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Sulle orme del Manglar

Per onor del vero e del bello sento di dover iniziare questa terza puntata dicendovi che, pur essendo stata incredibilmente sui generis, questa pausa per le vacanze pasquali é stata provvidenziale, stupenda, decisamente indimenticabile.

Lasciata alle spalle la fredda ed isolata Tulcán, e percorse oltre 20 ore di interminabile viaggio in bus, sono finalmente sbarcata nell?ameno villaggio di Muisne, nella provincia costeña di Esmeraldas, assieme al manipolo di volontari con cui sono partita dall?Italia oltre un mese fa. Come ci spiegava pazientemente l?organizzatore italiano Cristian assieme ai volontari della FUNDECOL (Fundación de defensa ecologica) con la quale anch?egli collabora ? la zona di Muisne ha patito negli ultimi due decenni una selvaggia deforestazione del territorio boschivo costituito da mangrovie (il cui nome locale é appunto manglar), che si é ridotto dai 21.000 ettari di qualche tempo fa ai soli 3.000 odierni, con una perdita di oltre l?85% dell?intero patrimonio naturale. Il fenomeno é particolarmente significativo in quanto l?intero sistema economico della zona si basava sull?indotto delle mangrovie.

L?abbondanza di granchio, pesce e frutti di mare, la difesa del territorio dalle calamitá naturali, il meccanismo di purificazione dell?aria…l?intero delicato equilibrio dell?ecosistema si manteneva in stretta dipendenza dall?abbondanza della pianta acquatica nella zona.
Il feroce ed irrazionale disboscamento inizió con la pretesa, (avanzata da investitori provenienti da altre zone o dall?estero,e facilitata dalla totale mancanza di applicazione della legislazione vigente in materia di protezione ambientale) di creare ampi spazi senza piante da adibire all?allevamento in vasca di gamberoni, attivitá economicamente molto redditizia.. interrotta peró – un paio d?anni or sono – da un?inarrestabile epidemia di febbre bianca che, sterminando le colture spinse i camaroneros ad abbandonare le vasche esmaraldeñe ed a spostarsi in Brasile per compiere lo stesso metodico scempio.
Da 14 anni la FUNDECOL si batte per sensibilizzare la popolazione e le autoritá sulla tematica. Un anno fa é stato presentato al Congresso un progetto di revisione della normativa vigente per impedire alla legge degli investitori senza scrupoli di invadere e distruggere le risorse naturale con cui la gente da secoli si sostenta.

Tuttavia, essendo la metá del Congresso costituita da camaroneros, il progetto non é giunto ? comprensibilmente – oltre la prima informale discussione. Oltre all?attivitá politica e di sensibilizzazione, la FUNDECOL si dedica anche ? se non soprattutto ? all?attivitá riforestativa pratica. Anche il nostro tour eco-naturalistico ne ha previsto un?assaggio, per cui ci siamo tutti inaspettatamente ritrovati, di sabato mattina, nel fango fino alle ascelle a piantare i semi di manglar precedentemente raccolti.
A parte l?incantevole ambito di responsabilizzazione naturalistica fin qui esposto, il fine settimana ha riservato ampi spazi ad escursioni rilassanti in luoghi usciti prontamente da favole incantate. Data la mia cronica incapacitá alla sintesi e il conseguente misero spazio rimastomi, ve ne forniró qui di seguito un breve compendio:
– Las manchas: il primo bagno nell?oceano. una spiaggia sterminata e deserta, della quale non si scorge inizio né fine. Il luogo adatto per assaporare il dolce affascinante senso dell?immensitá.
– Bolivar: un villaggio incantato. Abitato quasi solo da bambini. Miriadi, sciami,greggi di bambini. E un pranzo spettacolare, sudando, seduta su un tronco, affogando tra faccine e piedini tutt?attorno.
– Monpiche: un solo commento, forse il piu? scontato: immaginandosi un possibile improbabile paradiso, l?immagine che la mente elabora non puó essere che questa. Incontaminato – Immenso – Emozionante.
– Isla Bonita: venticinque minuti di camminata per arrivare dalla riva all?acqua alle ginocchia. Un sole incontrastato ed incontrastabile. Dietro le spalle, il regno della vegetazione lussureggiante. Davanti agli occhi.. l?infinito. Tra le mani, latte di cocco appena aperto. Nettare degli dei..

Ed ora basta. Non perché non ci sia altro da dire, ma perché non voglio sollleticare oltre modo la vostra simpatica, comprensibile invidia… e poi perché come sempre ho piú che sensibilmente sforato con gli spazi. Un?ultima cosa. Il ritorno nella fredda e isolata (vedi sopra) Tulcán é stato traumatico. Nonostante siano passati dei giorni, mi permane addosso un freddo artico ed una indiscreta malinconia. Ma passerá. Almeno spero. Ed ora, davvero, ciao a tutti…e ricordate che aspetto commenti!

Ah! Dimenticavo una breve quanto debita confessione: se c?é una cosa alla quale ho pensato con desiderio e malinconia in questa Pasqua unica ed irripetibile… é stata senza dubbio all?unica ed irripetibile pastiera di mammá!