Gli Arabi vengono identificati dall’immaginario popolare meridionale attraverso due elementi: la razzia e la generica appartenenza ad una non meglio specificata identità “saracena”.

E’ una semplificazione ( avvertibile,ad esempio, nella tradizione musicale del Sud) che ha le sue ragioni. Affonda infatti le sue radici nella percezione tardo-antica e medievale delle popolazioni islamizzate che conquistarono la Sicilia. Questa percezione si fondava su una grande ignoranza della complessità etnica del fenomeno politico dell’Islam, e nello stesso tempo delinea la naturalezza con cui il fenomeno veniva percepito: insomma non interessava stare a definire uno “stato” arabo, ed i contatti con queste popolazioni, così come con altre, erano un fatto di routine… Dall’altra parte è pur vero che,se in Sicilia la dominazione araba ha dato vita ad un regno ,nel resto della penisola la politica dell’Islaam era percepita come una politica di guerra. Ed,essenzialmente, essa ERA una politica di guerra. Una politica di razzia e di destabilizzazione degli altri fattori presenti sul territorio condotta da personalità militari assai spiccate e spesso indipendenti, esaltate dalla letteratura araba come eroiche. Va inoltre detto che nel IX secolo gli Arabi vengono chiamati spesso nelle fonti con il termine di Cartaginesi, con chiaro riferimento alla dinastia nordafricana degli Aglabiti. Un altro termine diffuso tra i cronisti antichi era quello di Agareni e,appunto Saraceni. “Saraceno” è una parola greca di origine oscura, ma spesso intesa come “discendenti di Sara” per analogia con “agareni”,ovvero discendenti di Agar. Allo stesso modo venivano definiti “Ismaeliti”, “discendenza di Ismaele”. Durante il XII secolo le conoscenze sulle varie etnie ed le regioni di provenienza migliorano, ma continua ad essere usato il termine generico di Saraceno; solo che esso ora non indica più una popolazione, ma la cultura, ovvero corrisponderebbe al nostro “mussulmano”, che altro non indica se non “chi è sottomesso” al Dio unico, ed accetta Maometto come Profeta.Il termine “Arabo” è usato molto raramente nel Medioevo, ed indica spesso componenti beduine o nordafricane.

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E’ così che le scorrerie arabe di Basilicata vengono definite dalle fonti “saracene”, pur essendosi trattato più che altro di arabizzati andalusi e nordafricani. Tra questi nel IX secolo ci fu anche il leggendario Abu Ma’shar, meglio noto alle fonti latine come Al Massar. I principi di Salerno e di Benevento si contendevano infatti il controllo della Longobardia Minor, nei cui territori era compresa la Basilicata,insieme alla Calabria settentrionale, alla Puglia e a parte della Campania meridionale. Era all’epoca signore di Salerno Siconolfo, mentre reggeva il ducato di Benevento Radelchi. Entrambi i principi longobardi iniziarono a servirsi delle milizie “saracene” che erano presenti soprattutto nei territori di Taranto,Bari e della zona settentrionale della Basilicata. Siconolfo aveva chiesto l’alleanza di Abu Gia’far, un arabo andaluso che aveva base a Taranto. Gia’far passò a Radelchi e fu da questo ucciso. Anche Al Massar combattè per Radelchi,avendo la sua base tra il beneventano e la Basilicata settentrionale. Al Massar guadagnò in pochi anni una notevole fama nel Sud Italia, soprattutto in ragione delle sue campagne in Campania e nel Molise. Divenne una figura dai tratti mitici quando portò il terrore ad Isernia e a Montecassino, che prese ma infine risparmiò. Anche Al Massar fu eliminato da Radelchi, quando Benevento e Salerno trovarono un accordo politico e sancirono la loro reciproca indipendenza… Intanto la presenza araba in queste regioni aveva notevolmente rafforzato l’identità “cristiana”, anzi, aveva praticamente contribuito a crearla, rendendo necessari i contatti e le alleanze tra quegli antichi rivali che erano mondo latino e mondo bizantino, e portando alla formazione di una ideologia cristiana della “Guerra Santa” che è ora accennata, ma che diventerà fortissima dal XII secolo in poi, quando inizieranno le Crociate in Terrasanta.

PER APPROFONDIRE:

B.Scarcia Amoretti, “Un altro Medioevo”, Laterza, Bari 2001, che è un affascinante viaggio nel quotidiano dell’Islaam medievale;

N.Daniel, “Gli Arabi e l’Europa nel Medio Evo”, Il Mulino, Bologna 1981. L’autore traccia una nuova prospettiva della storia medievale, rivedendone i termini cronologici e sottolineando tutta la relatività della visione eurocentrica. “Medio Evo” diventa un termine di convenzione, un punto dell’asse cronologico -immaginario- in cui osservare l’interazione del fattore Europa e del fattore Islam: culture con forti divergenze ed un comune sostrato.

G.Mosca, “L’emirato di Bari, 847/871 d.C.”,Dedalo, Bari 1964, per la storia di un piccolo regno arabo nel cuore dell’Italia meridionale vissuto poco ma,per l’autore, capace di catalizzare importanti cambiamenti nella cultura politica di Latini e Bizantini.

Ricoldo Da Montecroce, “I Saraceni”, a cura di G.Rizzardi, Nardini Editore, Firenze 1992. Il mondo islamico raccontato da un frate domenicano predicatore in Oriente nel XIII secolo: per avere un’idea della visione europea dell’Islam,che è visto come una cultura assurda e incomprensibile, fondata su una religione superstiziosa e “pagana”!

Ibn Hazm, “Il collare della colomba”, Laterza, Bari 1983, per approfondire l’Islaam medievale letterario.Un classico della letteratura araba ( XI secolo) ed un bellissimo trattato “sull’amore e sugli amanti”;

Da visitare sul web:

www.arab.it
www.arabroma.com
www.arpnet.it/petra/page23.html

inoltre la puntata di “Ulisse,il piacere della scoperta”, dedicata al Medioevo, su: www.raitre.rai.it

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