Il 16 febbraio scorso, con l?entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, si è aperta ufficialmente una campagna di monitoraggio che prevede la drastica riduzione dell?emissione di anidride carbonica e di altri gas nell?aria. Occhi puntati, quindi, sul piano di osservazione costante effettuato da ogni regione italiana. In Basilicata, la situazione è diversa. Le prime anomalie sono state mostrate nell?analisi del binomio integrato rilevazione-diffusione dei dati. Insomma, quanto in Basilicata sono presenti piani di prevenzione? In che stato verte l?organizzazione di monitoraggio? Ci sono sufficienti strutture e strumenti?
Navigando sul sito ufficiale dell?Arpab (Agenzia regionale di Protezione Ambientale) si possono tranquillamente leggere i dati degli ultimi rilevamenti sulle emissioni gassose. Ma i conti non tornano. Prestando attenzione alle emissioni registrate dal 7 all?11 febbraio scorsi notiamo che in più di un?occasione gli indici incriminati del pericoloso Pm10 hanno superato la soglia limite di 50 µgr/m3. La concepibile preoccupazione però, ad oggi, sembra essere circoscritta all?attenzione di pochi intimi, né una nota, né una posizione ufficiale delle associazioni ambientaliste (?Wwf e Legambiente, di gran lunga le più conosciute?) e degli organi competenti ha evidenziato quelle che da profano osservatore considero irregolarità. Nemmeno l?intervento della Gazzetta del Mezzogiorno con un articolo pubblicato in data 8 marzo 2005 ? circa tre settimane dopo l?inizio della nostra inchiesta ? ha agitato le acque. E? facile in queste situazioni incappare in enormi sviste e il superamento della soglia critica in questione potrebbe essere valutata dagli esperti controllabile ed ininfluente.
Sta di fatto, comunque, che proseguendo nella ricerca di un quadro più chiaro sono entrate in gioco le centraline, ovvero quegli strumenti necessari per effettuare un corretto monitoraggio. Ebbene, apprendo con stupore che in Basilicata (stando ai dati presenti sul portale dell?Arpab) sono attive e funzionanti solo cinque centraline su un numero indefinito: cinque nella Provincia di Potenza e zero nella Provincia di Matera. Tre sono presenti nel comune di Potenza (?Parco Rossellino, incrocio via del Gallitello, viale Firenze?), una a Lavello ed una a Melfi (…presso il centro Aias…). Tutte risultano posizionate in aree da considerarsi abbastanza tranquille dall?esposizione a sostanze pericolose. Perché non risultano dati che riguardano i punti nevralgici del traffico potentino? Perché non risultano dati che riguardano Matera e il materano? Perché non risultano dati che riguardano la zona industriale dove si erge le Fenice? Perché non risultano dati che riguardano la Ferriera? Perché non risultano dati che riguardano la Val d?Agri, dove si continua ad estrarre ininterrottamente? Inoltre, secondo la Direttiva comunitaria, entro il 2010, il valore limite per il Pm10 deve attestarsi entro i 20 µgr/m3. Come provvederemo, nei prossimi cinque anni, ad una riduzione che si prospetta drastica? Necessitano delle risposte immediate perché sarebbe improprio negare il diritto alla salute, alla luce di attestate incidenze negative sull?uomo delle polveri sottili. Anche l?Oms, Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato l?allarme: ??L?inquinamento da traffico è correlato alla morte prematura di circa 80.000 persone; molti studi recenti, fra cui anche uno condotto in Italia, indicano come i bambini che vivono in prossimità di strade densamente trafficate corrano un rischio doppio di manifestare sintomi respiratori rispetto a bambini che vivono vicino a strade in cui il traffico è meno intenso??.
Ma, se da un lato la scoperta di palesi carenze nella rete di monitoraggio lucano ha spinto l?analisi giornalistica all?individuazione delle cause, dall?altro è stato doveroso mettere a punto una mappatura completa della rete di centraline presenti e fare in modo che da indefinito il conteggio di esse diventasse definito. Le fonti reperite e studiate hanno portato all?individuazione di altre centraline Arpab, unitamente a strumentazioni Alsia, Eni-Agip, società private e Provincia di Potenza. Ecco il quadro aggiornato: tra Melfi e Lavello sono presenti 3 centraline e non 2. La terza, nell?area di San Nicola di Melfi, facendo riferimento ad un rapporto dell?Arpab risulta essere in programma di istallazione. A Potenza sono 4 quelle istallate. A Matera e provincia (che dai dati pubblicati non risulta monitorata) l’Arpab effettua misurazioni con stazioni o laboratori mobili ed è molto probabile la presenza di una centralina fissa. A Montemurro avviene un monitoraggio con stazione mobile e con una centralina di una società dell’Eni, Agip o altro. A Grumento Nova agisce una stazione mobile dell?Arpab che in base alla Legge 16/99 ha avuto mandato di sostituire il P.M.I.P. (Presidio Mobile Igiene e Prevenzione). A Senise opera una stazione mobile Arpab. A Rotondella l’inaugurato laboratorio della Sogin e il laboratorio mobile dell’Enea presso il Centro Trisaia prevedono un?operazione di questo tipo. Nell?aria industriale di Viggiano, in prossimità del Centro Oli, ci sono 3 centraline, 2 che fanno mandato alla Provincia di Potenza e 1 sotto tutela dell?Agip. E qui ci viene in soccorso il testo di una gara d?appalto effettuata dal Comune di Viggiano, facilmente reperibile su internet, atta alla fornitura e all?istallazione di stazioni di acquisizione dati per il monitoraggio dell?inquinamento atmosferico, sull?importo complessivo posto a base d?asta di ? 78.000,00 (settantottomila), oltre l?Iva come per legge (affidamento con Determina Sindacale n. 5832 del 01.07.2002). La ricostruzione della rete, effettuata con la fondamentale collaborazione di Accademia Kronos Basilicata, è stata possibile facendo riferimento ad una serie di slide compilate dal Dott. Bruno Bove, Direttore Settore Informativo, Monitoraggio, Prevenzione e Controlli, dal tema generale: Attività di monitoraggio ambientale in Basilicata (Arpab).
Questi nuovi elementi legittimano interrogativi che ad oggi risultano irrisolti. E? chiaro che le responsabilità non ricadono soltanto sull?Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, ma su chi ha la gestione, in senso stretto, di un piano di controllo e di prevenzione, anche perché le centraline individuate fanno capo a diversi soggetti. C?è da chiedersi ancora: perché l?Arpab non trasmette quotidianamente i dati relativi al monitoraggio? (Articolo 23 – Informazione al pubblico – 1. Le regioni provvedono affinché il pubblico e le categorie interessate siano informati, ai sensi dell’articolo 11 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 351, sui livelli di materiale particolato nell’aria ambiente e affinché tali informazioni siano aggiornate con frequenza giornaliera. Nota bene: in data 7 febbraio 2005 sono stati pubblicati monitoraggi corrispondenti a giovedì 24 febbraio 2005). Dove sono i dati delle altre centraline evidenziate nella nostra mappatura? Escluse le uniche cinque segnalate, le altre sono funzionanti? Quanto è incisivo operare con dei sistemi di centraline mobili? I dati delle centraline sotto competenza dell?Eni-Agip dove sono reperibili? E quelli a San Nicola di Melfi? E quelli in altre aree a rischio della nostra regione? Del resto i nostri dubbi sono anche supportanti da un documento della Regione Basilicata: Integrazione della valutazione ambientale ex ante del Por Basilicata 2000-2006 – Situazione di Riferimento ? Aria: 2.1.2 Stato delle conoscenze e adeguatezza dei sistemi di monitoraggio esistenti. Da una analisi del numero e delle ubicazioni delle centraline per il monitoraggio della qualità dell?aria risulta che alcune delle zone potenzialmente critiche, individuate dall?analisi dell?inventario delle emissioni, non sono coperte da monitoraggio della qualità dell?aria. In particolare non risulta monitorata la qualità dell?aria nell?area urbana di Matera e nelle zone industriali di Pisticci, Ferrandina e Tito.
Personalmente i quesiti posti mi inquietano non poco, come inquietante è la mancata segnalazione degli ultimi aggiornamenti sull?emissione a Lavello: martedì 15 marzo 2005 il valore di Pm10 ha raggiunto i 69 µgr/m3. Parametro, per giunta, evidenziato dal colore arancione che nella categorizzazione del rischio definisce la qualità dell?aria scadente. E? vero, che bisogna far fede alla media giornaliera delle emissioni, ma anche la punta di 69 µgr/m3 toccata da una centralina ubicata in aperta campagna risulta eccessiva. Non vorrei aver aperto una caccia alle streghe?
Per ulteriori approfondimenti:
1) https://www.lucanianet.it/home/showart.asp?ArtID=3310
2) https://www.lucanianet.it/home/showart.asp?ArtID=3370