volta di Potenza. 750 km da percorrere con la morte nel cuore, ed il desiderio di andare a salutare per l?ultima volta ?Pergolone? , come tutti lo chiamavano.
Lunedi pomeriggio si svolgono i funerali, i compagni di squadra di Antonello portano la sua bara.
Nessuno vuole credere che in quella cassa di legno ci sia un ragazzo di 18 anni. Un ragazzo come i tanti che affollano la Chiesa della Beata Vergine del Rosario, in lacrime per la perdita di un amico.
Quando la bara entra nel carro funebre per il suo ultimo viaggio un lungo applauso si alza dagli amici, dai compagni, dalle tante persone che non conoscevano Antonello ma che hanno voluto comunque salutarlo.
Perchè Antonello era un ragazzo che ispirava allegria e simpatia. Un gigante di quasi due metri con dentro l?anima di un bambino. Un ragazzo che amava la pallacanestro più di ogni altra cosa. Una persona che non si poteva fare a meno di amare.
Antonello se n?è andato. E adesso tutti dovremmo fare a meno di lui, della sua irrefrenabile voglia di vivere, della sua musica che insieme chiamavamo ?cuscia?, della sua maglietta numero nove che indossava con tanto amore, delle sue schiacciate ad un canestro alto due metri e mezzo, lui che sognava di arrivare a schiacciare il più presto possibile ad un canestro vero. A tre metri e cinque centimetri dal suolo.
Adesso sei molto più su di tre metri e cinque centimetri, Antonello, adesso dovrai schiacciare senza che noi lo veniamo a sapere.
Ma tutti noi vedremo di salire a schiacciare per te, perchè non ti dimenticheremo mai, e perchè ogni volta che vedremo un pallone da basket rimbalzare penseremo a te, che ci guardi da lassù aspettando una dedica ad ogni canestro segnato.
Ciao Antonello, siamo tutti orgogliosi di averti conosciuto e di aver vissuto al tuo fianco, ed è strano adesso parlare di te al passato.

Perchè per noi tu non te ne andrai mai, tu sarai sempre con noi, non certo nei tuoi due metri, perchè il nostro cuore non può ospitarti in tutta la tua grandezza.Ognuno di noi ha preso una piccola parte di te nel proprio petto.
Ciao Pergolone, noi ci rialzeremo e cammineremo per te, e continueremo a ridere e scherzare perchè sappiamo che se tu ci potessi parlare ci diresti di non essere tristi.
Noi non saremo tristi, te lo promettiamo, Antonello. Tu promettici che ad ogni nostro canestro esulterai con noi, come noi abbiamo esultato ad ogni tuo canestro.
E se qualcuno dovesse chiederci se ce la faremo ad andare avanti nonostante tutto, noi risponderemo in coro: ?EFFESS!?, come avresti risposto tu.
Ciao Pergolone.

0 Comments

Leave a reply

©2024 Associazione Promozione Sociale Lucanianet.it - Discesa San Gerardo 23/25 85100 Potenza CF 96037550769 info@lucanianet.it