La scorsa settimana presso lo stabilimento della Sider di Potenza è morto l?operaio metalmeccanico Giuseppe Liuzzi, dopo essere stato travolto da un carico di calce.
Simili eventi sono all?ordine del giorno fra ambienti di lavoro come questi.

La sicurezza sul lavoro continua ad essere uno dei temi drammatici che la cronaca non smette di portare in evidenza quasi ogni giorno.
Ogni anno mediamente il 6% dei lavoratori italiani subisce un incidente sul lavoro. Si tratta di quasi un milione di incidenti di diversa natura e gravità, dei quali circa 600 mila con esiti di inabilità superiore a tre giorni, oltre 27 mila determinano una invalidità permanente nella vittima, e più di 1.300 ne causano la morte.
Ciò equivale a dire che ogni giorno tre persone perdono la vita per disgrazie legate alla propria attività lavorativa.
Tappa fondamentale in tal senso è la legge 626, che ha introdotto importanti innovazioni nel campo della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, focalizzando l’attenzione sulle regole e gli strumenti operativi.
Per scongiurare tragedie simili, per rivendicare diritti e tutele, i metalmeccanici di Basilicata in questi giorni hanno indetto uno sciopero di otto ore. Secondo i sindacati, l’ adesione totale allo sciopero è stata dell’ 80 per cento.
”La buona riuscita della protesta in Basilicata è un significato particolare, dopo la morte, dell’ operaio Liuzzi?. Così hanno commentato i senatori Ds Piero Di Siena e Vito Gruosso, eletti in Basilicata. ”Questa ennesima tragedia – hanno aggiunto – ripropone in tutta la sua drammaticità il problema della sicurezza nei posti di lavoro, aggravatosi negli anni a causa di alcune politiche liberiste che hanno smantellato diritti e tutele esponendo così i lavoratori a rischi crescenti. Nell’ esprimere le nostre sentite condoglianze alla famiglia del lavoratore deceduto, rinnoviamo l’ impegno per una politica che favorisca il rilancio dell’ industria e dell’ economia italiana insieme alla tutela ed estensione dei diritti dei lavoratori”.

Raffrontando la situazione italiana con quella dei Paesi del resto d’Europa, emerge come il nostro Paese detenga il primato dei casi mortali, mentre la frequenza degli infortuni sul lavoro risulta lievemente inferiore rispetto alla media europea.
Secondo L’Inail, la divergenza è da attribuirsi in parte a una normativa che considera mortali gli eventi che si sono verificati a distanza di tempo dall’infortunio e in parte alla consistente quota di lavoro nero nel nostro paese, valuta in 4 milioni di uomini/anno, di cui 300 mila occupati in agricoltura.
Dall’analisi di lungo periodo, effettuata nel Rapporto annuale 2001 dell’Inail, emerge una continua e costante riduzione del rischio infortunistico espresso in termini di indici di incidenza. Negli ultimi 50 anni, infatti, il rischio si è andato complessivamente riducendo nell’Industria e Servizi fino a un terzo del dato iniziale. Anche per il settore agricolo negli ultimi dieci anni tale andamento si è andato normalizzando allineandosi progressivamente ai valori europei. Per completezza di esposizione, è utile ricordare che il 626 è solo il primo (e senz’altro il più importante) dei decreti legislativi attuativi delle direttive comunitarie in materia di igiene e sicurezza sul lavoro, ma non il solo. Tra il 1996 e il ’97 sono state recepite in Italia numerose direttive UE nel campo della sicurezza. Tra le più importanti ricordiamo:

? il D. l.vo n. 493/96 concernente le prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e salute sul luogo di lavoro;
? il D. l.vo n. 494/96 concernente la sicurezza nei cantieri temporanei o mobili.

Nel 2001 l’Inail ha avviato un nuovo sistema di incentivi per la prevenzione degli infortuni e la sicurezza sul lavoro destinati alle aziende.
Si tratta di finanziamenti per le aziende che effettueranno interventi a sostegno dei programmi di adeguamento delle strutture e dell’organizzazione alle normative di sicurezza e igiene delle piccole e medie imprese e dei settori agricolo e artigianale in attuazione della legge 626/94. “La legge sulla sicurezza nel lavoro”, ha introdotto importanti innovazioni nel campo della salute e sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro e, pur senza sostituirsi alla disciplina precedente, cambia completamente l’impostazione della tecnica di prevenzione.
Si passa, infatti, da una normativa incentrata su un tipo di intervento sostanzialmente “riparatorio” ad una focalizzata sulla prevenzione e sull’informazione. Questa legge, infatti, non riserva più la gestione della sicurezza al datore di lavoro e ai suoi più stretti collaboratori ma, in considerazione della sua importanza, coinvolge tutti i lavoratori nella messa a punto del sistema di sicurezza, sancendo così il passaggio da un sistema incentrato sulle regole ad uno incentrato principalmente sulle singole persone.
In primo luogo, la 626 prevede un intervento organico all’interno dell’azienda che coinvolge tutti i soggetti del processo produttivo nel coordinamento della prevenzione: dalle tecnologie (che devono essere in regola con i canoni di sicurezza) ai lavoratori (con i rappresentanti per la sicurezza), dalla struttura medica (che per le grandi aziende sarà obbligatorio prevedere al proprio interno) ai segnali di sicurezza e alle stesse attrezzature di sicurezza. La legge è incentrata essenzialmente sull’obbligo del datore di lavoro di portare a conoscenza dei propri dipendenti i rischi connessi alla prestazione lavorativa: “informare per prevenire e quindi ridurre al minimo i rischi”.

Dal 3 febbraio 2005 è in vigore l?obbligo del “Pronto soccorso aziendale”, istituito dal Decreto Ministeriale n. 388/2003. Ogni azienda, sia di piccole che di grandi dimensioni, deve essere dotata di una cassetta o pacchetto di primo intervento, di personale specializzato per la gestione degli interventi di soccorso e di un collegamento con il servizio di emergenza sanitario.
Il sistema di pronto soccorso si differenzierà, comunque, in base all?azienda; in merito il Decreto identifica tre diversi gruppi di imprese, la cui classificazione verrà autocertificata dal datore di lavoro, tenuto conto della tipologia di attività svolta, del numero dei lavoratori occupati e dei fattori di rischio.
La dignità del lavoratore deve essere riservata a partire dalla salute fisica e conseguentemente mentale. Garantire che il posto di lavoro sia un luogo sano e sicuro deve essere uno degli obbiettivi principali che le nostre aziende devono raggiungere prima di ogni fatturato.

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