Edrisi è in realtà il geografo Abu ‘Abdallàh Muhammad,
dell’antico clan degli Idrisi, nato nel Marocco del
XII secolo; realizza per Ruggiero un’opera in cui
raccoglie tutte le conoscenze del suo tempo e che
intitolerà “Nuzhat al-mushtàp fi ‘khtiràq al-afàq”,
ovvero “Svago per chi è appassionato di girare il
mondo”!
La carta dell’Italia del geografo Edrisi è organizzata
secondo la tradizione tolemaica, che prevedeva la
partizione della terra in sette climi dall’equatore al
nord, e dieci comprtimenti da ovest ad est; la
geografia inoltre, e la cartografia, sono proprio tra
quelle scienze che gli arabi svilupparono con grande
attenzione, riallacciandosi alla tradizione mai
interrotta della cartografia iranica, greca e romana.
La carta di Edrisi è anche una delle più
dettagliate,per quello
che riguarda la penisola italiana.
La Basilicata vi compare con la denominazione di
“Bilàd ‘ ‘Ankubardah”, e cioè il Paese dei Longobardi,
nel III compartimento del V clima, ed è un unico
territorio con la Puglia. Tra le località segnate si
distinguono Tursah (Tursi),Butansìah
(Potenza),Mattìrah (Matera),Agrabìmah Gravina),
Agruttlù (Grottole), Malf (Malf), Arnanah (Ariano)…
Gli Arabi la conoscevano infatti già da circa
quattrocento anni…
Dalla fine del VII secolo d.C., gli Arabi avevano
conosciuto infatti una grande fortuna politica e
militare,
attraverso lo strumento dell’Islaam, l’ideologia
religiosa della Sottomissione al Dio unico, predicata
da Maometto durante la metà del VII secolo e diffusa
con le armi dai suoi successori. Così l’Islaam aveva
unificato le popolazioni della penisola
araba,originarie a loro volta delle zone subarabiche,
fcendo di molte tribù un unico popolo, per poi
diffondere la lingua e la religione arabe in tutto
l’Oriente e mezzo Mediterraneo, fino a diventare il
comune denominatore della storia di diversi popoli:
gli Arabi di lingua araba e fede islamica si
intrecciarono quindi sul piano politico alle
popolazioni
beduine arabizzate del nord Africa, nonchè alle
popolazioni Turche.
L’Islam conobbe infatti ben presto tre direzioni di
diffusione militare e soprattutto culturale: a
nord-est penetrò e conquistò i territori dell’Eufrate
e l’Impero di Persia giungendo fin nelle sue più
remote regioni; per questa via la religione islamica
si diffuse in quelle aree dell’estremo oriente – come
l’Indonesia-dove ancora oggi è dominante; a
nord-ovest conuistò i territorii della costa
sirio-palestinese, prendendo le antichissime città di
Gerusalemme e Damasco; ad ovest fu la volta
dell’Egitto
e dell’Africa settentrionale.
Fu poi il turno di Cipro e, con questo vero e proprio
Impero, l’Islaam si affacciò sul Mediterraneo
occidentale: era il tempo delle grandi flotte della
Siria e di Cartagine, ed era l’inizio dell’VIII secolo
d.C. quando Musa ibn Nusair portò la guerra in Spagna.
I territori conquistati venivano affidati a
governatori
che avevano una grande libertà di azione e che
detenevano
le loro cariche secondo il modello dinastico,
organizzati in emirati e califfati, ed entravano
spesso in guerra tra loro.
All’Italia gli Arabi si interessano già dalla fine del
VII secolo, portando sulle coste siciliane e
meridionali frequenti scorrerie. Ma è solo nel IX
secolo che si sviluppa il progetto della conquista.
Nell’800 Carlo Magno è incoronato imperatore, e Harùn
ar-Rashìd di Bagdad affida la Tunisia (l’Ifrìqiya
dell’epoca) al governatore locale Ibrahìm ibn
al-Aghlab e alla sua discendenza, che costituirà il
primo emirato arabo in occidente, in teoria vassallo
del Califfato Abbàside di Bagdad ma di fatto
indipendente. E’ qui che si decide della conquista
della Sicilia, che viene portata avanti per molti
decenni prima di trasformare l’intera isola in
territorio arabo. Rimarrà tale fino alla conquista
normanna, fino alla caduta dell’ultimo baluardo
arabo:Noto.
In definitiva fino al XII secolo d.C.
Nella terraferma al contrario gli Arabi non seppero e
non vollero imporsi in maniera stabile, quanto
piuttosto continuarono a portare guerra e razzie,
costruendosi
basi da cui attaccare i loro nemici: il Papato, il
regno longobardo e l’Impero Bizantino, con il quale si
contendevano in pratica le rotte del Mediterraneo.
L’Italia meridionale era dagli Arabi chiamata “la
grande terra”, e
vide due emirati abbastanza importanti, anche se non
molto duraturi: l’emirato di Bari e quello di Taranto
(metàIX d.C.).La Basilicata comincia ad essere oggetto
di numerose spedizioni dal IX secolo d.C. Si trattava
di arabo-beduini e
delle truppe di arabizzati della Sicilia e del
Nord-Africa, anche se la popolazione li definisce
Saraceni, per analogia alle incursioni che
impeversavano nelle coste dell’Italia settentriolnale
e che avevano appunto quella componente etnica.Le
incursioni continueranno fino alla conquista normanna.
A differenza della Sicilia le zone meridionali della
terraferma non vennero però mai occupate stabilmente,
anche perchè la resistenza dei
Longobardi e dei Bizantini fu durissima.
A Tricarico sopravvisse per lungo tempo un
insediamento arabo. Ma la più temuta base araba in
Italia meridionale fu quella di Garigliano, fino a
quando il Papa Giovanni X creò un esercito coalizzato
alla cui guida c’erano Atenolfo di Capua,il duca di
Spoleto Albarico, i duchi longobardi di Napoli e Gaeta
ed i Principi di Salerno, con l’appoggio di una flotta
bizantina: quell’anno, il 971 d.C.
Con questo esercito l’insediamento del Garigliano fu
distrutto e le forze cristiane
coalizzate segnarono il definitivo
ripiegamento degli Arabi e la riduzione graduale dei
loro interventi militari nei territori del Sud.
Da visitare:
A Venosa la Abbazia della Trinità, con la sua cupola
estradossata islamizzante;
ad Anglona (Matera) la chiesa di Santa Maria, dove
sono utilizzate tegole in terracotta ornate a stampo
tipiche dell’artigianato islamico
Ad Amalfi il Duomo, nella cui concezione
architettonica l’influenza dell’arte islamica è
fortissima
A Salerno il Duomo di San Matteo
Le torri saracene della costiera amalfitana
A Lavello la Villa Rufolo.
Sul web:
www.arab.it
www.arabroma.com
entrambi siti sul mondo arabo.
Una rassegna di siti su:
www.arpnet.it/petra/page23.html