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Storia della Basilicata (IX)

Tra i diversi apporti etnici che la Basilicata vide successivamete alla caduta dell’ impero romano, ci furono anche quelli delle comunità ebraiche. Anzi, pare che una prima presenza ebraica fosse già attestata per l’epoca romana. Per il periodo più
antico – addirittura l’epoca repubblicana – le presenze erano legate al commercio; mentre a partire dall’età dell’impertatore Tito (79-81 d.C.) ci fu un afflusso di popolazione dalla Giudea, per via della situazione di instabilità politica e dello stato di guerra perenne in cui versava la regione; gli anni in questione sono infatti quelli successivi alla distruzione del tempio di Gerusalemme – sotto Vespasiano e ad opera del figlio Tito – evento cruciale nella cultura e nella datazione giudaica ed importante per la cultura romana: possiamo avere una idea degli eventi osservando i rilievi di quel documentario
marmoreo che è l’arco di Tito a Roma, dove tra tutti gli altri oggetti del bottino – uomini compresi – sfilano i famosi candelabri a sei teste. La presa del tempio – che fu spogliato di tutti i suoi arredi sacri e convertito ad ospitare un culto
dell’Imperatore – fu solo un punto di arrivo della presenza romana nella zona, che durava già da tempo e che non riusciva ad avere ragione della resistenza locale.

Anche dopo quest’episodio la Giudea ed i territori di Gerusalemme rimasero una zona dura da pacificare. Successivamente alla caduta dell’impero le comunità ebraiche si attestano in Basilicata a partire dal III secolo d.C., con una continuità fino al IX, un successivo indebolimento delle presenze ed una concentrazione in aree diverse della regione fino al XII-XIII secolo d.C., ed infine una pesante battuta d’arresto appunto nel 1200. Le testimonianze su cui viene ricostruita la storia della presenza ebraica in Basilicata sono soprattutto quelle archeologiche: catacombe ed iscrizioni funerarie. Ci sono poi la letteratura ebraica altomedievale e le tracce di toponomastica. Queste fonti permettono altresì di ricostruire: il fenomeno della conversione al giudaismo e viceversa, le conversioni al cattolicesimo di famiglie ebraiche; le strutture gerarchiche della comunità raccolta attorno alla Sinagoga, ed infine i rapporti della comunità ebraica all’intrno del tessuto municipale.
Così per la Basilicata, per il periodo che va dal III all’VIII secolo d.C., le città che videro una significativa presenza ebraica furono: Grumento – per cui è attestato il toponimo di “Giudecca”, che indicava tutta una zona a cavallo del centro abitato -, Matera e Potenza – qui soprattutto per IV-V d.C. Ma, sempre in questi secoli, la città che ha ospitato la più significativa e meglio documentata presenza ebraica, è Venosa.

A Venosa sono stati trovati diversi ipogei sepolcrali, soprattutto nella zona a sud della collina della Maddalena (famose le catacombe della Grotta di Santa Rufina e la Catacomba Nuova). Le epigrafi rinvenute hanno attestato una onomastica mista ovvero ebrei greci romani, con iscrizioni bilingue ed a volte trilingue: greco-ebraico, greco-latino-ebraico, e
trascrizioni, ad esempio lingua greca scritta con caratteri ebraici etc. Accanto alle sepolture di “Faustini” e “Marcelli”,
troviamo quindi quelle di personaggi dai nomi greci, come Aniketos, Anastasius,Callistos ed altri ebraici, come Iacob, Isaac e Isas. Sono anche presenti molti nomi perfettamente romani in contesti ebraici: segno questo delle conversioni e del proselitismo operato sulle famiglie – a volte potentissime – del posto. Al contempo ci sono personaggi della comunità ebraica
che hanno la carica di Patronus della città, e questa carica comportava l’onere di finanziare diverse attività pubbliche, feste, edilizia, era una carica onerosa, ma ottima a scalare i grdini sociali della società del tempo. Una epigrafe molto famosa attesta i contatti con le comunità ebraiche di LYPIAE – ovvero Lecce – e ANCIASMOS – Saranda, una località greca dell’Albania meridionale, ma le comunità mantenevano rapporti anche con la Giudea: famosa la vicenda del poeta venusino
Silano, “scomunicato” dai padri della sinagoga di Gerusalemme e poi riammesso nella comunità. Insomma si può dire che la comunità è ben integrata all’interno del tessuto regionale, tra l’altro frammentato e ricco di apporti differenti, come del resto abbiamo già potuto sottolineare – Lucanianet, Storia della Basilicata VIII.

Nel IX secolo la presenza in queste città diminuisce, per aumentare nelle città pugliesi e nella città di Melfi. Forse questo dipende dal fatto che proprio nel IX-X d.C. aumentano in Basilicata le scorrerie arabe. Ma una vera prima battuta d’arresto si avrà poi con il XIII secolo…

Per approfondire:
C.Colafemmina, “Gli Ebrei in Basilicata”, Bollettino Storico della Basilicata, ed. Storia e Lett., Roma 1991
N. Ferorelli, “Gli ebrei nell’Italia meridionale”, a cura di Filena Patroni Griffi, Napoli 1990 – prima ed. Torino 1915